Venticinque

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LUI

"Allora, di cosa mi volevi parlare?" mi chiede Eleonora sorridendomi anche se i suoi occhi sono l'immagine della disperazione. Ha paura di chissà quale notizia, o che la voglia lasciare, mi dispiace averle messo addosso quest'ansia. D'altronde anche io me la sto facendo sotto, so che si incazzerà moltissimo e so che ha ragione, ma l'ho fatto per lei, per noi.
"Eh... sì", inizio. "Dunque, ti ricordi quando un paio di giorni fa sono rimasto fino a sera tardi con l'opposizione?"
"Sì, certo".
"E lo stesso giorno la tua amica Giulia aveva un corso all'INPS".
"Sì, ma tu com-", la fermo con un cenno della mano.
"Ecco, quel pomeriggio io non ero con l'opposizione e Giulia non era a un corso, eravamo assieme". Sbarra gli occhi e adesso sono sicuro che stia per piangere.
"ASPETTA! Non fare pensieri strani per favore e fammi parlare. Le avevo chiesto io di vederci perché avevo bisogno di parlare di te, di sapere delle cose da lei".
"Su di me?"
"Sì, su di te Eleonora, perché ci sono cose di cui ti fa male parlare ma che io dovevo sapere per capire, per evitare di farti male ulteriormente.
Mi ha parlato di Stefano, Eleonora. E di tua madre. E soprattutto mi ha parlato di te, di come queste due tragedie ti hanno devastato ma come tu ti sei rialzata, perché ti sei rialzata, e hai ripreso a vivere, seppure ferita e malconcia".
Le scendono lacrime che non tenta neanche di nascondere, nonostante lo sguardo basso. Mi avvicino a lei sul divano, la voglio abbracciare, consolare, cullare. Si lascia stringere e continuo a parlare, sommessamente.
"Ele, io non posso immaginare quello che tu hai provato, e provi tuttora, quando Stefano è scomparso, non faccio neanche finta di capirlo. Io non ho mai perso un amore in questo modo, nessuna delle donne della mia vita è morta, non posso sapere cosa si prova e se ci penso mi si apre un baratro nero in mezzo al petto. Ho visto il dolore di Giulia nel raccontarmi la tua sofferenza e già questo è stato, credimi, devastante, perché mi ha dato un'idea molto chiara del tuo stato di allora. Apriti con me, parla con me, di tutto, anche di lui. Io voglio che tu, al di là di tutto, mi consideri il tuo porto sicuro. Anche se tu mi dovessi lasciare per un altro più bello e giovane, devo sapere di essere io il luogo dove verresti a ripararti nella tempesta".
"Anche se ti lascio per Loi?", mi dice tirando su col naso.
Le do il mio fazzoletto, "Ma Loi... il
mio Loi? Ti piace Loi?"
"Beh, mica male, e poi è giovane. E si chiama Mauro, comunque".
La guardo a bocca aperta, poi le dico: "Sì, anche se mi lasci per Loi", baciandola sulla testa.
Lei mi carezza il viso, con una dolcezza, una tenerezza e una delicatezza che mi commuovono, e mi dice: "Tu sei già il mio porto sicuro, Giuseppe, per quanto abbia cercato di negarlo a me stessa con ogni fibra del mio corpo. Io..."
"Dillo Eleonora"
La guardo, sento di avere gli occhi lucidi ma faccio appello a tutto il mio autocontrollo.
"Dillo, per favore. Ma non per me, per titillare il mio orgoglio. Ma per te, perché puoi provare dei sentimenti, ed esprimerli, e l'Universo non ti punirà per questo".
Mi guarda negli occhi, sicura.
"Io ti amo".
La stringo forte, così forte che ho paura di farle male, ma non posso smettere. Vorrei farle capire attraverso l'abbraccio la sensazione che provo io, il bisogno di diventare una cosa sola.
"Io ti amo da morire, Eleonora. Non posso prometterti che non morirò domani, ma per il resto farò tutto, tutto, tutto ciò che è in mio potere per non farti soffrire."
"Non promettere ciò che non è in tuo potere mantenere, almeno non completamente."
Mi dà un bacio sulle labbra.
"Senti, ora ti devo dire una cosa io".
"Dimmi amore".
"Ma sto caaaazzo di divano, ma sarà antico, di valore, quello che vuoi, ma è una trappola mortale, fra poco mi si frantumano tutte le vertebre".
Eleonora è così, a un certo punto tira fuori una cazzata per farmi ridere, e ci riesce sempre.
"Dai, vieni, andiamo di là che stiamo più comodi".
"Ok, però Giuseppe, io non ho tanta voglia di..."
"Eleonora, non ho detto che ti voglio saltare addosso, è solo che sicuramente sul letto stiamo più comodi".
"Ok, era solo per dirtelo, ecco".
In camera sistemo i cuscini sulla testiera del letto, in modo da sostenerci meglio e ci mettiamo comodi. Le gambe allungate, lei abbracciata a me, la testa sul petto.
"Avevo paura che ti arrabbiassi moltissimo perché avevo parlato con Giulia a tua insaputa".
"No... no. Capisco perché l'hai fatto, io... non sarei stata in grado di affrontare volontariamente insieme a te alcuno degli argomenti che hai detto.
Il fatto che ormai tu sappia praticamente tutto mi toglie quanto meno l'incombenza di rompere il ghiaccio sulla storia della mia vita. Chiedi e ti sarà detto".
"Sì, c'è un'altra cosa di cui vorrei parlare con te".
"Non ho più la forza di avere paura, spara".
Mi schiarisco la voce, sono imbarazzato, anche se non avrei mai pensato di esserlo.
"Mh... ok. Riguardo il... sesso".
Si mette seduta e mi guarda.
"No, no, non adesso, stai tranquilla. In generale. Ok, non so come dirtelo... insomma Giulia mi ha detto che dopo Stefano tu non hai... con nessuno, fino a me. È vero?"
Mi guarda senza profferire parola, lo prendo per un sì.
"Ecco, io volevo dirti che se ti ho in qualche modo costretto a fare qualcosa che non volevi fare io... io mi scuso. Se ti sei sentita obbligata o... Se pensi che siamo andati troppo veloci, se vuoi rallentare... io... io faccio quello che vuoi tu, Eleonora".
Si solleva e mi stampa un bacio sulle labbra che finisce con uno schiocco.
"Ma stai scherzando? È vero che per anni dopo Stefano non ne ho voluto sapere di uomini, di sesso, di niente, ma con te è diverso perché ti assicuro che fin dalle prime volte che ci siamo visti io ho sentito l'impulso di saltarti addosso e soprattutto temevo di avercelo scritto in fronte e anche lampeggiante che mi tiravi un sesso pazzesco. E poi, se ben ti ricordi, quando sei venuto tu da me, sono stata io a prendere l'iniziativa, anche se non so ancora come ci sono riuscita".
"Sì, questo è vero, ma non vorebbe dire. Ma se mi dici che è tutto ok, è tutto ok".
"Ma davvero volevi saltarmi addosso dall'inizio?", riprendo.
"Beh, sì. Forse non la primissima volta, ma poi più mi incazzavo e più la mia vagina invece mandava altri segnali".
Dio, quanto mi fa ridere questa donna.
"Beh, sincerità per sincerità, il giorno che mi hai fatto proprio incazzare, quando mi sono alzato dalla poltroncina per mandarti via ho temuto che tutti potessero notare quanto ero eccitato. Meno male che ero vestito di nero".
Dio, quanto è bella quando ride questa donna.

Anche se tutto il tempo che ci resta
è già passato e non tornerà
Per ogni occasione
Persa
E camminare insieme a te
Insieme a te
E non pensare tutto contro te
Tutto contro te

Amore che torni allontanando la pazzia
BellAmore che vai via

Come un'onda che non ha confini
Provare felicità

(Riccardo Sinigallia - Bellamore)

Si riaccoccola su di me e rimaniamo un po' così, in silenzio. A un certo punto il mio stomaco brontola notevolmente e le dico:
"Tu non hai fame?"



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