CAPITOLO 3.1: Il capitano e la sua ragazza

807 64 5
                                    

Mi sveglia stranamente senza il bisogno di niente. Infatti, poiché il giorno prima avevo dormito un sacco, sommato all'ansia del primo giorno, mi ero alzato addirittura un'ora prima delle sette previste sulla sveglia del mio telefono. Presi i pantaloni e la camicia che mi ero preparato la sera prima e decisi di andare a vestirmi. 

Visto che ieri sera avevo fatto infuriare, per qualche motivo astratto, Nicole mi sarei fatto perdonare preparandole la colazione, o almeno speravo. Anche se dovevo ancora capire cosa mi doveva perdonare. Ragazze.

Mi vestii velocemente e poi controllai l'orologio. Segnava le sette e dodici minuti. Le lezioni iniziavano alle otto e mezzo. Andai in cucina e diedi un'occhiata al frigo. Controllai gli ingredienti. C'era un sacco di roba, ma non sapendo cosa piacesse a Nicole decisi che sarei andato su un classico. Pancakes. Mi mancavano lo sciroppo d'acero e il lievito. 

Lo sciroppo d'acero, dopo averlo cercato per un pochino, lo avevo trovato, ma del lievito non c'era traccia. Rovistai per una decina di minuti abbondanti in tutta la cucina, e finalmente lo trovai. Mi misi subito a lavoro, ma per evitare di sporcarmi addosso decisi di togliermi la camicia, tanto avevo la canottiera e anche i pantaloni. 

Andai velocemente a portarli in camera per evitare di sporcarli o che prendessero delle pieghe indesiderate. Corsi nuovamente in cucina stando attento a non far rumore. Ci mancava soltanto che la svegliassi con più di un'ora di anticipo. Diciamo mezz'ora visto che non sapevo quanto ci volesse per arrivare al college. Mentre preparavo sentii il telefono squillare. Soltanto un pazzo mi avrebbe chiamato ad un'ora del genere. George. Risposi sporcando tutto il telefono di farina.

"Pronto" dissi mentre finivo gli ultimi ritocchi per l'impasto.

"Ehi amico? Pronto per cominciare?" mi chiese mezzo assonnato. Probabilmente si era svegliato per augurarmi buona fortuna.

"Sono molto teso. Aspetta che ti metto in viva voce così posso finire di cucinare" dissi appoggiando il telefono sul tavolo e dirigendomi con l'impasto verso i fornelli.

"Stai cucinando alle sette e mezza mattina? Tu sei pazzo" esordì concludendo con uno sbadiglio. Lo ignorai e presi la padella per cuocere i pancakes. Misi il primo e poi andai a sciacquarmi le mani al lavello.

"Non starai mica cucinando per conquistare il cuore della tua amata compagna di avventura vero?" mi chiese come risvegliato.

"Vuoi veramente parlare dell'argomento ragazze, George?" domandai impassibile e con una nota di cattiveria che non riuscii a nascondere del tutto visto che il giorno prima avevamo già affrontato l'argomento.

"Ehi tutto a posto? Se vuoi chiudo subito l'argomento" feci un sorriso anche se non mi stavo divertendo per niente. Andai verso la padella e misi un altro pancake togliendo il primo.

"A volte non ti capisco George. Sai che devo iniziare oggi e vuoi subito rovinarmi la giornata?" chiesi cercando di rimanere tranquillo.

"Scusami. Pensavo fosse chiusa questa storia. Ma a quanto pare per te no ancora" mi disse stavolta con un tono di voce arrabbiato. Con che coraggio si arrabbiava lui?

"Senti George devo finire di cucinare. Forse è meglio se per un po' non ci sentiamo" gli dissi prendendo poi un respiro profondo.

"Ma chi stiamo prendendo in giro Aiden? Te ti sei trasferito e il motivo mi è molto chiaro. Forse è proprio meglio non sentirsi più. O almeno per un bel po'. Fammi sapere quando ti passa" mi disse per poi chiudere la chiamata. Avrei lanciato volentieri il telefono contro il muro per il nervoso del momento.

"Ehi tutto a posto? Non stavo ascoltando ma ho sentito qualcosa. E poi cosa stai facendo?" la voce di Nicole mi fece risvegliare dai miei pensieri. Mi girai e la trovai in piedi dietro al tavolo. 

Aveva un paio di calze a rete e una gonna blu che le arrivava leggermente sopra alle ginocchia. Aveva poi sopra una camicetta bianca e un cardigan nero. I capelli erano raccolti in uno chignon ed era truccata perfettamente. Insomma, stava molto bene.

"Era un mio amico, se così lo posso chiamare. E comunque ti stavo cucinando la colazione" dissi indicando la cucina. Tornai alla padella e misi un altro pancake.

"E perché sei in mutande?" mi chiese dubbiosa anche se un po' divertita. Cavolo, mi ero scordato di andare a cambiarmi.

"So che te la dovevo cucinare io, ma ti dispiace se vado a vestirmi e te stai un attimo dietro alla cottura dei pancakes?" le domandai un po' imbarazzato. Lei scoppiò a ridere, e per un momento mi dimenticai di George.

"Va bene. Però se vogliamo andare d'accordo potresti evitare di girare in mutande per l'appartamento?" mi domandò. Non era arrabbiata. Era più una richiesta la sua. Annuii sorridendo e corsi in camera. 

Mi rimisi i pantaloni e la camicia. Presi anche la giacca e poi feci un salto in bagno. Ultimamente mi ero lasciato crescere un po' di più i miei capelli. Forse era perché il loro colore marrone pensavo che sarebbe risaltato di più con il ciuffo, ma ora che ce lo avevo, non mi piaceva particolarmente. Sarei andato da un parrucchiere. 

Mi diedi una pettinata e mi tolsi i residui di farina dalla faccia. Poi tornai in cucina mentre cercavo di aggiustarmi il colletto della camicia, non riuscendoci minimamente. Arrivai in cucina e Nicole aveva finito di cuocere tutti i pancake. Mi guardò e rise vedendomi in difficoltà con il colletto.

"Serve una mano?" mi chiese gentilmente continuando a sorridere.

"Sì, grazie, sto per strapparlo" dissi sorridendole.

"Magari siediti, sei troppo alto sennò" mi disse. Mi misi su una seggiola, e lei in un attimo riuscì a sistemarmelo.

"Grazie" le dissi. Non mi considerò e andò a prendere la nostra colazione. Li mise in tavola e poi prese dei bicchieri.

"Va bene il latte?" le feci un cenno di consenso e lei lo prese dal frigo.

"È stato un pensiero carino da parte tua. Come mai?" mi chiese mentre iniziava a tagliare il primo.

"Volevo farmi perdonare per ieri. Non volevo darti fastidio" le dissi sinceramente.

"Non fa niente. Accetto le tue scuse. Non voglio farmi i fatti tuoi, ma chi era al telefono prima?" mi chiese interessata.

"Non so come definirlo in realtà. Forse un po' di tempo fa ti avrei detto che era il mio migliore amico, ma ora penso che anche dire conoscente sia troppo. Ti dispiace se parliamo di altro? Non mi va di tirare fuori questa roba di prima mattina" le dissi senza guardarla mentre mi concentravo sui miei pancakes.

"Certo. Allora, ho sentito Will, dice che io ti porto dove seguirai i tuoi corsi, che farai con me e Justin, e se ti va, a pranzo puoi andare con Justin, Noah e Caroline. Poi ci rivediamo stasera qui" mi disse finendo il primo pancake.

"Certo, grazie" cercai di sorriderle, ma penso che il risultato che uscì non fu proprio un sorriso. Finimmo di mangiare in silenzio. Ringraziai mentalmente Nicole che aveva capito che non ero dell'umore per parlare. George era uno stronzo. La cosa peggiore era però che io senza di lui non mi sentivo me stesso. Ma effettivamente non potevamo andare avanti così, lui era fisso a cacciarsi nei guai e a farmici finire pure a me, e io non potevo più permettermi questo suo carattere, anche perché puntualmente quello che finiva nei casini ero io.

"Direi di andare, sennò non arriveremo mai in tempo" disse Nicole alzandosi e portando il piatto, le posate e il bicchiere nel lavello. Seguii i suoi passi e poi andai a prendere la borsa con il computer e i miei appunti in camera mia.

"Ci sei?" mi domandò prendendo le chiavi. Annuii ed uscimmo. Stavolta presi il cappello. La mia prima giornata stava per iniziare.


PRIMA DI INCONTRARTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora