Sessanta

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È domenica pomeriggio.
Siamo rientrati a Roma da poche ore e lui si è rintanato subito a Palazzo Chigi ed è anche seriamente probabile che non torni a dormire.
Quando ancora non vivevamo assieme mi era più semplice gestire le sue assenze notturne, sicuramente mi preoccupavo per il suo troppo lavoro e la sua mancanza di sonno, ma non sentivo così tanto il peso della solitudine.
Nonostante i vent'anni passati da sola, sono bastati pochi mesi con lui, e queste poche settimane da sposati, che ora stare sola in questa casa mi getta un po' nello sconforto. Sento freddo, e lo so che ci sono trenta gradi, ma questo è un freddo particolare, che conosco e riconosco, e sento solo sulla schiena, quando ho bisogno di sentire la protezione di qualcuno. Lo sentivo da piccola e passava solo quando mio padre mi prendeva in braccio, è tornato quando mio padre stava per morire, e lì è rimasto, pronto a rimanifestarsi al bisogno.
Per distrarmi dai pensieri non proprio allegri chiamo Giulia. È da molto che non ci facciamo una bella chiacchierata, solo qualche messaggio e mi dispiace anche perché lei è stata fondamentale anche nel mio rapporto con Giuseppe. Quando le avevo detto che ci eravamo sposati a momenti le veniva un colpo e al contempo mi avrebbe ucciso per il fatto di non averglielo detto prima e mi ci era voluto un po' per convincerla che davvero non lo sapevo neanche io e che era stata una sorpresa del Presidente. Pensando agli ultimi mesi miei e di Giulia, compongo il suo numero.

"Ehi, la first lady in persona!"
"Ma vai a cagare, first lady!"
"Vedo che stai perfezionando gli studi a Oxford", ride la mia amica.
"Ti disturbo?"
"Macché, non sto facendo niente. Sono attaccata e Netflix ma mi sto impallando, la verità. Tu che mi racconti?"
"Sono appena tornata dalla Puglia, ho conosciuto i genitori di Giuseppe".
"O cazzo! E come è andata?"
"Benissimo, Giulia". E le racconto di come mi hanno accolto, di come sembrano sinceramente contenti di noi. Le racconto dell'amore che si percepisce in quella casa, di come mi sono sentita più accettata e amata in quella famiglia che non nella mia e di come sentano già Amir come loro nipote.
"Stai bene Eleonora?"
"Sì, sì".
"Dalla voce non direi".
"Ma sì, ti dico".
"Ti sembra così strano che le persone ti vogliano bene?"
"Un po'".
"Ma ci sono un sacco di persone che ti vogliono bene! A parte il Presidente, ci sono io, c'è Teresa, ci sono le tue amiche d'infanzia che stravedono per te, lo sai questo vero?"
"Lo so".
"Ma tu quando inizierai a volerti bene?"
"Non lo so Giulia, forse mai".
"Devo venire fin lì, prendere sicuramente una multa, e prenderti a schiaffi?"
"Se ti va di venire sei la benvenuta, e nel caso la multa te la pago io".
"Amore, verrei volentieri ma fra poco torna a casa Teresa che questo week end era con il padre".
"Come sta la bambina?"
"Bene grazie. Rompe". E ride.
"Giulia, avrò tanto bisogno di te quando ci sarà Amir".
"Ci mancherebbe, Eleonora. Quando vuoi, lo sai che io ci sono sempre".
"Lo so".
"Piuttosto, ce la facciamo a vederci nei prossimi giorni per un caffè?"
"Eh, non lo so, fra tre giorni parto per il trasloco, aggiorniamoci".
"Va bene. Fatti sentire tu, first lady".
"E ri-vai a cagare", le dico chiudendo la comunicazione.

Finita la chiamata vedo diverse notifiche di WhatsApp, tutte di Giuseppe.
"Quando chiudi la telefonata mi chiami per favore?"
"Sei ancora al telefono? Ma vuoi chiudere?"
"CHIUDI QUELLA CAZZO DI TELEFONATA E CHIAMAMI".
Ok, sono ufficialmente spaventata, che cazzo è successo? Lo chiamo immediatamente.

"Alla buon'ora".
"È successo qualcosa?!"
"No, perché?"
"Mi hai scritto di chiamarti subitissimo, tutto in maiuscolo, mi sono preoccupata".
Ride.
"Non è successo niente, mi mancavi e volevo sentire la tua voce".
"Vaffanculo Giuse', mi hai fatto spaventare".
In realtà, quello che sto pensando è: "Vaffanculo Giuse', come al solito riesci a farmi piangere".
"Scusa".
"Scusato. A che punto sei? Finirai tardi?"
"Ho riconvocato i ministri per le dieci, ma dovremmo essere a buon punto, forse non faremo l'alba".
Rido.
"Secondo me ti odiano tutti: i ministri, i sottosegretari, i rispettivi mariti, mogli e assimilati, i funzionari di Palazzo e delle Camere. Io aumenterei la sorveglianza sulla tua persona, fossi in te".
Ride.
"Ma glieli dai un po' di giorni di tregua a Ferragosto?"
"Boh, forse due o tre devo controllare".
"Io ti avrei già piazzato una di quelle vertenze sindacali che lèvati".
"Non stento a crederlo".
"Cosa fai stasera, esci?", mi chiede.
"No, no, sto a casa, magari mi attacco a Netflix".
"Divertiti".
"Tutta vita. Ma pensi di tornare a casa o di stare lì?"
"Non lo so, Eleonora, davvero".
"Tranquillo, non voglio stressarti. Però se non torni mandami un messaggio, anche se lo leggo domani mattina, però almeno so che sei rimasto a Chigi e stai bene".
"Sarà fatto".

Verso le due di notte Giuseppe torna a casa. Io sono addormentata sul divano, con Netflix che mi chiede "Ci sei ancora Eleonora?", chissà da quanto tempo.
Mio marito si spoglia lì in salotto e si sdraia a fianco a me, addormentandosi in un istante.

*****

LUI

Torno a casa alle due. Stanco, ma le due è un'ora per cui possa ancora valere la pena fare lo sforzo di tornare a casa anziché usufruire dell'alloggio presidenziale. E per stare con lei, anche addormentata, questo e altro.
La trovo addormentata sul divano, con Netflix che le chiede "Ci sei ancora Eleonora?", chissà da quanto tempo. Spengo la tv e mi tolgo giacca e cravatta, che appoggio su una sedia in cucina, dove vado a bere un po' d'acqua.
Apro il frigo per avere un po' d'acqua fresca ma non ne trovo. A Eleonora non piace l'acqua da frigo, perciò non ci pensa. Pazienza, cercherò di farne scorta io. Il fatto è che il frigo è totalmente vuoto, solo un cartone di latte aperto, per il resto non c'è neanche il classico mezzo limone ammuffito. Lungi da me essere il marito che pensa che la moglie abbia il dovere di fare la spesa, ma questo fatto mi fa suonare un campanello d'allarme su qualcosa che già mi era passata per la mente e di cui dovrò parlare con lei al più presto.
Finisco di spogliarmi e mi corico accanto a mia moglie.
Eleonora, amore mio, non crollare. Non ora.

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Angolo autrice, un po' off topic

Carissime,

quando nel capitolo 31 Giuseppe ha dato l'anello a Eleonora, mi sono ispirata a un anello che avevo visto su internet, di un artigiano romano tra l'altro, ma non ero più riuscita a trovare le foto. Ieri per puro caso le ho ritrovate e ve lo faccio vedere.

Quando sarò ricca me lo comprerò.

Quando sarò ricca me lo comprerò

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