Dopo il pranzo ci mettiamo in giardino su poltroncine e sedie a sdraio, a farci scaldare da questo bel sole ottobrino.
È una giornata splendida, tiepida e luminosa. Amir gioca con la nonna e i suoi giochini, poi, preso comunque da un po' di sonnolenza, fa capire di voler venire in braccio a me e mi si addormenta addosso, lungo disteso su tutto il mio corpo. Respiriamo all'unisono, come si solleva il mio petto, sento anche il suo corpicino gonfiarsi d'aria. Mi giro verso Giuseppe che mi rivolge lo sguardo in assoluto più carico d'amore che gli abbia mai visto e mi dice sottovoce "Ti amo da morire", accarezzandomi la mano.
Rimaniamo tutti insieme per un'oretta, a sentirci sempre più famiglia. Ad un certo punto, una solitaria e improvvisa folata di vento, fa sbattere una porta con un rumore molto forte che spaventa Amir e lo fa sveglire di soprassalto. Forse il rumore gli ricorda qualcosa di veramente brutto, magari un'esplosione, purtroppo non possiamo sapere con esattezza le atrocità che hanno accompagnato i suoi primi anni di vita, fatto sta che il bambino non solo scoppia a piangere, ma urla istericamente, si divincola, scalcia. Giuseppe si alza e me lo prende, stringendolo fra le sue braccia in un abbraccio strettissimo.
Gli parla all'orecchio, camminando per il giardino e tenendolo saldamente ancorato a sé e piano piano riesce a calmarlo. Amir rimane abbarbicato a lui, con gli occhi sbarrati e ancora pieni di lacrime, ma senza più urlare. Trema ancora leggermente, ma infine si calma. Giuseppe gli bacia i capelli con infinita tenerezza, più volte, poi si avvicina a me e dice: "Deve essere cambiato".
"Dammelo, lo faccio io".
"No, tranquilla, faccio da solo".
Lo accompagno giusto perché non sa dove siano le cose e dopo avergli dato panni, salviette, pasta di fissan, mutandine pulite mi giro per uscire dalla camera quando sento: "Cazzo!". Faccio un passo indietro e mi volto giusto in tempo per vedere uno zampillo di pipì sollevarsi da Amir e finire dritto sulla camicia di Giuseppe. Mi lancio verso di loro e "tappo" la fuoriuscita con il panno che era già pronto per il cambio, poi mi giro verso mio marito e mi metto a ridere: "Eppure dovresti saperlo che i maschietti hanno l'idrante".
Mi lancia uno sguardo che mi fulmina, poi ride e mi bacia: "Hai ragione, sono un coglione".
"Sei un coglione di cui io sono innamorata come una scema totale".
Mi bacia leggermente le labbra. "Passami un altro panno che finisco di cambiare 'sto disgraziato".
Glielo avvicino e finisce di sistemare il bambino, poi lo mette giù con un finto sculaccione, "Vai ora, piscione". Amir corre verso il giardino, io raccolgo i pannolini sporchi e dico a Giuseppe: "Togliti la camicia che la vado a lavare".
Mentre se la sbottona si avvicina a me e mi dà un bacio lunghissimo, da cui mi stacco con difficoltà.
"Amore, ci sono i tuoi..."
"Ormai lo sanno che sono un bambino grande e che c'è la possibilità che baci qualche ragazza".
"Scemo", rido. "Dai mettiti un'altra camicia e vai a controllare Amir".
"Agli ordini".
Esce dalla stanza e lo sento chiamare il bambino e ridere.*****
LUI
Questa giornata è stata incredibile, un turbine di emozioni. Quando Amir si è spaventato e l'ho preso fra le mia braccia, ho sentito con chiarezza quasi esplodere tutto l'amore che ho per lui. La madre di Eleonora mi aveva detto che avrei sempre dovuto fare i conti con la differenza fra il figlio mio e quello adottato, forse è presto per dirlo ma per Amir non provo niente di meno né di diverso di quello che provo per Niccolò.
Quando l'ho stretto a me e l'ho cullato, sono stato pervaso dalla gioia di essere il padre di quel piccolino così fragile, dall'orgoglio di essere il suo rifugio e la sua protezione dal mondo e dal peso della responsabilità per questo, ma mai per un momento mi è venuto in mente di rinunciare a lui.Il resto del pomeriggio l'abbiamo passato tranquillamente, mi sono immerso nell'atmosfera di casa. Ho osservato mio padre, e seppure notare in lui i segni dell'età che vince, ormai, su ogni tentativo di rimedio mi abbia addolorato, vedere la sua serenità nell'osservarci tutti insieme mi ha scaldato il cuore. Mi ha preso da parte, a un certo punto, e ci ha tenuto a manifestarmi la sua approvazione.
"Beppe".
"Dimmi Papà".
"Eleonora è proprio una brava ragazza sai?"
"Grazie Papà, lo è davvero, sono proprio fortunato".
"Si vede che vi volete bene. Sono contento che tu abbia trovato una brava ragazza come lei, ero veramente addolorato a saperti solo dopo la tua separazione".
"Papà, non è che fossi solo, lo sai... però sono davvero riconoscente di aver incontrato Eleonora".
"Era come se lo fossi".
Rido sommessamente. A mio padre Olivia non è mai andata a genio, mia madre non si è mai espressa chiaramente, ma anche lei è pazza di Eleonora e sicuramente non rimpiange la mia relazione precedente.
"Fate bene a dare un fratellino a Niccolò, i bambini non devono rimanere figli unici".
"Grazie Papà, per me è un sollievo sapere che tu approvi le mie scelte".
Lo abbraccio e lo bacio sulla fronte. Non dovrei, in ogni diretta dico a tutti di non farlo, ma siamo al punto in cui ogni volta che lo vedo mi chiedo se non sarà l'ultima e non riesco a trattenermi dallo stringerlo a me.