CAPITOLO 1: Finita

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"Puoi parcheggiare qui" mi disse Nicole. Accostai e spensi la macchina. Senza aggiungere niente lei uscì e chiuse lo sportello, e io la imitai chiudendo poi la vettura. Senza aspettarmi si era avviata lungo la strada per poi fermarsi di fronte ad un sentierino che entrava in un boschetto. In quel momento si girò verso di me e mi sorrise dolcemente. Io strinsi i pugni. Cavolo se mi era mancata.

"Vieni?" mi domandò visto che mi ero fermato sul ciglio della strada di fronte a lei.

"Sì, scusami" le dissi riprendendo a camminare verso di lei. Lei mi fece un ultimo sorriso e poi iniziò a camminare sul sentierino. Quando eravamo usciti di casa le avevo detto che l'avrei portata a fare un giro, ma alla fine era lei che aveva portato me. In fondo io non conoscevo la città mentre lei ci aveva vissuto per anni.

Mentre camminavamo notai che la boscaglia era veramente fitta, tanto che gli alberi creavano una specie di soffitto naturale che faceva entrare pochi raggi solari creando così dei giochi luce-ombra magnifici. Percorremmo il breve e stretto sentiero nel più completo silenzio e quando uscimmo da esso mi ritrovai davanti un piccolo laghetto, attorno al quale c'erano molte persone. Bambini che correvano, uomini che pescavano e donne intente a prendere l'ultimo Sole estivo. Nicole si diresse poi ad una panchina verde in legno isolata dalla confusione degli altri visitatori del luogo.

"Che posto è?" le domandai sedendomi accanto a lei ma lasciando comunque una certa distanza. Lei notò che non mi ero seduto accanto a lei, ma non appena mi guardò in faccia mi sorrise nuovamente senza commentare la cosa.

"Io e Brandon lo chiamiamo il chiosco, perché quando i nostri genitori ci portavano qui ci compravano sempre qualcosa al chiosco laggiù in fondo. E quindi poi per abbreviare lo abbiamo direttamente denominato in questo modo" mi spiegò indicando con il dito una struttura in legno dall'altra parte del lago mentre ridacchiava probabilmente presa dai ricordi.

"Perché qui?" le chiesi nuovamente giocando con la mia collana.

"Non lo so. Ti ci dovevo portare la prima volta che venisti qui a New York con me, ma poi passammo il tempo in centro e così ho pensato cha almeno una volta ti ci dovessi portare, perché è uno dei miei posti felici" mi confessò guardando di fronte a sé.

"Posti felici?" le chiesi io senza smettere di guardarla. Lei si girò guardandomi e mi sorrise nuovamente.

"Sì, posti che ti rendono felice. Tu non ne hai nessuno?" mi domandò senza smettere di fissarmi.

"No, io non credo di avere posti felici" le dissi distogliendo il mio sguardo. Lei si schiarì la gola e si girò.

"Cosa hai fatto questa estate?" mi chiese dopo qualche attimo di silenzio.

"Mi sono allenato con dei personal trainer che ha pagato mio zio. Poi ho studiato e nel tempo libero ho aiutato in chiesa come volontario" le raccontai impassibile.

"Non sei mai uscito con nessuno?" mi chiese dispiaciuta.

"Come se ti dovesse importare" le dissi sprezzante, ma lei non si scompose.

"Hai parlato con George?" mi domandò avvicinandosi. Ma come se mi fossi bruciato mi alzai in piedi e mi misi al lato della panchina.

"Perché avrei dovuto?" le chiesi io stizzito. Lei sospirò.

"Non lo so. Hai sofferto molto per la rottura della vostra amicizia. Forse gli avresti voluto dare una seconda possibilità" ipotizzò lei incrociando le gambe.

"Ho finito con le seconde possibilità" dissi stringendo i pugni tanto da sentire quasi male.

"Sei cambiato tanto" disse sorridendomi mentre si spostava sulla panchina per lasciarmi spazio facendomi così risedere.

PRIMA DI INCONTRARTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora