LUI
"Voleva me, e io l'ho abbandonato".
Con questa frase Eleonora mi ha annientato. Mi sono dovuto alzare dal letto e chiudere in bagno perché non si accorgesse delle mie lacrime, e a parte quel famoso giorno durante la pandemia, manco lo so quand'è stata l'ultima volta che ho pianto.
Lei, che ha vissuto l'abbandono da parte della madre quando è morta, che vive con il terrore di essere abbandonata e che per questa paura ha quasi messo fine alla nostra relazione, ora sente di essere quella che abbandona e ovviamente ne viene devastata.
Ma non deve sentirsi responsabile per quel povero bambino, non può farsi carico dei mali del mondo, deve imparare a prendere le distanze perché altrimenti soccombe, e io non voglio che questo accada perché la mia vita senza di lei non ha assolutamente più ragion d'essere.Le meraviglie in questa parte di universo
Sembrano nate per incorniciarti il volto
E se per caso dentro al caos ti avessi perso
Avrei avvertito un forte senso di irrisoltoUn grande vuoto che mi avrebbe spinto oltre
Fino al confine estremo delle mie speranze
Ti avrei cercato come un cavaliere pazzo
Avrei lottato contro il male e le sue istanzeDomani, appena arrivo in ufficio, cerco di contattare il centro di accoglienza e vedo di capire un po' la situazione. Mi pare brutto chiedere un occhio di riguardo specificamente per quel povero bambino, visto che ce ne sono anche altri senza genitori, e sarebbe bello poter trovare a tutti una famiglia che dia loro l'amore che meritano. Non so davvero che fare, ci penserò domani.
Sono nel mio ufficio di Palazzo Chigi. Quando sono uscito stamattina Eleonora stava ancora dormendo. Come sempre, quando è provata psicologicamente, dorme anche dodici ore filate e non l'ho voluta svegliare, è meglio che dorma e si riprenda.
Prendo il cellulare e chiamo Loi.
"Loi? Può salire nel mio ufficio?"
"Certo Presidente".
Pochi minuti dopo bussa alla mia porta.
"Avanti".
"Buongiorno Presidente. Mi deve comunicare qualche modifica ai suoi piani della giornata?"
"No, avrei bisogno di chiederle un favore".
"Se posso esserle utile, volentieri".
"Si sieda".
"Grazie".
"Allora, il favore è il seguente. Avrei bisogno di avere il numero di cellulare della responsabile del centro di accoglienza che abbiamo visitato ieri. Non voglio passare per vie ufficiali, perché ho necessità di contattarla a titolo puramente personale".
"Non c'è problema, me ne occupo immediatamente".
"Grazie Loi".
"Se posso permettermi, Presidente".
"Dica pure".
"È per quel bambino? Amir?"
"Sì, diciamo di sì. Vorrei un po' capire la situazione sua e degli altri bambini del centro".
"Ecco, Presidente... durante il mio tirocinio, prima di entrare in Polizia..."
"Tirocinio in?"
"Sono psicologo, Presidente".
"Ah. E come mai è entrato in Polizia?"
"Per mettere a frutto il dottorato in criminologia che sto conseguendo".
"E bravo Loi!"
"Grazie Presidente. Dicevo, durante il tirocinio, ho lavorato sei mesi in un orfanotrofio e ho seguito quindi da vicino la situazione di tanti bambini abbandonati, con le storie più disparate, anche se devo dire nessuna terrificante come quella sentita ieri".
Si ferma e mi guarda. Anche io lo guardo.
Continua.
"Il piccolino di ieri presenta tutti i sintomi classici dei bambini abbandonati, in primis la regressione, infatti non parla e non mangia se non il latte con il biberon, piange in continuazione, ma senza emettere suono perché sa che non c'è più chi può sentirlo. Anche il rifiuto del contatto fisico è normale, è esattamente come reagisce un animale dopo che è stato maltrattato che poi non si fa più avvicinare. Ma il bambino si è avvicinato a Eleonora... alla sua compagna Presidente".
"Loi, non ti preoccupare, lo so che siete in confidenza tu e Eleonora, non c'è alcun problema".
"Va bene. Dicevo, il bambino si è avvicinato spontaneamente a Eleonora e le si è letteralmente accucciato addosso, come se avesse riconosciuto in lei un qualcosa di profondo, una sorta di richiamo. Come se avesse riconosciuto in lei una madre, scelto lei come madre. Lo sguardo che si sono scambiati, glielo dico sinceramente, mi ha fatto venire i brividi. E il piccolino ha manifestato anche verso di lei, Presidente, questa particolare affezione, non è banale e non è un fatto scontato per i bambini che hanno vissuto questo genere di traumi".
Si ferma e mi guarda, di nuovo.
Io mi pinzo la base del naso, soprattutto per fermare le lacrime che stanno per uscire.
"Ho capito".
"Ho capito", ripeto. "Grazie, Loi".
"Dovere, Presidente. Le faccio avere quel numero al più presto".
"Grazie, di nuovo".
Quando il mio agente di scorta esce, mi butto all'indietro sulla poltrona e chiudo gli occhi.
Mai nessuna decisione della mia vita mi è apparsa più chiara e ineluttabile.Considerando che l'amore non ha prezzo
Sono disposto a tutto per averne un po'
Considerando che l'amore non ha prezzo
Lo pagherò offrendo tutto l'amore, tutto l'amore che ho.