LIV

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Varcando la soglia di casa, faccio un respiro profondo.
I miei genitori sono seduti sul divano della cucina a ridere alle battute di Barney in "How I met your mother". Conoscono abbastanza bene l'inglese, visto che entrambi mi hanno sempre raccontato di essere stati primi della classe in tutti gli anni di studi.
L'unica cosa positiva che riesco a riconoscerli adesso è che si rivolgono a Tom nella sua lingua natale, così da non metterlo ancora di più in imbarazzo.
"Legg... non ti muovere... Dario!"riporta Tom, eccitato al vedere di quella serie alla televisione.
"Oh, sono tornati."deglutisce mamma indifferente, alzandosi e spegnendo la tv.
"Il cane?"prosegue, stringendosi al braccio del marito per paura che Willow sbuchi con il suo dolce musino.
Sto per fare una battuta, quando Tom mi supera riferendo: "L'ho accompagnata da un caro amico di famiglia. Per questi giorni starà là.". Il suo tono di voce risulta malinconico e cupo, ma è relativo al fatto che soffre molto la divisione da Willow.
"Dove siete stati?"domanda papà, schiarendosi la voce.
"Ad una casa famiglia."rispondo, con noncuranza e Tom mi tira un colpo nel braccio per incitarmi almeno a fare un sorriso grazioso.
"Possiamo mangiare allora? Voi non avete le abitudini a mangiare presto?"protesta, impetuosa, mia madre, strofinando le mani tra loro.
"Beh, avresti potuto preparartelo da sola. La cucina si utilizza nello stesso modo di come si usa in Italia." attacco. Tom cerca di trattenere le risate e appena mi volto a guardarlo, lui si ricompone e finge che non abbia fatto niente.
"Non metto mani dove non è mio."si difende mamma, sedendosi sullo sgabello di fronte al tavolo ad isola.

Così Tom si mette ai fornelli e prepara qualche sua specialità ed io, nel frattempo, lo aiuto con le verdure.
I due invitati, o meglio "coloro che si sono auto invitati", o meglio ancora "coloro che si sono fatti trovare in casa mia senza preavviso", si siedono sul divano a commentare ancora la puntata che hanno appena finito di vedere.
"Devi parlarci." farfuglia Tom, tirando nella pentola la pasta necessaria.
"Non me la sento."mi impongo.
"Abbiamo fatto una promessa e va rispettata, signorina."mi ricorda, lasciandomi un bacio sulla fronte.
Appena seduti attorno al tavolo, papà non smette di vantarsi del suo lavoro che garantisce di andare a gonfie vele non mettendo, però, parola sul buonissimo piatto cucinato da Thomas.
"Allora siete stati ad una casa famiglia, come mai?"domanda mamma, dopo aver lodato papà nelle sue capacità lavorative.
"Non possiamo andarci?"chiedo, infastidita.
"Oh, certo. Ma hai qualcuno lì?"si rivolge a Tom che a bocca vuota risponde: "No, semplicemente sono miei grandi fan e andarli a trovare non li fa che felici.".
"Quando andrete in California?"cambia argomento papà, come se il precedente non gli interessasse abbastanza.
"Non lo sappiamo al momento, signore."risponde ancora Tom, rimanendo calmo a quella richiesta posta in modo meschino.
"Quindi ci porti la nostra Sara più lontana da noi. È deciso, Tom Felton."ribadisce mamma, portando il calice di vino alla sue labbra colorate di un rosso accesso.
Stringo il pugno sul tavolo.
Thomas accarezza il mio braccio al vedere della mia reazione ma so che non ce la farò a trattenermi ancora. Quelle persone sono così intransigenti, menefreghiste e superficiali.
Non riesco a capire come posso essere loro figlia.
"Siete voi che vi siete allontanati da me, giorno dopo giorno."puntualizzo, alzandomi in piedi con tutta la forza che ho.
Mamma si sposta indietro, papà accenna un sorriso accattivante.
Questa è la reazione che avrebbero voluto vedere ed io, al limite della sopportazione, li sto accontentando.
"Siete venuti qua per allontanarmi da Tom, non è così?"domando, guardando prima l'uno poi l'altro.
"È troppo presto perché tu vada via con questo attore."risponde mamma, indifferente.
Tom tamburella le dita sul tavolo esasperato, poi mette gli occhi al cielo e da sotto al tavolo noto la sua gamba barcollare.
Sta per scoppiare, ma non so con quale forza e con quale dono stia trattenendo tutta la rabbia.
"Il mio ragazzo si chiama Thomas, non Tom Felton, prima di tutto."specifico, tirando un colpo sul tavolo. Ma loro rimangono ancora impassibili.
"Thomas, scusami."mormora mamma, con sarcasmo.
"Thomas Andrew."la riprende Tom, con espressione seria "Mi chiami Thomas Andrew, signora.".
Lo guardo, lui fa lo stesso e contemporaneamente accenniamo un sorriso. La lealtà che nasce piano piano dentro di noi, ci fa divenire ancora più complici.

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora