CAPITOLO 2: Rashid Yar'Adua

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"Hai vissuto qui per un anno, possibile che tu non sappia orientarti?" mi derise mia sorella Cara mentre io e mio padre portavamo gli scatoloni.

"Facciamo una foto, dai!" disse mia madre facendoci sbuffare a tutti.

"Mamma stiamo portando degli scatoloni, a cosa vuoi fare una foto?" le domandai alterato dal caldo eccessivo.

"Aiden se tua madre vuole fare una foto, noi facciamo una foto" mi riprese mio padre mentre si metteva in posa e cercava di sorridere.

"Cara vai pure tu" le disse mia madre facendole segno con la mano di entrare nella foto.

"Passo questa volta" disse Cara mentre si aggiustava gli occhiali da sole sulla faccia. Mia mamma sbuffò ma fece una foto a me e mio padre senza aggiungere altro.

"Aiden sei venuto ad occhi chiusi" mi riprese lei mentre guardava il suo telefono.

"Certo, ho il sole negli occhi" dissi io ricominciando a camminare. Il campus era pieno di ragazzi e dei loro familiari, che come me stavano portando le cose nei propri dormitori per l'inizio del nuovo anno.

"Sai dove stiamo andando o vai a tastoni?" mi bisbigliò mia sorella nell'orecchio continuando a prendermi in giro.

"Torna a parlarmi quando sarai più alta di un metro e una lattina" la derisi. Lei mi fece il verso.

"Sono alta per essere una donna, idiota. Sono alta un metro e settantacinque centimetri" mi disse lei colpendomi sul sedere con una manata.

"Beh, io sono alto un metro e ottantanove, perciò rimani una nana" le dissi spintonandola.

"Sei proprio maturo tu, eh" riprese lei.

"Scusami? Non ti sento da qui" dissi superandola per poi raggiungere mio padre che era andato avanti da solo senza sapere dove fosse il dormitorio.

"Sto seguendo i cartelli, sennò facciamo notte" mi disse facendo ridere mia madre.

"Mi sembra un'ottima idea" disse mia sorella aggiungendosi accanto a noi. Io sbuffai frustrato.

"Per inciso. Io non ti sopporto" le dissi sorridendole falsamente.

"Beh, almeno io non mi perdo in un posto in cui ho abitato per un anno" disse lei alzando le spalle.

"Ragazzi, potete non litigare costantemente?" chiese mia madre mentre scuoteva la testa divertita.

"Non sai che questo è il nostro modo di dimostrarci affetto?" chiese Cara facendo sbuffare mia madre.

"Arrivati!" urlai vedendo la palazzina 18, dove sarei dovuto stare.

"Piano terra, camera 22" lesse mia madre dal foglietto che ci avevano dato alla segreteria.

"Cavolo è accanto a dove seguo i corsi. Almeno posso dormire di più la mattina" constatai felice.

"Hai anche un bel giardino qui davanti" disse mia mamma osservando il posto.

"Comunque questo campus è straordinario. Avete anche delle strutture magnifiche. Cioè avete un cavolo di teatro!" esclamò Cara.

"Io non ci sono mai stato" pensai ad alta voce.

"Certo. Sia mai che un po' di cultura entri nella tua testa" disse Cara colpendomi con uno scappellotto dietro alla mia nuca.

"Gne gne" le dissi stufo per farle il verso mentre entravamo nel dormitorio.

"Eccolo qua" disse mio padre appoggiando lo scatolone a terra mentre si sgranchiva la schiena. Bussai e una voce mi disse di entrare e che era aperto. Appena aprii constatai che la camera era abbastanza piccola. Avevo un piccolo soggiorno con un divano, una televisione e un tavolo con quattro seggiole. Sempre nel soggiorno avevamo il piano cottura e un frigorifero. C'erano poi due porte chiuse che dedussi fossero il bagno e la stanza mia e del mio nuovo coinquilino.

PRIMA DI INCONTRARTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora