CAPITOLO 5.2: L'inizio della fine

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Io e Jacob andammo avanti per due lunghe ore. Io mettevo il pallone a terra e lui calciava. Ne aveva segnati più di metà, ma ancora non c'eravamo, e quello che sembrava essere un brutto pomeriggio si era trasformato in uno pessimo.

"Vuoi ascoltarmi una buona volta?! Te colpisci il pallone quasi laterale. Lo devi colpire da sotto, sennò non solo non la metti tra i pali, ma neanche ci arrivi!" gli ripetei per la milionesima volta.

"Fallo te se sei così bravo" mi disse in tono seccato.

"Io ti aiuto, ma non gioco" dissi apatico.

"Guarda che se non-" lo interruppi subito, stavolta non riuscendo a non urlare.

"Sennò che? Mi rimandi a casa? Mi tagli i fondi? Fallo allora. Nessuno ti sopporterà, non ci riesco io e siamo cugini. Io accetto di aiutarti con le condizioni che hai messo, te lo prometto, te lo giuro o quello che ti pare. Ma io non gioco. Non lo tocco più quel pallone, e sicuramente non lo calciò più. Vuoi rimandarmi a casa? Perfetto. La strada me la ricordo bene!" mi guardò stranito. Non pensava che gli avrei risposto.

"Devo colpirla da sotto allora?" mi chiese cambiando argomento. Scelta saggia. Annuii ancora furioso. Detto questo riprese a calciare. Il tempo passò e ormai si era fatto sera. Avremmo continuato ma fummo interrotti.

"Ehi Jacob" mi girai. Era la ragazza del ristorante con la quale mi ero imbattuto mentre andavo al bagno. Ora che la guardavo meglio la riconobbi bene. Era Rachel qualcosa, la ex di Jacob. L'avevo vista in foto un paio di volte sul profilo Facebook di Jacob.

"Rachel cosa vuoi?" disse lui calciando un'altra volta fuori. Stava iniziando a scaldarsi.

"Mi devi rendere il mio phon ancora. L'ho lasciato nel tuo appartamento due settimane fa, ma non mi rispondi mai al telefono e sei sempre a giro" gli disse. Poi portò la sua attenzione su di me.

"Cavolo, ma cosa hai fatto te?" mi chiese avvicinandosi. Jacob fece una smorfia.

"Cosa vuoi che abbia fatto. Ha sbattuto a terra e si è tumefatto la faccia. Non è vero Aiden?" mi chiese sorridendomi. Falso che non era altro. Io lo avevo colpito, certo, ma almeno avevo avuto la decenza di non farlo in faccia, e comunque ci ero andato piano sempre a differenza sua.

"Sì, sono caduto prima. Sono messo tanto male?" le chiesi sorridendo. Mi sorrise a sua volta, e la preoccupazione sparì dalla sua faccia.

"Hai solo lo zigomo gonfio e sei un po' sporco di sangue. Sicuro di essere caduto?" mi chiese ammiccando in direzione di Jacob che si era girato. Le feci cenno di sì, anche se lei scosse la testa come per dire che sapeva che stavo mentendo.

"Jacob è dalle tre che ci alleniamo. Sono le sette quasi. Io devo andare, sennò Nicole si preoccupa" sapevo che a Nicole non sarebbe fregato niente se fossi tornato o no, ma avevo bisogno di una scusa.

"Ci vediamo venerdì alla stessa ora. Decidi tu cosa fare" mi disse per poi tornare a calciare.

"Non mi ricordo come ci si arriva al mio dormitorio, accidenti" esclamai dopo aver raccolto la mia roba. Mi tolsi la maglietta e i pantaloni e mi cambiai. La camicia oltre a essere stropicciata era anche completamente sporca di sangue visto il naso aveva continuato a gettare fuori sangue per ben venti minuti.

"Se vuoi ti accompagno io. In più non mi sembra che tu sia messo tanto bene, così magari eviti di cadere di nuovo" mi disse sorridendo e accentuando particolarmente la parola 'cadere'.

"Certo. Il mio appartamento è vicino al college di economia. Sono nel dormitorio L" le dissi finendo di prendere la mia roba.

"Perfetto. Tanto io ho la macchina. Ti ci porto e poi vado al mio" mi disse incamminandosi.

PRIMA DI INCONTRARTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora