Diciannove

573 35 10
                                    

Pago il taxi e mi addentro al settore partenze. Squilla il cellulare, è il Presidente.
"Ehi, che ci fai sveglio a quest'ora?"
"Mi dispiace deluderti, ma io sono quasi sempre sveglio a quest'ora".
"Ah sì, certo, devi salvare il Paese".
"Devi salvare il Paese", mi fa il verso.
Controllo che la stronza amica di mio fratello non sia in turno e fortunatamente non c'è. Bene.
"Volevo solo controllare che fossi arrivata in aeroporto sana e salva, visto come guidi".
"Oh, cavolo, ma sei un simpatico umorista! Hai pensato a una carriera a Zelig quando finisce il mandato?"
"Come no, in coppia però!", ribatte.
"Hai ragione, tu e Giggino sareste irresistibili! Dai, fammi lasciare la valigia se no rimango a terra".
Ride e mi dice "A dopo".
"A dopo. Comunque sono arrivata in taxi".
Dopo aver consegnato la valigia mi dirigo direttamente al gate, ho tempo anche per fare colazione. Dopo una ventina di minuti, sollevo lo sguardo verso i monitor delle partenze e vedo la scritta rossa DELAYED. E no, cazzo, no. Ma soprattutto non c'è scritto niente sull'orario previsto.
Mi alzo, faccio un giro, provo ad avvicinarmi in biglietteria ma nessuno sa niente.
Gli mando un messaggio: "Tutto lo sforzo che avete fatto per salvare Alitalia ve lo potevate serenamente risparmiare".
Mi richiama istantaneamente.
"Cioè?"
"Cioè che il volo è ritardato ma non si sa di quanto e nessuno sa niente. Però quello per Malpensa parte, maledizione a loro".
"Mi dispiace, che posso fare per te?"
"Falli arrestare tutti."
"Vedrò quello che posso fare". Chiude la telefonata ridendo. Cazzo ridi.

Mi faccio un giro per i negozi ancora chiusi, poi mi risiedo. Cerco di leggere ma non ci riesco, mi ritorna in mente il sogno di stanotte che mi ha davvero turbato. Perché ero così aggressiva con lui? Perché gli stavo scagliando contro tutta quella rabbia? Qual è il punto Eleonora?
Di cosa hai paura, che ti lasci? Ma allora è meglio non provarci neanche o non sarà meglio invece vedere come va e se anche va male restare con il ricordo di un grande amore? Lui non è Esse, non succederà come con Esse. Lui non se ne andrà in quel modo.

Verso le nove ho finalmente notizie del mio volo: è stato cancellato. E pure quello delle 11:05. E siccome siamo ancora in post lockdown, fase 3 o non so quale cazzo di fase, e i voli non sono ancora tutti operativi, il primo volo utile è alle 17:05.
Mando un messaggio al capo del governo riempiendolo di insulti per la gestione di compagnie aeree, autostrade, ferrovie e viaggi su Marte.
"Chiedo a Donald se mi presta l'AirForce One per venirti a prendere".
Gli rispondo con l'emoticon del dito medio.

Torno a casa e avviso Giulia che arriverò di sera.
"Ascolta, tesoro, io però non so se a quell'ora sono arrivata a casa perché devo andare a prendere la bambina dal padre. Fai così, appena arrivi a Termini chiamami e nel caso ci diamo appuntamento da qualche parte ok?"
"Ok, tranquilla, non ti preoccupare".

Verso l'ora di pranzo mi chiama lui.
"Com'è la situazione?"
"Che dovrò cambiare il biglietto di ritorno perché spero che da domani Alitalia non esista più".
"Dai, sii seria".
"E cosa vuoi che ti dica, sembra tutto a posto, ma anche stamattina sembrava così prima che succedesse il casino. Io sono stanchissima, mi si chiudono gli occhi ma se mi addormento poi non torno in aeroporto".
"Senti... volevo proporti una cosa ma ho paura che mi urli contro".
"Addirittura. Dimmi, prometto di non urlare".
"Stavo pensando di mandare una macchina a prenderti all'arrivo..."
Ma no! Eccolo lì che si materializza l'incubo di stanotte, mio dio. Tiro un respiro profondissimo, poi gli rispondo, calma, perché ovviamente lui del mio sogno non sa niente e non è questo il momento per discuterne.
"Eh, grazie Giuseppe, ma no, davvero. Per favore, no".
"Ma è solo perché sei stanca, sei sveglia dalle quattro del mattino, sei rimasta buttata in aeroporto per non so quante ore... per non dover anche prendere il treno, poi i mezzi, ti siedi in macchina e arrivi a destinazione".
"Sì, ho compreso le tue motivazioni, e ti ringrazio, davvero, gentilissimo, come ricevuto, ma no. Per tanti motivi che poi magari se ci sarà tempo e opportunità ti spiegherò, ma soprattutto per un motivo pratico. Per via del ritardo, non so se la mia amica Giulia sarà già a casa, né eventualmente dove ci dovremo incontrare e a che ora, preferisco essere libera di muovermi e mi sentirei... non lo so come, ma comunque non sarei a io agio con un autista che mi scarrozza in giro per la città. Comunque se quando arrivo sono molto stanca mi prendo un taxi, stai tranquillo":
"Sì, così ti costa più il taxi che il volo":
"Poco ma sicuro"
"Come vuoi tu, ma se cambi idea fammi sapere. Devo scappare, a più tardi".
"A dopo".
Finita la telefonata mi appoggio lo smartphone sulla guancia, a simulare la sua presenza accanto a me.
Dai Eleonora, ancora poche ore.

Per fortuna nel pomeriggio va tutto bene. L'aereo è in orario, il treno non è affollato, e Termini sembra l'anticamera dell'inferno, ma meno del solito.
Esco dalla stazione e chiamo Giulia.
"Ohi".
"Ele, dove sei?", urla, chissà dov'è, sento un chiasso infernale.
"Sono a Termini, dimmi come sei messa, Io non ho problemi posso anche parcheggiarmi in un bar e aspettare".
"No, tranquilla. Senti, io fra una mezz'oretta sarò a casa".
"Ah, perfetto allora, tanto io più o meno ci metto lo stesso tanto ad arrivare da te. Mi avvio e ci vediamo a casa tua, ok?"
"Perfetto Eleonora, a fra poco. Sì amore, adesso mamma lo guarda il tuo disegno", dice alla sua bambina mentre chiude la telefonata.
Mi si scalda il cuore a sentirla con la figlia, anche Giulia non ha avuto una vita semplice, forse per quello ci aiutiamo a vicenda a raccattare i nostri pezzi, quando ci infrangiamo.

Mando un messaggio al Presidente perché non so se è impegnato. O meglio, sicuramente lo è, ma non so a quale livello di impegno è adesso tra: principiante - avanzato - guerra termonuclare globale - ascoltare l'opposizione.
"Sopravvissuta alla stazione Termini sono in autobus verso casa di Giulia. Ci sentiamo più tardi".
Non risponde ma vedo la doppia spunta diventare blu, quindi tutto a posto.

Verso le nove di sera, io e Giulia stiamo combattendo con Teresa, la sua bambina di cinque anni, che non vuole andare a dormire.
È molto affezionata a me e dato che è da molto che non mi vede, vuole rimanere ancora in piedi. Io riesco a portare avanti una mediazione tra madre e figlia e strappo l'accordo di un'altra mezz'oretta di giochi con la promessa che sarei stata io a metterla a letto.
Mentre stiamo giocando mi squilla il cellulare, è lui.
"Sono sotto casa della tua amica, posso salire?" Mi sono dimenticata del fatto che nella telefonata del pomeriggio mi aveva chiesto l'indirizzo di Giulia, pensavo fosse solo per la sua mania di conoscere tutti i dettagli, ma mai avrei pensato che venisse qui. Mi giro a guardare la mia amica:
"Eh... è qui sotto, chiede se può salire"
"Ma chi, l'uomo misterioso? E certo!", ride la mia amica.
"Eh... terzo piano, aspetta che ti apro". Faccio scattare l'apriporta del portoncino sulla strada e contestualmente apro uno spiraglio della porta di ingresso. Vorrei uscire io sul pianerottolo per cercare di fare da filtro, ma mentre sto dicendo alla mia amica:
"Giulia, ti devo dire una cosa...",
si sentono due colpi leggeri alla porta e una voce dire: "È permesso?"
Giulia si precipita alla porta per accoglierlo e rimane impalata, la bocca aperta.
"Buonasera, mi scusi davvero per l'intrusione. Piacere, Giuseppe".
Giulia guarda lui poi guarda me, poi di nuovo lui, poi si siede su una sedia e inizia a ridere.
Intanto io mi avvicino alla porta e gli dico "Entra, vieni". Ci diamo un bacio sulle labbra lieve e delicato che non sfugge a Giulia, che rinsavisce:
"Mi perdoni Presidente, è che tutto mi aspettavo davvero, ma non questo. Quella (indica me) mi aveva detto che stava frequentando uno, cito testualmente, del giro governativo, non IL governo!"
"Non si preoccupi, davvero, mi rendo conto. Comunque Giuseppe, per favore".
"Giulia".
Si stringono la mano.
Nel frattempo la piccola Teresa gli si avvicina e lo tira per una manica:
"Ma tu sei il fidanzato di Eleonora? Perché io lo so che Eleonora è venuta a Roma per il suo fidanzato".
Ecco, sono fottuta per la vita.
"Più o meno. (Mi guarda.) E tu chi sei invece?", chiede Giuseppe alla bambina, inginocchiandosi per essere al suo stesso livello.
"Ciao, io sono Teresa, ho cinque anni".
"Lieto di fare la tua conoscenza, Teresa, io sono Giuseppe e ho un po' più di cinque anni". Lui le tende la mano e lei la stringe con aria seria, per poi avvicinarsi e stampargli un bacio sulla guancia che lo fa sorridere con tutti i denti che si ritrova. Ma che ci fa lui ai bambini?
"Vieni a giocare?", gli chiede ancora Teresa, ma interviene prontamente Giulia: "Eh no, mostriciattolo, gli accordi erano un'altra mezz'ora e la mezz'ora è passata, perciò a nanna!"
"Ma mi doveva mettere a letto Eleonora!"
Io guardo Giuseppe e gli dico: "Una promessa è una promessa".
"Ci mancherebbe altro. Corri!".

La notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora