Nonostante l'intensa attività notturna, e la stanchezza dalla notte precedente, non riesco a dormire, ma proprio niente.
Neanche ascoltare il suo respiro mi tranquillizza e dopo una mezz'ora mi alzo. Provo a guardare qualcosa su Netflix, di leggere non se ne parla perché non riesco a concentrarmi per più di due secondi, provo a girellare un po' sui social ma dio ce ne scampi, finisco a guardare fuori dalla finestra, e a pensare. Alle quattro, cercando di non fare rumore, vado a farmi la doccia, meno male che i vestiti per la giornata sono già pronti così non devo far chiasso per cercarli.
Alle cinque, quando suona la sveglia di Giuseppe, io sono in cucina, già pronta. La colazione è in tavola, io sporco una tazza e sbriciolo un biscotto per simulare di averla già fatta, ho lo stomaco talmente chiuso che la sola idea di mangiare mi provoca i conati di vomito e non ho voglia di discutere con lui. Non ne ho voglia.
Sto andando a chiudere la mia vita in un paio di scatole, e se pure non abbia dubbi su questo passo, in questo momento provo solo una forte angoscia che non voglio in alcun modo far trapelare.
"E tu che ci fai già in piedi".
"Quando devo partire all'alba è sempre così".
Mi bacia a fior di labbra.
"Caffè?", chiedo.
"Sì, grazie".
Glielo verso.
"E tu?"
"Già preso, grazie. Ma tanto poi faccio di nuovo colazione a Fiumicino".
"Ok. Fai buon viaggio tesoro. Mi chiami quando arrivi?"
"Ci mancherebbe".
Mentre lui è sotto la doccia esco di casa, Loi è giù che mi aspetta. Non è in servizio, è con la sua macchina, ma è sempre molto gentile con me, è la persona al mondo più vicina al concetto di fratello che ho, più di quello che è davvero mio fratello. Non gli ci vuole molto per capire il mio stato d'animo.
"Tutto bene Eleonora?"
"No, Mauro, per niente".
"Vuoi parlarne?"
"Non vorrei tediarti, Mauro".
"Smettila Eleonora, lo sai che mi fa piacere se ti apri con me".
"È che... nonostante io sia felice di me e Giuseppe, della vita che stiamo costruendo qui, sapere che sto tornando in quella che fino a poco tempo fa era casa per dare un taglio netto al passato è doloroso, estremamente doloroso".
"Non vederlo come un taglio netto, non è che non potrai mai più tornare giù o vedere i tuoi familiari o i tuoi amici. Ci vuole meno di un'ora di volo, eh.
L'hai detto tu, stai costruendo la tua vita qui. Non è una fine, è un mutamento e lo sai meglio di me che il principio della vita è il mutamento, se no non sarebbe vita".
"Sì, Mauro, è che ho la sensazione che trasferendomi qui, il legame con mia madre e mio fratello si spezzi irrimediabilmente. Già in questi mesi loro non hanno fatto grandi sforzi per mantenere i contatti, mio fratello non l'ho mai sentito".
"E tu l'hai chiamato?"
"No, ma perché per partito preso non risponde mai alle chiamate. Eventualmente ti richiama lui se e quando ne ha voglia".
"Eleonora, tu hai fatto di tutto per la tua famiglia d'origine, hai combattuto per costruire con loro un rapporto sereno, se non ci sei riuscita è perché a loro non interessava, non per una tua mancanza. Lo sai bene che tua madre e tuo fratello sono un blocco unico che non ha mai reciso il cordone ombelicale. Quelli disfunzionali sono loro, non tu".
"Tu hai ragione, Mauro, ma io non sono pronta, non sarò mai pronta credo, a sentirmi orfana della mia famiglia, proprio adesso che ne sto costruendo una con Giuseppe".
"Eleonora, il Presidente ti ama immensamente. Dedicati al vostro amore, fanne il centro della tua vita emotiva, e il resto automaticamente si metterà al posto che gli compete".
Siao arrivati a Fiumicino. Scendo dall'auto, mi avvicino a Loi, lo abbraccio e lo bacio sulla guancia.
"Grazie Mauro, sei fondamentale, come sempre".
Mi sorride. Mentre sto per varcare la porta dell'aeroporto mi giro verso di lui e gli chiedo:
"Mauro, tu sei felice?"
"Sì Eleonora, lo sono".
Gli mando un bacio con la mano e scompaio all'interno del terminal.*****
LUI
Col cazzo che ha fatto colazione, quando l'ho baciata non aveva sapore di caffè. Ha cercato di fregarmi con mezzucci che neanche Niccolò quando non vuole mangiare le verdure.
No, Eleonora, non lo stai facendo bene e mi stai facendo incazzare. Adesso mi calmo, respiro e mi calmo.
"Rocco, ti puoi avvicinare un attimo?"
Arriva.
"Dimmi, Giuseppe".
"Rocco, liberami due giorni che devo sistemare una cosa".
"Liberami in che senso?"
"Lavora insieme alla mia segreteria per spostarmi qualunque impegno domani e dopo perché ho bisogno di due giorni liberi".
"Problemi di cui dovrei essere informato?"
"No, liberami 'sti cazzo di giorni".
"Va bene. Posso fare qualcosa?"
"No, liberami..."
"...'sti cazzo di giorni, ho capito, ho capito".Prendo il telefono.
"Signora Maddalena? Sono Giuseppe. Sì, Conte. Abbiamo un problema".