XVI

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Annalisa rimane bloccata sulla sedia, appena le riferisco del bacio.
"Io credo che per dire queste cose alla mia ragazza, bisognerebbe prima prepararla."mi riferisce Robert, sospirando "Comunque sono felice per te, Sara. Tom mi sembra un bravissimo ragazzo.".
"Grazie."rispondo ed Anna cede in uno strillo, poi si stringe al mio collo e saltella su se stessa.
Insieme ci mettiamo a ballare dall'euforia e Robert non smette di ridere.
**********
La giornata di lavoro passa molto lenta. Non vedo l'ora di rivederlo e di passare il tempo insieme.
Appena finalmente esco dall'edificio, lo trovo ad aspettarmi. Mi lascia un bacio sulle labbra e mi chiede com'è andato il giorno di lavoro.
"Tutto bene. Sto leggendo diversi libri interessanti."rispondo.
"Non riuscirei mai a leggere tutti quei libri."si mette a ridere.
"Non ami leggere?"domando. Scuote la testa: "Quante cose non sai di me.".
"Dovresti essere il primo a sapere che Tom non è Thomas."rispondo sbuffando e lui annuisce, guardandomi con la coda dell'occhio.
Un grande condominio si apre davanti ai nostri occhi. Strane piante crescono tra i buchi dei mattoncini caduti a terra, altre invece scendono giù per le pareti.
"Ma... Tom dove siamo?"domando, scendendo di macchina. Un puzzo di spazzatura sale per le mie narici, poi mi volto dalla parte opposta a noi e noto sacchi rotti rimasti lì, sicuramente, da anni.
"Da Philippe."sorride, quasi come se la risposta fosse ovvia.
Sembrano appartamenti abbandonati, niente in confronto alle nostre abitazioni ben curate.
Apre la porta mezza rotta, poi si volta a guardarmi.
A passo lento cerco di raggiungerlo, lui sospira e prosegue: "Lo so, non è un luogo accogliente. Ma non ti succederà niente.".
"Lo so, però..."rispondo. Sono le crepe sulle pareti a bloccarmi. Se arrivasse un terremoto, credo che saremmo i primi a morire sotto le macerie.
Tom scende gli scalini che aveva appena montato e mi affianca.
"Dammi la mano."sorride ed io mi perdo nei suoi occhi. Eseguo l'ordine, sento la strana scossa che ci collega sempre, e lo seguo.
"Attenta, ci sono un po' di vetri rotti."mi riferisce, indicando un angolo.
Dopo aver salito due rampe di scale, arriviamo davanti ad una porta fortunatamente intatta. Sembra essere messa meglio rispetto alle altre di fianco.
Tom bussa più volte, poi un uomo già di una certa età appare davanti a noi sorridendo.
"Oh, Thomas! Che bello vederti!"esclama, stringendolo in un abbraccio.
L'uomo appare con una folta barba grigia, i capelli dello stesso colore e puzza di fumo. I suoi vestiti sono rotti e mal messi, decorati da chiazze di vernice.
"E questa ragazza? È la tua ragazza?"chiede, spostando con violenza Tom. Mi guarda e mi studia attentamente.
"Non spaventarla. È Sara."sorride e dietro di lui mi fa l'occhiolino.
"Beh, te la sei trovato molto carina. Io sono Steve, il vecchio Steve."ridacchia e adesso noto meglio i suoi denti gialli.
Ma nonostante il suo aspetto non molto accogliente, risulta essere molto simpatico a primo impatto. Non so, magari sono proprio i suoi occhi verdi a fare quest'effetto, che anche se sta in serio, loro ridono.
"Philippe sta arrivando."ci riferisce e ci accoglie dentro la sua abitazione.
Il divano distrutto e le carte di caramelle a terra, mi vanno nell'occhio. Tom si siede su una sedia nella cucina, come se si sentisse a casa.
"Accomodati cara, fai come se ti sentissi a casa."borbotta Steve e cerca di nascondere tutte le pentole sporche nel lavello.
"Mio figlio non mi ha detto niente. Strano."sorride ancora e l'unica cosa che pulisce con delicatezza è una fotografia sulla mensola raffigurante una signora.
"Oggi ho delle interviste. Credevo tu lo sapessi."riferisce Tom. Poi mi fa cenno di sedermi sulle sue gambe.
Mi stringe in vita e mi sposta i capelli che nel frattempo coprivano la sua visuale.
"Avete ragione. Devo far accomodare le sedie."borbotta ancora Steve guardando le sedie mezze rotte "Ma no Tom, non sapevo niente. Avrei dato una sistemata se mi avesse detto che portavi la ragazza.".
Tom non ribatte quell'affermazione ed io mi volto a guardarlo. Mi mostra un sorriso confortante e continua a parlare delle ultime notizie.
"Sei sul giornalino, comunque."sorride ancora ed indica un giornale stropicciato sul tavolo.
Steve mette i suoi occhiali tondi, accavalla le gambe e inizia a leggere a voce alta.
Nonno.
Solo lui appare nella mia mente in quel
momento. L'immagine di nonno che si comportava esattamente nello stesso modo quando doveva iniziare una lettura di qualsiasi genere.
La sua voce fluida e semplice, si differenza dal suo aspetto esteriore. Tom rimane in ascolto mentre quell'uomo legge le notizie inventate sull'attore. Accarezza i miei capelli e la mia schiena, mentre gioco con i suoi braccialetti.
"Esagerano sempre le cose."sospira. E in quel momento, ad interrompere l'atmosfera, appare un ragazzo totalmente il contrario dal vecchio. Alto, ben vestito, i capelli sono di un nero scuro e ben pettinati. L'unica caratteristica che li accomuna sono gli occhi verdi.
"Oh Tom."rimane sorpreso a vedermi sulle sue gambe. Mi alzo, Tom fa lo stesso e lo saluta.
"Chi sei?"chiede, confuso.
"Sara, lei è Sara."mi supera nel rispondere Steve come se gli piacesse tanto biascicare il mio nome.
"Papà, hai presentato la casa in questo modo?"chiede ancora quel ragazzo e da quella domanda capisco che si tratta proprio di Philippe.
"Vieni di qua Tom, dobbiamo parlare."mi mostra un sorriso beffardo il ragazzo e si allontana insieme all'interlocutore.
Steve mi sorride e mostrandomi dei resti di lasagne borbotta: "Hai fame?".
Sorrido, poi scuoto la testa e lui ricambia il gesto gentile.

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora