Novantadue

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LUI

Devo andare, devo tenere una conferenza stampa epocale, e non capisco neanche dove sono e cosa è successo. Sono sotto lo scroscio dell'acqua da non so quanti minuti e non riesco a togliermi dalla mente, ma soprattutto dalla pelle, le immagini di Eleonora che si muove sopra di me e poi di me che mi muovo sopra di lei. Se neanche l'acqua gelida mi aiuta a tornare in me, dovrò necessariamente masturbarmi, ma una sega mi farà passare l'erezione ma non riuscirà a togliermi lei dalla testa.
E non è quello che abbiamo fatto, non era niente di esotico, né la foga con cui ci siamo cercati, che anche altre volte abbiamo avuto, quello che ha deflagrato nella mia testa è aver toccato con mano l'ennesimo cambiamento, l'ennesima evoluzione, che ha fatto Eleonora. Quando ieri notte mi ha spinto sul letto e mi si è seduta in faccia, sicura di sé e bellissima, io mi sono nuovamente innamorato di lei, perdutamente, perché l'ho vista risplendere di sé e della sua bellezza.
E tutto mi aspettavo, stamattina, tranne che di svegliarmi perché lei si stava divertendo con la mia gamba. Mi viene da ridere pure adesso, sotto la doccia.
Era carnale, luminosa, e bellissima, un'immagine di piacere puro. Libera come fino ad ora non era mai stata. Ecco, ora queste lacrime non me le aspettavo, potrei anche lasciarle scorrere sotto l'acqua che sgorga incessante dal soffione, ma me le tergo con una mano, peccato che sia sporca d'altro, e mi trovo a ridere e piangere contemporaneamente. Cosa mi ha fatto questa donna? Come ha fatto a entrare così dentro di me, più di quanto io potrò mai entrare col mio cazzo dentro di lei? Io la amo così tanto che a volte mi manca il respiro. Posso essere in mezzo a un consiglio dei ministri oppure impegnato in un'intervista, che all'improvviso nella mia testa compare lei e il cuore manca un battito. Poi riprende, e io sorrido al mio interlocutore e continuo a parlare, come se niente fosse, perché ho la consapevolezza che lei c'è.
Eleonora, continua a essere così, libera e padrona di te. Prenditi tutto quello che vuoi, il piacere, la vita. E se anche questo dovesse allontanarti da me, se tu continuerai a essere libera, io sarò felice.

*****

Questo inizio di giornata piuttosto scoppiettante è una decisa iniezione di autostima per me che ne sono cronicamente carente.
Giuseppe esce per la conferenza stampa e io ho il giorno libero. Devo fare qualche commissione e aspetto che si liberi Mauro che ha chiesto qualche ora di permesso.

Dopo la conferenza stampa, ripartiti tuti gli altri capi di governo, il Presidente si rifugia nel suo ufficio per recuperare il lavoro arretrato, ne esce solo un attimo per un caffè alla caffetteria interna, dove incontra Loi.

"Buongiorno Loi, come sta?"
"Bene, Presidente, grazie".
"Venga, le offro un caffè. È libero oggi?"
"No, dovevo sbrigare ancora qualche faccenda burocratica per il mio passaggio alla scorta di sua moglie".
"Ancora? Meglio che mi sbrighi con la questione della semplificazione, allora".
Ridono entrambi.
"Comunque fra un'ora monto in servizio e passo a prendere Eleonora per il solito giro".
"Quale giro?"
Loi si blocca, temendo di aver combinato un guaio.
"Loi, davvero, di quale giro si tratta?"
Mauro sospira e poi parla.
"Niente, Presidente... circa una volta ogni settimana, dieci giorni, io accompagno sua moglie a casa di alcune persone con cui è entrata in contatto tramite associazioni di volontariato e porta loro un po' di spesa, dei vestiti, penso che dia loro anche dei soldi spicci perché ci fermiamo a un bancomat prima. Ecco, tutto qua, niente di che. Pensavo lo sapesse".
"No, Mauro, non lo sapevo. Grazie". Sospira. "È solo lei ad accompagnarla o anche gli altri?"
"Lo chiede solo a me, che io sappia. E andiamo con la sua macchina, non con l'auto di servizio".
"Mi devo preoccupare?"
"No, Presidente, se si fosse voluta addentrare in zone o situazioni pericolose stia pur tranquillo che sarei intervenuto per dissuaderla. Sono solo persone sfortunate, non delinquenti".
"Va bene, grazie Loi. Mi raccomando a lei, però, se qualcosa non andasse, intervenga".
"Ci mancherebbe, Presidente. È il mio dovere".
Si salutano e tornano ognuno alle proprie occupazioni.

Giuseppe torna a casa verso le nove. Io sono in soggiorno che guardo Netflix e contemporaneamente cazzeggio sui social.
"Ciao!", mi fa lui dall'ingresso!
"Ciao", gli rispondo avvicinandomi per posargli un bacio sulle labbra. "Stanco?"
"Un po'"
"Fame?"
"In realtà sì, porca miseria, non me n'ero reso conto fino a pochi minuti fa".
"Vieni, dai, che ti nutro".
"Ti secca se mi faccio la doccia prima?"
"Vai tranquillo".

Mentre mangiamo io sfuggo il suo sguardo. Il ricordo del risveglio mattutino un po' mi imbarazza. Lui se ne accorge.
"Ehi, tutto bene? Perché arrossisci quando ti guardo?"
"Ma no che non arrossisco".
"Sì che arrossisci, e distogli lo sguardo".
Arrossisco e distolgo lo sguardo. Mi prende il viso fra le mani e ridacchia: "Non sarai mica in imbarazzo per stamattina?"
Io rido ma vorrei sotterrarmi.
"Un po'"
Mi abbraccia stretta stretta. "Ma perché, scemòttera? Non è la prima volta che ci dedichiamo a cose più elaborate del classico missionario".
"No, va beh, è che... boh, tra ieri notte e stamattina mi sembra che forse ho un po' esagerato".
"Tu? A me sembra che finalmente, o meglio, con più leggerezza del solito, tu sia riuscita a lasciarti andare e a prenderti da me quello che volevi, chapeau. Se non lo fai con me, con chi lo devi fare, con Pedro?"
Sorrido alla sua battuta, lo accarezzo e lo bacio, leggermente, e poi una seconda volta.
"Non è semplice per me".
"Lo so". Ci diamo tanti piccoli baci, qualcuno leggermente più umido dell'altro, ma più teneri che passionali.
Gli poggio la testa sul petto e mi abbraccia.
"Devi lavorare?", gli chiedo.
"Mh, proprio lavorare no, ma devo comunque dare almeno una lettura ad alcuni documenti".
"Lo puoi fare in soggiorno?"
"Sì, certo".
"Dai, finisco di sistemare qui e vengo".
"Di nuovo?"
"Sparisci!", gli dico lanciandogli dietro un mestolo di legno.

Dopo qualche minuto lo raggiungo nell'altra stanza. Come al solito è allungato sul divano dalla parte della penisola, e io mi sdraio con la testa sulla sua pancia riprendendo la visione della serie da dove l'avevo lasciata.
"Ti dà fastidio il volume? Troppo alto?"
"No, tranquilla".
Trascorriamo così un'oretta, con lui che mi accarezza i capelli mentre legge, e io che gli accarezzo le gambe, quando a un certo punto poggia i fogli sul tavolino.
"Come è andato il giro con Loi oggi?"
La mano che lo stava accarezzando si blocca. Sollevo lo sguardo verso di lui, mi sembra tranquillo, non so se mi devo aspettare un cazziatone o che cosa abbia in mente. Mi legge nel pensiero: "Non sono arrabbiato, solo non capisco perché non mi abbia raccontato questa cosa".
Mi metto seduta. "Non c'è un motivo... così, è una cosa mia".
"Sì, ma è una cosa bella, perché non condividerla?"
"Ma non lo so... mi sarebbe sembrato di dirtelo per farmi dire brava".
Mi stringe. "Che bella che sei, anche nell'anima. Se solo te ne rendessi conto... Però stai attenta a non farti coinvolgere troppo dal punto di vista emotivo. Non puoi risolvere da sola tutti i problemi del mondo, ok?"
"Farò attenzione, te lo prometto".

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