CAPITOLO 24: Dove il passato incontra il presente

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Dopo le parole di Nicole ci avevo messo qualche secondo a riprendermi, ma lei mi aveva subito riportato alla realtà e mi aveva chiesto se potevo accompagnarla a New York. Essendo in completa balia degli eventi, avevo accettato.

Finito il suo bagaglio avevamo spiegato a Noah velocemente la situazione. All'inizio, come me, era ammutolito e poi mi aveva guardato come se tra me e Nicole fossi io quello che stesse soffrendo maggiormente per la notizia. Ci aveva poi detto che ci avrebbe pensato lui a informare gli altri e che non appena gli fosse stato possibile ci avrebbe raggiunto in città. Nicole aveva poi lasciato un bigliettino a Emma per informarla della nostra partenza, ma non vidi cosa le scrisse di preciso.

Ero poi andato di corsa alla mia camera e avevo afferrato le prime cose che avevo trovato mentre Nicole era rimasta con Noah che le stava facendo mangiare qualcosa di zuccheroso affinché non svenisse e lei, di malavoglia, aveva accettato visto che Noah le aveva fatto capire che non l'avrebbe lasciata partire se non fosse stato certo che stesse meglio.

Mentre tornavo rapidamente da Nicole, avevo scritto a mia mamma e a mia sorella. Cara mi aveva risposto subito e le avevo spiegato brevemente cosa stava succedendo, mentre mia madre era sicuramente a letto e avrebbe visto il messaggio l'indomani. Avevo mandato anche un messaggio a mio zio chiedendogli se fosse possibile stare nel mio nuovo appartamento a New York. Inaspettatamente mi aveva risposto che non c'era alcun problema se non il fatto che ancora non era finito di essere arredato. Mi aveva scritto poi che il portiere del palazzo aveva una copia delle chiavi e che avrei potuto chiedere a lui di aprirmi in attesa del mio nuovo paio che ancora non era pronto visto che mi sarei dovuto trasferire almeno dopo aver discusso la breve tesi il mese dopo.

Nel più totale silenzio eravamo saliti in macchina, alle ormai due di notte, e avevamo iniziato a viaggiare verso New York. Nessuno dei due spiccicava parola. Avevo notato che Nicole ci aveva provato un paio di volte, ma ogni singola volta che apriva bocca le usciva solo un singhiozzo. Nonostante stessi guidando, con la coda dell'occhio vedevo che stava piangendo in silenzio mentre guardava fuori dal finestrino.

Avrei dovuto dirle qualcosa, sapevo di doverle dire qualcosa. Ma non sapevo cosa. Lei stava sicuramente soffrendo ma il suo non parlare mi lasciava interdetto e solo una domanda mi risuonava nella testa: 'Cosa succede a noi due, adesso, Nicole?'. Ma non volevo chiederlo perché avevo paura. Ero un codardo, ne ero consapevole, ma lei non aveva voglia di parlarmi e così io con lei.

L'unica cosa che le dissi nel viaggio fu di dormire un po' visto che sarebbe durato almeno cinque ore stando a quello che diceva il GPS. Lei si era un po' opposta ma alla fine aveva ceduto capendo che la mia non era proprio una richiesta ma era più un favore personale. Aveva preso perciò il suo giubbotto e lo aveva accartocciato al finestrino poggiandoci poi la testa. Le ci vollero pochi minuti per addormentarsi. Il fatto che mi sentissi meno solo ora che dormiva che prima che si addormentasse mi fece sentire un dolore così acuto che ero quasi certo di non aver mai sofferto in quel modo in vita.

Durante il tragitto mi fermai per fare benzina e colsi l'occasione per prendermi un caffè grande e una red bull nel caso mi fosse tornato sonno. Avevo poi preso una brioche e una bottiglia d'acqua per Nicole per quando si fosse svegliata ma non fu una scelta saggia. Infatti non avevo preso nulla da mangiare per me a causa della forte nausea che stavo provando da almeno due ore, ovvero da metà viaggio in macchina, e l'odore della pastina non aiutava affatto.

Così fermai per la seconda volta la macchina a pochi chilometri dall'uscita della I-95 S in uno spiazzo riservato appunto alle fermate e mi sporsi con la testa oltre il guardrail e vomitai sul prato mentre in lontananza vedevo i primi grattacieli della città.

"Aiden ti senti bene?" mi chiese assonnata la voce di Nicole che sentivo camminare verso di me.

"Solo un po' di mal di macchina. Puoi prendermi dell'acqua?" le mentii senza voltarmi.

PRIMA DI INCONTRARTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora