Appena misi piede fuori dal ristorante notai che aveva ripreso a piovere, e io ero ancora senza uno straccio di ombrello. Mi guardai attorno freneticamente ma presto mi resi conto che Nicole era come sparita. Vedendo però il brutto tempo doveva per forza essere andata al suo appartamento. Se avessi corso l'avrei recuperata, o comunque sarei arrivato velocemente dove alloggiava.
"Maledizione" dissi sistemandomi per bene sulle spalle il borsone per poi iniziare a correre sotto la pioggia che era più leggera del pomeriggio, ma comunque troppo forte per i miei gusti. La borsa già la sentivo fradicia e sentivo pure che il suo peso stava aumentando.
Dopo qualche secondo di corsa vidi di fronte a me la figura di Nicole che era coperta dal suo cappotto nero e da un ombrello.
"Nicole!" urlai. La ragazza di fronte a me si girò e anche se ero lontano vidi che si passò la mano libera sulle guance. Alla mia vista sembrò spiazzata e infastidita, ma non si mosse e aspettò che mi avvicinassi.
"Cosa vuoi?" mi domandò fredda. Notai che prima doveva essersi asciugata delle lacrime visto che le sue gote erano ancora imperlate da alcune goccioline che le erano sfuggite.
"Non è come pensi" le dissi rimanendo sotto la pioggia. Lei sbuffò contrariata e poi riprese a camminare senza dire nulla.
"Io non penso nulla" esordì dopo alcuni secondi mentre mi faceva spazio sotto al suo ombrello.
"No, davvero. Tra me e Rachel non c'è nulla" mi difesi sapendo che non mi stava credendo. Mentre lo dicevo vidi che eravamo arrivati alla palazzina dove lei stava. Senza che aggiungesse altro arrivammo al portone e lei chiuse l'ombrello.
"Va bene. E comunque noi ci siamo lasciati. Sei libero di fare quello che vuoi con chi vuoi" disse iniziando a salire le scale.
"Non mi credi?" le chiesi seguendola mentre gocciolavo sopra alla gradinata che portava al suo appartamento. Lei sbuffò nuovamente irritata mentre apriva la porta. Entrò poi dentro e lasciò aperto, anche se pensai che lo avesse fatto solo per educazione e non per ascoltarmi realmente.
"Non provare a darmi la colpa di non crederti. Mi pare di essermi scusata per i miei errori e per non averlo fatto prima. Perciò smettila di farti passare per la vittima, perché non lo sei" mi disse arrabbiata mentre si toglieva le scarpe bagnate per lasciarle da una parte. La imitai e decisi di non avvicinarmi a lei per evitare di sporcarle casa.
"Non ti sto accusando di nulla" borbottai dispiaciuto. Lei si sedette sul divano e mi guardò accigliata.
"Perché continui a seguirmi? Perché continui a interessarti a me? Non lo vedi che mi fai male?" mi chiese colpendomi al cuore.
"Lo so e vorrei smettere. Ma non ci riesco. Non riesco a dimenticarti" le dissi togliendomi il giubbotto per lasciarlo sul borsone bagnato che avevo appoggiato a terra.
"Non riesci a dimenticarmi ma non vuoi perdonarmi. Rompi con me ma poi non riesci a lasciarmi andare. Dici di non amarmi più e di voler essere solo amici e poi mi baci. Ti rendi conto che mi stai confondendo più di quanto io già non sia?" mi urlò contro senza alzarsi dal divano. Io rimasi addolorato dalle sue parole e rimasi in silenzio.
"E poi vorrei dire che mi hai dimenticato velocemente, direi" ironizzò lei riferendosi a Rachel. Io sorrisi alle sue parole.
"Adesso ridi pure?" mi chiese frustrata.
"L'incontro con Will mi ha fatto riflettere. Ho pensato al fatto che abbia lasciato per troppo tempo da parte le mie indagini sugli avvenimenti dell'anno scorso. E la tua prima sospettata era Rachel, quindi ho pensato di darti retta e così l'ho invitata a cena per cercare di capirci qualcosa. Ma mi dispiace dirti che avevi torto. Lei non è la nostra donna" le spiegai sorridendole. Lei sembrò impressionata dalle mie parole.
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PRIMA DI INCONTRARTI
JugendliteraturAiden Collins è una giovane promessa del football americano. O forse sarebbe meglio dire che era una giovane promessa. Infatti, dopo aver deciso di frequentare una nuova scuola, si ritrova in una nuova vita in cui decide di non giocare più. Il footb...