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"Potremmo cucinare noi, se ti va." chiedo alla mia migliore amica, appena rientriamo in casa. So che non si fida delle mie abilità, però il fatto che Tom mi affianchi in questa avventura la rende molto più fiduciosa.
"Verrà pure Robert, quindi vi conviene cucinare per cinque."specifica il numero, voltandosi verso il volto arrabbiato di Noah. So che avrebbe preferito che fossimo solo noi due questa sera, magari con l'occasione di buttare fuori di casa pure la mia migliore amica, ma non gli permetterò di rovinare questa serata dove potremmo divertirci tutti insieme.
"Non so se rimarrò."la riprende il mio amico, fissando Tom che nel frattempo indossa il grembiule da cuoco.
"Perché? A noi fa piacere."rispondo. Annalisa tossisce ed io le tiro una gomitata: "Io vado al piano di sopra, Tom credo in te."si volta verso di lui. La vedo canticchiare l'ultima hit di Harry Styles e scomparire sulle scale.
"Perché?" chiedo, nuovamente. Noah si stringe nelle spalle, poi si alza e borbotta: "Vado a fumare.".
Sento la porta chiudersi ed in quel momento Tom mi guarda con lo coda dell'occhio.
"Sembra geloso."commenta, preparando la pentola per poterci cucinare il vitello impanato e fritto.
Abbiamo deciso di cucinare le Milanesi, tipiche di Milano. Tom ha cercato più volte di capire come poterle fare, ma è arrivato alla conclusione che non l'ha mai cucinate. Ha aggiunto, in seguito, che è fiero di poter imparare a cucinare qualche piatto italiano.
"Noah è un po' così." lo avverto, togliendo il grasso in più parti possibili. Lui spacca un uovo e lo rovescia in un piatto di plastica.
"Sarebbe?"chiede ancora, interessato all'argomento.
"Il mio collega e un mio carissimo amico."rispondo.
"Amico?"domanda. Entrambi alziamo lo sguardo dal piano lavoro e ci fissiamo, in attesa di una mia risposta: "Sì, solo amico.".
"Beh, per lui non credo sia la stessa cosa."insiste, sorridendo. Poi mi aiuta ad impanare il vitello, dopo averlo immerso nell'uovo.
"Le mani appiccicose..."me le mostra davanti alla faccia ed io faccio dei passi all'indietro per evitare di essere sporcata.
"Tom!" esclamo, e lui si mette a ridere. Il suo sorriso, in quel momento, manda in confusione ogni mia emozione. Riesco a guardarlo con occhi diversi, di già, a confronto del primo momento che mi si è presentato davanti. Vorrei sapere qualcosa di più di lui, vorrei davvero conoscerlo fino in fondo finche il tempo me lo permetterà.
"Perché Notting Hill?" domanda, mentre gli passo la prima fetta da mettere sulla padella. La gira nell'olio fritto, tappandosi con il coperchio. L'immagine sembra quello di un cavaliere in battaglia che si ripara dalle frecce degli avversari con il proprio scudo.
"Gli schizzi non ti mangiano." lo riprendo, ignorando la sua domanda. Adesso non c'è tempo di parlare di me. Lui si mette a ridere imbarazzato e si schiarisce la voce.
"Devi sapere."inizia a raccontare mentre, ad una determinata distanza, cerca di girare le cotolette "Che quando ero piccolo rimasi scioccato perché degli schizzi bollenti mi arrivarono sul dito. Un mio amico, che era lì con me, mi disse che sarei dovuto andare al pronto soccorso e che a suo fratello gli avevano tagliato il dito.".
La risata rimbomba in tutta la casa, immagino un piccolo Thomas preoccupato e credulone delle storielle del suo amico.
"Non sto scherzando."sghignazza. Sto lacrimando, lo ammetto.
"Allora, se tu me lo avessi detto prima, ci sarei stata io ai fornelli."dichiaro.
Scuote la testa: "Devo fare anche il cavaliere, non credi?". Mi chiedo se mai sappia leggere nella miamente. Sorrido, lui si morde il labbro imbarazzato.
"Sarei tanto curiosa di sapere a cosa si riferisse il tuo amichetto." commento, appena avvolgo nel pane grattato un'altra fetta.
"Se vuoi saperla tutta, sono corso da mia madre allarmato urlandole di chiamare immediatamente il 118 e che stavo per morire." racconta ancora "Ricordo che, agitata come è sempre stata, si preoccupò più di me e quando le spiegai cosa mi era successo, si arrabbiò e mi disse: -L'attore sai farlo proprio bene, piccolo monello.- Ho ancora le sue parole impresse nella mente.".
"Non aveva tutti i torti." lo riprendo, appena noto che il suo tono di voce è diventato più dolce e malinconico.
"No, per niente. Senza mamma sicuramente non avrei avuto tutta questa convinzione..."sorride. Deve mancarli molto la sua famiglia, ma cerca di non mostrarlo molto.
"Rispondendo alla tua domanda." riprende subito, alzando il tono della voce e tornando allegro "Al fratello del mio amico avevano ingessato il dito perché se l'era solamente rotto per colpa di una pallonata. Non so precisamente cosa gli passò per la testa.".
Le nostre mani impastate e l'odore dell'uovo mescolato con il fritto, inonda le nostre narici.
"Siamo messi davvero bene." commenta, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Menomale ho indossato il grembiule, sennò avrei dovuto mettere a lavare tutto il vestitino. Presa dalla furia e dal momento, non ho avuto nemmeno il tempo di andarmi a cambiare.
"Che ci fai tu qui?" sento la voce arrabbiata di Robert che si riferisce, sicuramente, a Noah. I due sono cugini di secondo grado, entrambi non si sopportano più di tanto. Robert, ci ha sempre raccontato, che fin da quando erano bambini, il mio collega di lavoro faceva il "sapientino" e si metteva al centro dell'attenzione. Per questo, fin da subito, tra loro non scorre buon sangue. Ma non mi sono mai stupita di queste informazioni.
"Sei sempre nel mezzo." lo riprende ancora.
"Sara!" esclama poi, appena mi vede, smettendo, di conseguenza, di discutere con Noah.
Si blocca, non appena dietro di me nota Tom. Le sue espressioni cambiano dal sorpreso, al felice, al non capire se stia sognando o tutto questo sia la realtà.
"Tom, lui è Robert, il fidanzato di Annalisa. Robert, lui è Tom." gli presento.
"Scusami se non ti stringo la mano, ma sono tutto..."si scusa il ragazzo dagli occhi azzurri, mostrando la nostra condizione dopo aver cucinato.
"Tranquillo, non ti preoccupare. Sono felice di conoscerti." risponde Robert, mostrando un grosso sorriso "Spero che la mia ragazza non sia svenuta o abbia fatto commenti del tipo:-Tu non puoi essere Tom Felton.- Mi scuso immediatamente da parte sua, in quel caso.".
"No, tranquillo. Annalisa è di sopra, comunque, ora le dico di scendere che dovete apparecchiare." riferisco, salendo le scale. Faccio cenno a Tom di seguirmi al primo piano.
Si guarda d'intorno, fermandosi ad ammirare le foto attaccate alla parete. Poi si sofferma sull'ultima emi guarda, con occhi sorridenti.
"Credo di non essermi tolta quell'abito per una settimana intera." ammetto. Nella foto sono raffigurata con la divisa di Hogwarts da Serpeverde e una scopa impugnata nella mano destra. Ma quello che va più nell'occhio è il sorriso a trentadue denti da latte e le codine strette che scendevano sulle spalle.
"Non volevo appenderla." proseguo "Ma Annalisa ha insistito. Adora quella foto.".
"È bellissima, veramente." commenta "Mi sarebbe piaciuto conoscerti in quel periodo, magari saresti potuta essere un personaggio della saga.".
A quell'affermazione, sento tutti i miei desideri di quando ero bambina ricapitolare nella mia mente.
Avverto Annalisa di andare ad aiutare il suo ragazzo, lei abbandona il lavoro che si sta portando avanti e quando arriva all'inizio della scalinata, borbotta: "So Tom che ti sei fermato a vedere quanto è bella la mia migliore amica.".
Non ci credo che l'abbia detto veramente.
"Non poteva non cadermici l'occhio." risponde l'interlocutore, ed insieme si mettono a ridere mentre io cado in un immenso imbarazzo.
Davanti allo specchio, mentre ci puliamo da tutti i granuli di uovo mischiati con il pan grattato, lui mi ammira da quel riflesso. Sorride, mentre struscia le sue mani ed io ci esamino insieme: due ragazzi sconosciuti conosciuti per caso, tra le note di una canzone. Due ragazzi immaginabili, ma che nei loro sogni si ritrovano qua a guardarsi mentre le loro labbra prendono una forma all'insù.
Un suo schizzo d'acqua sul volto, mi fa distrarre da quell'immagine.
"A che pensi?" chiede, facendomi tornare sulla terra ferma.
"Niente. "sorrido, e ricambio quel gesto "Vado a cambiarmi, tu scendi pure...".

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora