"Grazie per avermi accompagnata" mi disse Cara mentre ci sedevamo a uno dei tavolini della caffetteria. Le sorrisi stancamente.
"Mi sembra il minimo. E poi avevo bisogno di un caffè per rimanere sveglia" cercai di stemperare la situazione. Lei iniziò a bere la sua bevanda.
"Non sopporto già più questo posto" mi disse non appena staccò le labbra dal suo bicchiere. Concordai silenziosamente e poi lei riprese la parola.
"Cosa ne pensi? Sinceramente" mi chiese guardandomi. Sospirai.
"Non so cosa pensare. In realtà sto cercando di non pensare affatto" le risposi cercando di bere qualcosa nonostante il mio stomaco non fosse d'accordo.
"Ehi, scusatemi. Vi scoccia se mi siedo pure io?" ci domandò Jacob arrivando pure lui. Cara annuì svogliatamente. Probabilmente non ero l'unica a trovarlo insopportabile. Eppure, in quel momento, mi sembrava una persona diversa e non il ragazzino viziato che mi aveva fatto ascoltare delle registrazioni truccate per farmi lasciare con Aiden. Solo al ricordo di quella vicenda mi passò del tutto la voglia di finire il mio caffè.
"Rachel e la sua amica sono andati via?" domandò Cara a Jacob. Lui alzò le spalle con noncuranza come se non si fosse interessato alle entrate e alle uscite dall'ospedale.
"Non ne ho idea. So solo che sono appena arrivati i delegati dei Jets e non avevo voglia di ascoltarli parlare" sbuffò mentre apriva una bottiglietta d'acqua. Improvvisamente ebbi un'ondata di energia, come se non fossi stata per più di otto ore su una scomoda seggiola di una stupida sala d'attesa in un ospedale.
"Che dicevano?" chiesi immediatamente. Lui sollevò lo sguardo dal tavolo e mi guardò come per decidere se valessi il suo sforzo per una risposta.
"Dicono che il contratto è andato. Puff, sparito" sbuffò ironico mentre simulava un'esplosione con la sua mano. Strinsi i pugni sotto al tavolo.
"Scusami ma nel contratto non c'era qualche forma di difesa per gli infortuni?" gli domandai con quella poca speranza che mi rimaneva.
"Certo, era assicurato per infortuni o altro, ma non per questo. Dovreste accettare tutti che la sua carriera è finita, sempre e ammesso che si riprenda" sbottò mentre Cara si girava per non far vedere che stava piangendo. Scossi la testa mentre cercavo di trattenermi.
"Certo che tu e il tatto siete due rette parallele" lui si girò verso di me e mi sfidò con lo sguardo. Lo guardai pure io. Non resse neanche per cinque secondi.
"Sai cosa ammiro di te Cooper? Il fatto che tu sia una grandissima stronza ma che tutti ti vogliano bene lo stesso. Anche io sono un grandissimo stronzo ma a differenza tua la gente mi detesta. Come fai eh? È perché tu sei donna mentre io sono un uomo?" mi chiese con strafottenza mentre mi sorrideva. Stavolta fui io ad abbassare lo sguardo ma riuscii comunque a vedere un ghigno sul suo volto.
"Jacob può bastare" lo riprese Cara. Lui mandò gli occhi al cielo.
"Sapete cosa? Tutti quelli di là sono degli idioti, anche i medici lo sono. Una banda di imbecilli, ecco. Loro, anzi, anzi anche noi. Noi che aspettiamo, perché sì anche noi siamo degli idioti, perché ci struggiamo in attesa di informazioni che ci faranno stare solo peggio. Mentre i medici sono degli illusi che stanno solo perdendo tempo per salvare una vita che è già andata" disse per poi prendere un sorso d'acqua.
"Jacob piantala" lo fulminai. Lui si voltò di nuovo verso di me.
"Cosa c'è? Noi due siamo identici Nicole. Guardami e dimmi che tu credi per davvero che Aiden si sveglierà! Guardami e dimmelo se ne hai le palle!" sbottò nuovamente. Mi alzai e lo afferrai per il colletto stringendo la sua maglietta tra le mie mani.
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PRIMA DI INCONTRARTI
Teen FictionAiden Collins è una giovane promessa del football americano. O forse sarebbe meglio dire che era una giovane promessa. Infatti, dopo aver deciso di frequentare una nuova scuola, si ritrova in una nuova vita in cui decide di non giocare più. Il footb...