Trentacinque - Some like it HOT

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È stato di parola, ho dovuto più volte implorare pietà e clemenza.

Sono nel suo appartamento che lo aspetto, lui apre la porta e io mi avvicino per baciarlo.
"Com'è che sei ancora vestita?"
"Prego?"
"Spogliati".
Rimango interdetta, perché ha uno sguardo strano, un po' sembra che stia per ridere, ma allo stesso tempo è molto serio.
E a guardargli gli occhi da vicino, anche molto eccitato.
"Spogliati", ribadisce, "Via quei jeans e quella maglia".
Lui si toglie la giacca e la appoggia allo schienale di una poltroncina, con studiata lentezza. Poi si sfila la cravatta, apre il primo bottone, e si arrotola le maniche sui gomiti, senza staccare lo sguardo da me per un secondo.
Io distolgo lo sguardo da lui per sfilarmi i jeans e non vedo che ha sfilato la cintura dai pantaloni e quando mi giro per poggiare i miei vestiti mi sento arrivare qualcosa sulla coscia. È un colpo della sua cintura. Trasalisco e lo guardo, e lui mi guarda, sempre con questo sguardo indecifrabile.
"Ti devi togliere tutto, cosa mi rappresenta quella roba?", e indica la mia biancheria intima, accompagnando le parole da un altro colpo di cintura.
"Ahia! Che cavolo!"
"Ssshhh, non parlare o te ne arriva un altro".
Mi sgancio il reggiseno e lo tolgo, sempre fissandolo negli occhi. Poi mi abbasso gli slip e li scavalco lasciandoli a terra.
Rimango ferma, a guardarlo.
"Sdraiati, vuoi rimanere lì impalata?". Anche il suo tono di voce è indecifrabile, perché non è imperioso, non dà ordini, ma allo stesso tempo faccio quello che mi dice di fare, senza che mi venga in mente di disattendere le sue richieste. E devo dire che questo gioco non mi dispiace, almeno basandomi sulla sensazione di calore che inizio a sentire fra le gambe.
Mi sdraio. Lui si avvicina, si sdraia su di me e inizia a baciarmi, con baci lunghi e bagnati, infila per un attimo un dito dentro di me e mi dice "Sei già pronta? Non avere fretta, mi dovrai pregare, come ti ho detto". Poi inizia inaspettatamente a farmi il solletico.
Io impazzisco se mi fanno il solletico, non reggo proprio, rischio letteralmente di farmi la pipì addosso ma anche di non respirare, e lui ovviamente lo sa e non si ferma.
"Ti prego, ti prego Giuseppe, davvero, basta. Ti prego".
Si ferma. Mi guarda.
"Ok, basta. Ma non penserai che sia finita vero? Io con te ho appena iniziato". Recupera la cintura che aveva lanciato da qualche parte e la usa per immobilizzarmi i polsi. Poi va in cucina e torna con una glacette piena di ghiaccio.

Mi dispone sul letto a suo piacimento, mi mette due cuscini sotto il bacino, mi apre le gambe e inizia un implacabile lavoro con la bocca, che usa sapientemente per portarmi a un passo dal culmine, poi si ferma, prende un cubetto di ghiaccio, lo succhia e me lo passa lungo tutti i punti che aveva precedentemente stuzzicato con le labbra e con la lingua, poi lo fa succhiare a me e me lo passa fra i seni, scende lungo la pancia, circumnaviga l'ombelico, per poi tornare con la bocca in mezzo alle gambe.
Questo alternarsi fra il fuoco dei suoi baci intimi e il ghiaccio avviene più volte, fino a che sono veramente allo stremo.
"Ti prego Giuseppe, non lasciarmi così, ti prego, sto rischiando un infarto".
"Ti do tregua solo se mi assicuri che urli".
"Non sarà difficile Giuseppe".
Si dedica quindi al mio orgasmo, e nonostante in genere i decibel del mio godimento rimangano entro normali limiti, questa volta effettivamente il massimo del mio piacere è accompagnato da un urlo liberatorio.
Mentre cerco di riprendere il respiro, gli dico "Liberami le mani, Giuseppe, voglio toccarti anche io".
"Non è ancora il momento", mi dice, e in risposta mi fa mettere a pancia in giù.
Dal fatto che si stacca da me per qualche secondo e dal rumore della zip capisco che si sta finalmente spogliando anche lui.
Io sto impazzendo dalla voglia di toccarlo, baciarlo, sentire il sapore della sua pelle, ma ancora non mi è permesso.
Intanto lui riprende il lavoro con i cubetti di ghiaccio lungo tutta la mia schiena, e poi il sedere, e di nuovo la lingua dappertutto.
"Giuseppe, ti sto supplicando, non lasciarmi così, entra in me".
"Lo vuoi davvero?"
"Sì".
"Supplicami".
"Lo sto facendo, Giuseppe".
"Fallo per bene".
"Ti prego, entra dentro di me, non ce la faccio più".
Quando finalmente mi penetra, il solo sentirlo dentro mi fa quasi venire, ma mi trattengo perché voglio godermi più tempo possibile i suoi affondi sempre più profondi fino a quando a un certo punto non posso più trattenermi e vengo emettendo nuovamente un grido che sembra quasi un lamento di dolore. Dopo poco anche lui raggiunge l'orgasmo, mordendomi il collo e la spalla.
Mentre riprendiamo fiato sgancia la fibbia della cintura che mi blocca le mani, dando finalmente anche a me la possibilità, in quella notte infuocata, di giocare più volte con il suo corpo e le sue sensazioni, fino a sfinirci entrambi.

Alla fine giacciamo esausti, allacciati in un abbraccio che coinvolge interamente i nostri corpi, totalmente aderenti l'un l'altro, nonostante il caldo e il sudore. Non abbiamo ancora la forza di alzarci e andare a fare una doccia, e lui mi dice:
"Hai ancora qualcosa da dire riguardo la mia pancia?"
In risposta, mi abbasso e la percorro completamente con piccoli baci. "Io amo la tua pancia disperatamente, come ogni singolo centimetro di te".
Sposto una gamba sopra di lui, e avvicino la mia bocca alla sua. Ci baciamo a lungo con dolcezza e passione assieme, poi gli dico:
"Lo sai che hai combinato un guaio venendo verso di me questo pomeriggio?"
"Mh-mh", mugugna baciandomi.
"No, davvero, al telegiornale ovviamente hanno fatto vedere le immagini in cui mi parli all'orecchio e si chiedevano chi fossi".
"Pensa se sapessero cosa ti stavo dicendo".
"Ah-ah, molto divertente. Chi sa di noi Giuseppe, e cosa sanno?"
"Lo sanno tutti i miei collaboratori più stretti e alcuni ministri".
"Addirittura i ministri?", rido.
"Sì, Speranza, Gualtieri, Azzolina".
"Mi immagino la gioia della Ministra dell'Istruzione".
"Non credere, sai? All'inizio è rimasta interdetta, poi mi ha detto: 'Presidente, hai trovato pane per i tuoi denti!', e si è messa a ridere.
Secondo me, invece, le piaci e ha stima di te".
"Consentimi di dubitarne", rispondo dubbiosa.
"Ma visto che stiamo parlando di noi, ti devo dire un paio di cose", mi dice serio.
"Mi devo preoccupare?"
"No, mi devi far parlare, possibilmente senza interrompermi".
"Agli ordini", gli rispondo, continuando a lasciare piccoli baci sul suo addome.
"Allora, il Presidente Mattarella ha organizzato un ricevimento per la settimana prossima per tutti i membri del governo, ministri, sottosegretari.
È un ricevimento che si terrà in forma strettamente privata, non sono ammessi giornalisti né fotografi, ma allo stesso tempo è un ricevimento formale".
"Mh, buon divertimento".
"Non mi sono spiegato, verrai anche tu".
"Ahahah, davvero divertente!"
"No, non mi hai capito, non te lo sto chiedendo. Vieni anche tu. Punto".
"Giuseppe, per favore... non ci faccio niente io in un contesto del genere".
"Invece ci fai perché sei la mia compagna e non c'è occasione migliore per presentarti".
"Ma un ricevimento ufficiale, non ho niente da mettermi di adeguato e non so mai quale bicchiere usare, morirò disidratata".
"Troveremo un abbigliamento adeguato, non c'è problema. E ti indicherò io quale bicchiere usare".
"Sarò come Fantozzi dalla Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare", dico con tono piagnucoloso.
"No, lei è la Presidentessa del Senato".
Scoppio a ridere.
"Comunque chiederò al Presidente Mattarella in persona di non inserire i tordi nel menù".
"O le lumache".
"Lumache?"
"Citavo Pretty Woman".
"Solo che io sono più bello di Richard Gere".
"Ora... più bello..."
"Devo riniziare a punirti?"
"No, ti prego, alcune parti di me hanno bisogno di riposo e tantum rosa".
Riusciamo finalmente a staccarci l'uno dall'altro e da quel letto per andare a farci una doccia rigenerante. Poi mangiamo qualcosa, nonostante siamo in mezzo alla notte, ma tutta quell'attività fisica ci ha fatto bruciare un bel numero di calorie.
Dopo aver cambiato le lenzuola, finalmente ci addormentiamo.

L'indomani mattina quando mi sveglio lui è già via. Non mi ha voluto svegliare, mi usa sempre questa cortesia anche se io amerei moltissimo augurargli buona giornata. Più tardi devo andare a casa di Giulia, ma prima ho un altro problema da risolvere, decisamente più urgente.
Sospiro, prendo il cellulare e faccio partire una chiamata.
"Pronto, Valentina?"
"Ciao Eleonora, che piacere, come stai?"
"Valentina, ho bisogno del tuo aiuto".
"Dimmi tutto".


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Angolo autrice

Per capire il livello di impeditezza di Eleonora in contesti ufficiali, allego Fantozzi alle prese con i bicchieri e con il tordo alla cena della Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare:

E video di Vivian alle prese con le lumache:

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