Piccola nota: Il capitolo è molto lungo, perciò, essendo l'ultimo, vi consiglio di leggerlo quando avrete un po' di tempo libero per potervelo godere a pieno e non dover interrompere la lettura a mezzo.
Un bacione a tutti!
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Chiusi la porta.
Finalmente ero a casa. Era stata una giornata davvero infinita a lavoro e volevo solamente godermi il fine settimana che mi aspettava.
Amavo il venerdì sera.
"Amore, sei tu?" mi urlò Nicole dal salone. Superai l'ingresso togliendomi di dosso il mio cappotto che era divenuto umido a causa della leggera pioggerellina che bagnava le strade newyorkesi.
"Sì, sono io" risposi entrando nel nostro bel salotto illuminato. Nicole era seduta e indossava ancora i vestiti con cui l'avevo vista quella mattina, quindi dedussi che anche lei fosse tornata da poco.
Aveva addosso una gonna nera e sopra una camicetta verde-acqua che le faceva risaltare gli occhi. Nonostante avessimo ormai quasi cinquant'anni, Nicole era sempre bellissima. Si allenava quasi tutti i giorni nella palestra che avevamo fatto costruire in casa nostra e i risultati si vedevano. A volte mi allenavo pure io ma inspiegabilmente, visto che avevamo gli stessi figli e lavoravamo lo stesso numero di ore al giorno, Nicole trovava il tempo per fare attività di questo tipo mentre io no.
La palestra era stata un'idea di Nicole. Inizialmente aveva deciso di costruirla per far allenare me visto che temeva, da quando avevo smesso di giocare a football dopo il mio incidente, che io smettessi di fare esercizio e che il mio cuore potesse risentirne. Solo che poi aveva iniziato a usarla lei e io, che venivo costantemente rimproverato da mia moglie, non ci andavo quasi mai. Oltre alla palestra, che usavo poco, andavo molto fiero della casa che con Nicole ci eravamo comprati da ormai una decina di anni.
Grazie al fatto che fossi diventato il capo del gruppo legale e facessi parte del consiglio dell'azienda degli Edwards, che si occupava della costruzione di grattacieli, non era stato difficile trovare e permetterci un mega-attico in uno dei più bei grattacieli della città. E Nicole si era occupata di arredarlo completamente. D'altro canto lavorava in un'azienda che produceva mobilia, quindi aveva molto occhio per determinate cose.
L'appartamento era grande. Ognuno in casa aveva la propria stanza con il bagno e ne avevamo poi due ulteriori matrimoniali per gli ospiti, un salone immenso con vista su Central Park, una bella cucina spaziosa e all'avanguardia, due stanze che fungevano da uffici per me e Nicole quando preferivamo lavorare da casa e visto che una stanza ci avanzava Nicole aveva optato per farci una piccola palestra. Io avrei preferito farci una sala cinema ma ovviamente la nostra discussione era stata vinta da mia moglie.
"Lavori ancora?" le domandai lasciandole un bacio tra i capelli mentre lei rimaneva seduta sul divano e guardava una miriade di fogli sparsi sul tavolino di fronte a lei.
"Sì, non ne posso più" sbuffò mentre si stiracchiava e posava il suo sguardo su di me facendomi un sorriso stanco ma sincero.
"Tuo padre sta meglio? Oggi non ho avuto modo di sentirlo" le domandai mentre mi sedevo di fianco a lei e guardavo i documenti che stava esaminando.
Il padre di Nicole qualche mese prima aveva avuto un infarto ma fortunatamente si era ripreso. Si era poi scoperto che era successo a causa di un farmaco che non doveva prendere e che aveva compromesso il cuore. Fortunatamente Noah, che era diventato uno dei migliori cardiochirurghi del Paese, solo venendo a cena con noi si era accorto di alcuni sintomi che Tyler mostrava e lo aveva fatto ricoverare presso l'ospedale in cui lavorava.
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PRIMA DI INCONTRARTI
Teen FictionAiden Collins è una giovane promessa del football americano. O forse sarebbe meglio dire che era una giovane promessa. Infatti, dopo aver deciso di frequentare una nuova scuola, si ritrova in una nuova vita in cui decide di non giocare più. Il footb...