LUI
Siamo a letto, abbracciati.
Eleonora mi ha raccontato il suo primo giorno di scuola. Fa ridere pensare il primo giorno di scuola riferito a lei, sembra un po' la barzelletta di Pierino.
Quello di cui sono felice è che mi sembra tranquilla per domani, ho sempre paura quando va in ansia perché può mettere in atto comportamenti poco sani. La abbraccio e le bacio i capelli.
"Come è andata con Niccolò? Cosa avete fatto?", mi chiede.
"Bene, abbiamo fatto un giro in moto, siamo andati al mare, dove ti avevo portato quella notte".
Mi stringe più forte.
"Ho parlato con Niccolò".
"Di?"
"Sesso. Gli ho parlato del sesso".
Si solleva e mi guarda, con un sorriso che tende al riso.
"Ieri gli ho controllato il pc mentre dormiva e non ti dico cosa ho trovato nella cronologia".
"Porno", ride.
"Sì, ma non hai idea di...", mi metto le mani in faccia.
"Giuseppe, è normale".
"Normale... ha tredici anni, io al porno ci sono arrivato verso i sedici, con i giornaletti passati dal mio compagno di banco".
"Giuseppe, era il 1950, i tempi sono cambiati".
Le do un colpo sul braccio.
"1950 tuo nonno".
Ride. "Hai ragione, tredici anni è un po' presto. E quindi cosa gli hai detto?"Le racconto tutto il nostro dialogo e alla fine Eleonora mi sorride e mi bacia.
"Bravo tesoro, hai fatto un bellissimo discorso, soprattutto per la parte sul rispetto. E hai fatto benissimo a dirgli di venire sempre a parlare con te di tutto. E ovviamente con la madre".
"E con te, Eleonora. Mi sono permesso di fare anche il tuo nome".
"Ne avevi facoltà".
"Mi sento come se avessi scalato l'Everest a mani nude".
"Non stento a crederlo, Giuseppe".
Ha le mani sotto la maglietta e mi accarezza il petto, giocherellando con la peluria.
"Alla fine gli ho chiesto come favore personale di non andare più sui siti porno".
"E secondo te lo farà?"
Rido. "Secondo me imparerà a cancellare la cronologia del browser".
Ride anche lei. "Ora mi viene la curiosità di andare a vedere la tua di cronologia".
"Ma secondo te ho il tempo materiale di andare sui siti porno? A parte il fatto che ogni pacchetto di dati che esce dal mio pc viene analizzato dai servizi segreti, e non solo italiani".
"Beh, hai anche il tuo pc personale".
"Tesoro, dal giorno che sono diventato Presidente del Consiglio il concetto di "personale" ha smesso di avere significato, soprattutto per quanto riguarda ogni tipo di dispositivo elettronico. E sul tuo pc invece cosa trovo?"
"Io uso la navigazione anonima. E cancello cache, cronologia e cookie". Rido.
"Hai capito la professoressa?"
"Spegni la luce che ti mostro qualcosa che ho visto su internet..."*****
Sabato 22 agosto
"Senti, domani arriva il furgone dei traslochi, e anche Giovanni con la macchina. Arriveranno presto perciò se non vuoi rotture di coglioni ti consiglio di dormire nell'appartamento di Chigi".
"Non se ne parla, rimango qui ad aiutarti".
"Grazie". Lo bacio.Domenica 23 agosto
Il furgone arriva alle nove. A mezzogiorno, vedendo la casa invasa di scatole e scatoloni, scoppio a piangere perché avevo decisamente sottovalutato la cosa e mi sembra di non potercela fare a sistemare tutto.
"Ehi, e allora? Piangere perché, esattamente?"
"È un casino, Giuse', è troppa roba, non l'avevo capito che era così tanta..."
"E se piangi diminuisce?"
"No". Lo abbraccio.
"Allora, con calma e con ordine. Iniziamo con le scatole che contengono i libri che vanno nello studio. Il divano è già stato posizionato, hai visto come ci sta bene?"
"Sì".
"Allora, su quali scatole ci dobbiamo concentrare per prime?"
"Dove vedi scritto LIBRI FISICA, o LIBRI SCUOLA, o LIBRI STUDIO".
"Ok".
Le raduniamo tutte nello studio e effettivamente sono tante e tutte strapiene. Giuseppe sale sulla scala e inizia a sistemare i ripiani più alti.
Siamo una catena di montaggio: tolgo i libri dalle scatole, li pulisco, glieli passo e lui li dispone. Vorrebbe disporli secondo un criterio logico, se non addirittura utilizzando i sacri crismi dell'archivistica, ma gli basta un mio sguardo per cambiare idea.
"Senti, adesso li mettiamo nei ripiani, poi semmai in un futuro li organizzo in maniera ottimale. Adesso devo vedere se ci stanno".
"Seee, non lo farai mai, ma contenta tu".
"Io ho la memoria fotografica, una volta che so dove li metto, li trovo".
"Caliamo un velo pietoso".
Rido.
Verso metà pomeriggio si ritira nel suo studio perché deve fare delle telefonate e controllare la posta elettronica. Dopo un'oretta però sento la sua voce arrivare dal soggiorno, dove anche lì sono ammassate scatole.
"Eleonora!"
"Dimmi!", urlo senza muovermi da dove sono.
"Vieni un attimo qua per favore".
Lo raggiungo.
"E queste?"
Indica un certo numero, non piccolo, di scatoloni con su scritto SCARPE.
"Scarpe".
"Tutte?!"
"Eh".
"Ma non avevi detto che ne avevi eliminato prima di partire?"
"L'ho fatto".
Mi guarda sconvolto.
"Dimmi che dentro gli scatoloni ci sono anche le scatole".
Scuoto la testa. "No, la maggior parte sono senza scatola".
"Voglio morire. E quelle?", indica altre scatole con la scritta BORSE.
"Borse".
"E io che mi stavo preoccupando perché dobbiamo ricavare la cameretta per Amir, qui il problema è trovare posto per il tuo guardaroba".
Rido. Ride anche lui scuotendo la testa.
Ci dividiamo i compiti. Lui trasferisce i suoi libri rilegati in pelle umana dallo studio al soggiorno, in modo da lasciare spazio per i miei, io momentaneamente cerco di trovare posto al mio abbigliamento nell'armadio. Ne approfitto per fare un'ulteriore cernita sia nell'abbigliamento che negli accessori e preparo delle buste da distribuire a chi ne possa avere bisogno.La sera mi rendo conto che abbiamo svuotato un discreto numero di scatole, che giacciono adesso nell'ingresso schiacciate e impilate, in attesa che il portiere domani mattina le prenda per smaltirle. Guardo soddisfatta la casa che sta cambiando aspetto, un po' stravolta dalla mia presenza.
Lunedì 24 agosto
Mi sveglio alle cinque insieme a Giuseppe, in modo da riuscire a fare ancora qualcosa prima di andare a scuola dove mi aspettano riunioni, programmazione, riunioni sulle misure anti-Covid e così via.
Dopo la scuola torno a casa, svuoto un paio di scatole, vado a fare la spesa, poi faccio la richiesta del pass per l'auto perché siamo in una zona a traffico limitato, poi ho la prima seduta con la psicologa, poi torno a casa e svuoto altre scatole.
Verso le nove il Presidente torna a casa, lo spedisco a farsi la doccia così ho il tempo di imbastire una sorta di cena.
Ci raccontiamo le rispettive giornate e anche la sua non è stata certo rilassante. L'inizio dell'anno scolastico è alle porte e Giuseppe ha deciso di prendere in mano le redini della situazione per coordinare i vari ministeri coinvolti, perché ovviamente non è tutto sulle spalle solamente dell'Istruzione, ma ovviamente sono coinvolti in primis la Salute, poi le Regioni e gli Enti Locali (e quando ci sono di mezzo gli Enti Locali diventa tutto estremamente complicato) e insomma, la situazione è difficile e delicata."Non guardarmi in questo modo", mi dice mentre parliamo proprio della scuola.
"Ti farei il balletto del te l'avevo detto se non fossi così stanca".
Mi guarda come se stessi parlando turco.
"Will&Grace? No? Non sai cosa ti perdi", gli dico. "Comunque, Giuse', dal 3 aprile dovevate occuparvi della scuola, non dalla fine dell'anno scolastico, cosa che comunque non avete fatto. Lo sai che sono d'accordo con coloro che dicono che la scuola l'avete totalmente cancellata dalla vostra agenda".
"Eleonora, abbi pietà almeno tu, per favore".
"Io posso anche avere pietà, ma non vi vedo messi bene eh. E neanche noi cittadini, di conseguenza". Gli scompiglio i capelli passandogli accanto mentre sparecchio.
"Devo lavorare un po', ti secca?"
"No, dopo che finisco qui mi metto a letto perché sono stanca e mi fa un po' male la schiena".
"Ok". Mi sfiora le labbra mentre si dirige verso il suo studio.
Finito di sistemare la cucina, mi faccio una doccia veloce e mi metto a letto. Passo dal libro che sto leggendo al tablet per un po' di cazzeggio sui social e poi di nuovo al libro, ma la stanchezza mi impedisce di concentrarmi come vorrei. Quando sento che gli occhi stanno iniziando a chiudersi, mio marito mi raggiunge.
Si corica a fianco a me e mi abbraccia.
"Stanco?"
"Un po', e tu?"
"Un po'".
"Un po' quanto?", mi chiede avvicinandosi a me e iniziando a carezzarmi il collo con le labbra.
In risposta mi metto sulla schiena e lo tiro sopra di me, allargando già le gambe per accoglierlo, mentre continua a darmi piccoli baci sul collo. Si avvicina alla bocca e inizia un bacio lungo e coinvolgente.
"Eleonora? Eleon... Eleonora, non ti sei addormentata vero?!"
"Eh? No, no, non sto dormendo, stavo solo riposando un attimo gli occhi".
"Mio dio, non ci credo", dice cercando di rotolare via da me. Io però lo fermo con le gambe.
"Aspetta, aspetta, dove vai? Stai qui", mi viene un po' da ridere ma mi trattengo perché non la prenderebbe benissimo.
Gli bacio il viso delicatamente e gli dico: "Non te la prendere, sono solo un po' stanca ma ovviamente mi va di fare l'amore con te. Ecco, magari stasera non facciamo proprio le capriole, ma possiamo comunque amarci con lentezza".
Riprendo a baciarlo e contestualmente inizio a carezzarlo. Quando vedo che l'erezione raggiunge un sufficiente turgore, lo accolgo in me e inizio a muovermi lentamente, per invitarlo a fare altrettanto. Lo stringo a me e modifico anche un po' la mia posizione in modo da farlo arrivare più in fondo, fargli sentire che lo voglio e lo accolgo, non vorrei mai - mai - che nonostante la stanchezza si potesse sentire rifiutato. Mentre si muove su di me gli sussurro all'orecchio "Ti amo vita mia, ti amo immensamente". Quando viene lo tengo ancora un attimo dentro di me, poi quando si scosta, mi addormento al suo fianco, serena come se una bambina di cinque anni.
------------/////////////////Angolo autrice:
Se non conoscete il balletto del "Te l'avevo detto":