Ventotto - un pochino hot

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La sera sono di nuovo da lui. Mentre ceniamo mi faccio raccontare per filo e per segno come è andato il colloquio della mattina e mi dice che anche Bonafede era entusiasta, i due si sono piaciuti subito, anche perché sono due topi di biblioteca, amanti dei vecchi volumi polverosi di diritto. Insomma, a suo dire si troveranno bene, ma comunque li ha avvisati che si sarebbe intromesso nella questioni inerenti la riforma del diritto civile ogni volta che gli fosse stato possibile, e, soprattutto Giovanni, si era dimostrato eccitato all'idea.
"Senti, una cosa...", gli dico a un certo punto.
"Dimmi".
"A un certo punto mentre chiacchieravamo, Giovanni mi ha chiesto di che cosa mi occupavo, che lavoro facevo io con te".
"E?"
"Beh, gli ho dovuto far capire che io non lavoro con te, che il nostro era un rapporto di altro tipo".
"E?"
"Non ti secca? Ovviamente gli ho chiesto di mantenere la riservatezza, ma tra l'altro è un ragazzo così candido, totalmente privo di malizia che non penso che dirà niente a nessuno".
"Ma sì, figurati, lo sai che per me non è un problema".
Finito di cenare ci spostiamo sul divano scomodissimo. Accende la tv e inizia a seguire con attenzione maniacale dei servizi sul calcio.
"Sul serio ti interessa il calcio?"
"Perché a te no?"
"Guarda, mi interessa di più persino il diritto privato, per dire".
"Perché, il diritto privato non ti interessa?"
"Guarda, mi interesserebbero di più perfino i gossip del Grande Fratello, per dire. Vuoi che continui?"
"No, ho capito". Mi guarda, ma butta un occhio sul televisore.
"Ma guàrdatelo 'sto programma, dai!", rido, poi continuo "Vuol dire che di là inizio da sola, poi magari ti unisci anche tu, se ti va ovviamente".
"Aspe', inizi cosa?"
"Niente, niente". Vado in bagno e mi chiudo a chiave. Dopo poco che sono entrata in doccia sento che prova a entrare.
"Eleonora, che fai, apri!"
"Sono sotto la doccia!"
"Ma perché ti sei chiusa a chiave?"
"Scusa, ero sovrappensiero". Credici. "Ho quasi finito, ti libero subito il bagno!"
Dopo pochi minuti esco dalla doccia e apro la porta. Lui è di nuovo davanti alla tv.
"Il bagno è libero!", gli urlo dalla camera da letto dove mi sto asciugando e tempo un decimo di secondo me lo trovo davanti.
"Guarda che il bagno è lib-"
"Ma chissenefrega del bagno".
"E il calcio?"
"Chissenefrega pure del calcio". Vittoria.
"Cos'è che volevi fare tu, da sola?" mi chiede, aprendomi l'accappatoio.
"Io? Niente. La doccia".
"Mh, bugiarda". Mi fa scivolare giù l'accappatoio, ora sono completamente nuda.
Inizia a baciarmi con voluttà, la sua lingua sulla mia. Non si aspetta però che sia io a spingerlo sul letto e a mettermi sopra di lui.
Gli tolgo la camicia e inizio a baciarlo ovunque, collo, petto, ombelico, poi gli sfilo pantaloni, boxer, anche i calzini e continuo a baciarlo lungo tutte le gambe, le adoro, così muscolose, fino ai piedi. Ha belli pure i piedi.
Ripercorro il cammino a ritroso, mordendo un po' l'interno delle cosce, poi lo faccio girare e gli mordo anche il sedere, che è così tondo e sodo e così bello quando è fasciato dai suoi pantaloni su misura che mi fa perdere il senno.
"Ahi, mi lasci i segni così!"
"Perché c'è qualcun altro che ti vede il sedere?"
In risposta lui ribalta la situazione e comincia a baciarmi. Gioca coi miei seni con le labbra e la lingua, ora l'uno ora l'altro e per quanto sia meraviglioso voglio riprendere io il comando, perciò mi rimetto sopra e inizio a muovere il bacino sopra di lui.
La frizione delle mie labbra sempre più bagnate sul suo membro sempre più turgido mi fa quasi arrivare al culmine perciò mi fermo e con una mossa decisa me lo infilo dentro e inizio a muovermi su di lui. Giuseppe mi cinge attirandomi a sé e continuiamo a muoverci, i nostri movimenti così ben sincronizzati che mi mancano due o tre spinte per venire quando lui mi dice: "Vorrei che conoscessi mio figlio".

Cazzo, Giuseppe, non adesso. Stiamo scopando da dio, sto per avere un orgasmo che si preannuncia poderoso, non mi puoi nominare tuo figlio. No.
Non ho niente contro di lui, o contro i ragazzini in generale, ma non adesso.
"Ne dobbiamo parlare proprio adesso, non è che possiamo posticipare di qualche... secondo?"
Si ferma e mi prende la faccia fra le mani. "Ne dobbiamo parlare adesso".
"Va bene, Giuseppe, conoscerò Niccolò".
"Bene. Grazie".
"Bene. Prego. Ora possiamo continuare?", dico riprendendo a muovermi. Lui mi segue immediatamente, in questa sincronia che per fortuna non è andata persa, dopo poco mi ritrovo dove ero prima, a tanto così dall'orgasmo, e infatti vengo, scossa da lunghi brividi. Continuo a muovermi su di lui, fino a fargli raggiungere il culmine.
Dopo aver ripreso fiato, mi dice: "Allora, quando?"
"Quando cosa?"
"Quando organizziamo con Niccolò?"
"O mio dio, Giuseppe, quando vuoi. L'unica cosa, non dirmelo prima. Cioè, se tu mi dici: Ah, Eleonora, domani ho organizzato per farti conoscere Niccolò, a me viene l'ansia e sicuro che poi va tutto male. Tu invece mi dici semplicemente: Domani, facciamo - che ne so - una passeggiata? E toh, a sorpesa ecco Niccolò. Zero ansia, zero danni. Ok?"
"Direi che si può fare, sì", mi stampa un bacio sulle labbra e si alza per andare a lavarsi.

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