CAPITOLO 25: Andrà tutto bene

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A svegliarmi fu lo sbattere di una porta. Mi alzai di colpo e per poco non caddi dal letto visto che mi ero spostato sul bordo durante il sonno. Per un attimo fui disorientato e non capii dove fossi, ma mi bastarono pochi secondi per capire che mi trovavo nel mio nuovo appartamento. Un lieve sorriso si fece strada sul mio volto, ero a casa, la mia nuova casa. Mi girai per vedere Nicole, ma ovviamente qualcuno doveva aver chiuso la porta e lei era l'unica che potesse farlo, perciò non trovai nessuno al mio fianco.

Mi alzai sbadigliando e non appena misi piede in soggiorno fui investito dalla luce del Sole che mi accecò. Quanto avevo dormito?

"Ehi, sono andata a prendere qualcosa da mangiare visto che non c'era niente in casa" mi disse Nicole che era dietro al banco da lavoro della cucina mentre ci metteva sopra delle buste piene.

"Che ore sono?" le domandai stropicciandomi gli occhi mentre mi sedevo su uno degli sgabelli di fronte a lei che era in piedi.

"Sono quasi le nove. Di mattina, chiaramente. Hai dormito quasi venti ore" ridacchiò lei iniziando a svuotare le buste e passandomi da una di esse uno yogurt.

"Con cosa dovrei mangiarlo?" le chiesi sorridente. Lei mi guardò vittoriosa e tirò fuori dei cucchiaini di plastica.

"Tuo zio non ha ancora comprato le posate perciò ho preso queste" disse continuando ad estrarre roba.

"Dove hai preso queste cose?" le chiesi aprendo lo yogurt.

"Beh, sai io vivo in questa città da tanto e questo quartiere è piuttosto famoso. Mio padre mi portava al parco qui sotto spesso visto che lavora qui vicino e perciò conosco la zona" disse tornando di malumore dopo aver nominato il padre. Stavo per chiederle di raccontarmi del giorno prima ma il suo telefono squillò. Mi aspettavo che non rispondesse, ma invece, irata, si portò il cellulare all'orecchio.

"Cosa vuoi?" domandò arrabbiata ma senza alzare la voce. Dopo qualche secondo rise fredda.

"Jessica, ti giuro che se mi chiami un'altra volta ti blocco" disse attaccandole in faccia.

"Vuoi una mano?" le chiesi alzandomi. Lei non mi rispose ma annuì debolmente. Nonostante le borse le coprissero il viso, poiché il piano dove le aveva poggiate era rialzato, potevo vedere le sue occhiaie.

"Perché non magi qualcosa? Ci penso io" le dissi avvicinandomi a lei mentre le lasciavo un bacio tra i capelli raccolti in una coda.

"Non ho molta fame" disse giocando nervosamente con una ciocca di capelli.

"Puoi mangiare qualcosa per farmi contento?" le chiesi mettendo della frutta in frigo. Lei sbuffò ma senza aggiungere altro prese una mela e si sedette su uno sgabello. In pochi minuti riordinai tutto negli scaffali e nel frigo.

"Da quanto sei sveglia?" le domandai sedendomi accanto a lei per finire la mia colazione.

"Mi sono svegliata ieri sera per cena ma non volevo farti alzare, così ho ordinato del cinese e ho mangiato da sola. Poi ho provato a riaddormentarmi ma non ho avuto molto successo" mi spiegò mordendo il frutto che teneva in mano.

"Potevi svegliarmi, ti avrei tenuto compagnia" le dissi sinceramente.

"Lo so. Ma eri sfinito dopo il viaggio e volevo farti riposare. Ti avrei svegliato adesso, nel caso" chiuse l'argomento.

"Allora, come stai?" le chiesi in imbarazzo mentre mi asciugavo le mani sudate ai pantaloni del pigiama. Lei evitò di guardarmi e si concentrò sul forno.

"Potrei mentirti, ma penso che tu sappia come sto" mi rispose. Era vero, sapevo perfettamente come stava.

"Vuoi che ti porti da lui?" le domandai finendo di mangiare.

PRIMA DI INCONTRARTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora