Insomma, chiedo a Valentina se mi può accompagnare a comprare qualcosa di adeguato per una cena di quel livello. Ci vuole un abito da sera, non solo non ne ho, ovviamente, ma non so neanche come debba essere fatto. Se sbaglio e ne prendo uno comunque fuori luogo? Volgare? E poi gli atelier delle grandi firme non sono facilmente accessibili, non è che semplicemente suoni il campanello ed entri, devi chiedere un appuntamento, ma a chi e come lo sanno solo pochi eletti.
Rovescio tutte queste mie angosce su Valentina che mi risponde:
"Stai tranquilla Eleonora, faccio un paio di telefonate e ti organizzo un appuntamento. Ti richiamo più tardi":
"Grazie Valentina, mi stai salvando la vita".
"Ma figurati!", mi risponde con la sua bella risata.Il giorno dopo io e Valentina varchiamo la soglia dell'atelier del Re degli stilisti. Io sto per vomitare dall'ansia, ma veniamo accolte come regine e messe a nostro agio. Spiego a quale tipo di ricevimento devo partecipare, sicura di essere come in un confessionale dal quale niente di ciò che dirò trapelerà all'esterno. Su una cosa non transigo però, nonostante l'importanza della serata non voglio indossare il nero, non mi sono vestita di nero neanche al funerale di mio padre. Chiedo se il blu può essere adeguato all'evento e vengo rassicurata.
Mi vengono mostrati decine di modelli diversi e non è che non mi piacciano, ma sicuramente sono più adatti a donne dal fisico diverso dal mio, ma la pazienza e soprattutto la competenza del direttore dell'atelier mi aiutano a costruire un outfit che mi lascia davvero senza fiato.
Per la prima volta nella mia vita mi vedo bella.Ovviamente ai capi da me scelti va effettuata qualche modifica e li ritirerò dopo due giorni, comunque pienamente in tempo per l'evento.
Uscendo dall'atelier, dopo pochi passi, ci imbattiamo in una vetrina in cui le scarpe sono esposte come opere d'arte, e le vedo, le scarpe perfette per la Cenerentola che sento di essere. Le indico a Valentina che mi dice con un sorriso: "Sono loro".Finiti gli acquisti, ci sediamo in un caffè per due chiacchiere.
"Grazie Valentina, senza il tuo aiuto mi sarei buttata da qualche ponte sul Tevere".
Ride, poi mi dice: "Ma figurati, io mi diverto un mondo a fare shopping, anche quando non devo comprare io direttamente!"
"Ti chiedo una cortesia, se Giuseppe dovesse chiederti qualcosa sui miei acquisti, non dargli anticipazioni. Ci terrei a fargli una sorpresa, visto che anche lui, povero cristo, mi vede sempre conciata in modi improbabili".
"Va bene, non ti preoccupare. Tu però poi raccontami la faccia che farà!"
"Ci puoi contare", rido a mia volta
"Ah, dimenticavo una cosa importante!", prosegue Valentina. "Ho prenotato a tuo nome nel salone da cui mi servo normalmente per il giorno del ricevimento, così ti potrai far fare trucco e parrucco a tuo piacimento. Adesso ti mando l'indirizzo su WhatsApp".
"Grazie! Cavolo, mi ero completamente dimenticata anche di quell'aspetto, aiuto! Ribadisco, mi stai salvando la vita!"
Dopo il caffè ci salutiamo. La abbraccio per ringraziarla ancora una volta.
"Mi raccomando Eleonora, mi devi raccontare tuuuuutto, capito?"
"Certo, ci mancherebbe!"Mentre ero impegnata nello shopping con Valentina non ho minimamente controllato il cellulare, che ora trovo pieno di messaggi da parte di tutte le mie amiche che hanno visto al telegiornale quelle immagini di Giuseppe che mi parlava all'orecchio.
Le amiche che avevo messo al corrente prima di ripartire ovviamente si sono prodotte in una serie di sconcezze da far impallidire anche la notte appena trascorsa, mentre altre conoscenze più superficiali mi facevano domande meravigliate.
"Ehi, Eleonora, ma eri tu al telegiornale?"
"Eh sì..."
Tutti poi volevano sapere cosa mi stava dicendo il Presidente e quale fossero i nostri rapporti e lì la mia risposta cambiava, a seconda della mia simpatia o antipatia per la persona che me lo chiedeva. Quando sapevo di aver a che fare con qualcuno che ambiva solo a farsi i fatti miei per poi diramarli al circondario tipo gazzettino, chiudevo con un generico "Mi parlava di cose di lavoro", senza peraltro aver mai detto a nessuno di un mio lavoro presso la Presidenza del Consiglio.
Se invece chi mi faceva domande mi era più simpatico allora davo qualche informazione in più, ma sempre tenendomi sul vago.
"Ma che cosa ti stava dicendo all'orecchio?"
"Beh, niente che riguardasse il governo, mettiamola così".
"Ma lo conosci bene?"
"Direi di sì".Il massimo della stronzaggine però lo raggiungo con una mia cugina che, manco a dirlo, è la prediletta di mia madre.
"Oh Ele, ma al telegiornale hanno fatto vedere una tizia che ti assomigliava moltissimo e che parlava con Conte".
"Ah sì?"
"Sì, sì, sembrava che si stessero per baciare, guarda! Oh, ma ti assomigliava un casino!"
"Non mi assomigliava, Stefania".
"Come no!"
"No, non è che mi assomigliava: ero io".
Doppia spunta blu. Nessuna risposta. E vaffanculo anche a te, Stefania, e a tutte le volte che mi hai fatto pesare il fatto che tu eri magra e bionda, mentre io no.Quando entro a casa di Giulia, vengo accolta da urletti di eccitazione della mia amica, che anche lei ha visto le immagini alla televisione, e poi si è scatenata sui social a vedere cosa veniva scritto nei miei confronti e a prendere le mie difese, quando supponeva fosse necessario.
"Giulia, calma, per favore".
"Ma cosa calma, praticamente la nazione sa chi sei!"
"Grazie per mettermi ulteriormente ansia, comunque la nazione non sa chi sono, ha solo visto una faccia. Punto".
"Ma cosa ti stava dicendo all'orecchio? Qualche zozzeria sicuramente, avevi una faccia!"
"Non lo vuoi davvero sapere, credimi".
Mi abbraccia e mi bacia sulla guancia. Poi mi chiede:
"Novità?"
"Sono invitata a una cena al Quirinale".
"Stai scherzando?" e si mette a ballare per la casa.
"Ma stai calma! Ti calmi?"
Mi chiede i dettagli, che tra l'altro non conosco, ma la placo raccontandole lo shopping.
"O mio dio Ele, ma che meraviglia, ma sarai bellissima! Non vedo l'ora di vederti!"
"Fra due giorni ritiro tutto, mi vedrai presto".
"Non vedo l'ora", gongola Giulia.