XXXXII

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"Cos'è questo rumore?"chiede Annalisa, staccandosi dal mio corpo. Si è decisa a dormire con me, abbracciandomi, così da potermi dare conforto.
È notte fonda, l'orologio che illumina il muro segna le tre e mezza.
Ho gli occhi gonfi e una pila di fazzoletti bagnati accanto al letto.
Noah si è fermato in casa nostra, dormendo sul divano al piano di sotto, perché ritiene Annalisa troppo emotiva per trattenermi. La mia migliore amica se l'è presa, hanno litigato, ma alla fine risulta essere sempre la solita replica.
Mi alzo dal letto, ancora assonnata, e sento il battere di un pugno sulla porta al piano di sotto.
"Ma che cazzo è."esclama Noah e appena scendiamo le scale, lo vediamo stringere una padella tra le mani, con aria di sfida mentre punta la porta d'ingresso.
"Sei ridicolo."lo riprende la mia amica. Il cuore mi batte più forte, ma perde un battito appena la porta si apre.

"Tom?!"esclamiamo all'unisono.
"Cosa fai, bastardo?"chiede a Noah, indicando la sua padella e facendosi spazio in casa.
"Cosa fai tu qua."lo riprendo.
"Sono venuto a riprenderti."risponde, come se fosse scontato e si siede sulla sedia della cucina.
"È notte fonda."puntualizzo, raggiungendolo "Ti pare normale venire a bussare alle tre e mezza di notte?".
Lui annuisce e la sua non è affatto ironia.
"Dobbiamo parlare."mi informa, facendomi annegare nei suoi occhi blu iniettati da lacrime.
I segni sul suo volto mi fanno rabbrividire.
"Dici?"lo riprendo con sarcasmo.
"Per favore, puoi venire con me e ne parliamo?"domanda ancora, supplicandomi.
"Sono le tr..."inizia Noah, ma lo blocco con un gesto della mano e proseguo: "Va bene, okay. Fammi vestire.".
Mentre mi vesto al piano superiore, percepisco l'atmosfera tesa provenire da quello inferiore. Annalisa si sta facendo un tè per stare più tranquilla, mentre Noah discute con Tom ma quest'ultimo nemmeno lo ascolta.
"Sono pronta."lo raggiungo. Poi mi volto verso i miei amici e borbotto: "Posso lasciarvi da soli senza che vi ammazziate?".
Si mandano sguardi di sfida, ma Annalisa mi tranquillizza dicendo che in qualche modo sopravviverà.
"Dove vuoi andare?"chiedo salendo sulla sua autovettura. Ma lui prosegue in silenzio, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
"Tom almeno rispondi!"lo riprendo e noto che imbocca una strada diversa dalle solite. Poi sbuchiamo in un parcheggio, di fronte ad un grande edificio che pare abbandonato.
"Sono le quattro."gli ricordo e lui annuisce.
"Beh, per questo dovevo scegliere un luogo dove non davano fastidio a nessuno. Non credi?".
Sfila delle chiavi dalla tasca e apre un grande portone di legno.
Un mondo diverso si apre davanti ai nostri occhi: pare essere un vecchio teatro, un luogo destinato a più lavori ma tutti appartenenti al mondo della recitazione.
Un grandissimo palcoscenico, delle seggiole rosso sbiadito, degli strani quadri attaccati al muro e diversi riflettori ormai a pezzi.
Balbetto un po' prima di entrare e noto che lui mi guarda con un mezzo sorriso sul volto.
"Ch... Che bellezza."deglutisco.
"Lo so."risponde, quasi come se lo vedesse per la prima volta. Ma appena lo noto perso in quel luogo, aggiungo: "Questo non significa che mi sia dimenticata tutto.".
"Qua potrai urlare quanto potrai. Nessuno ti sentirà."mi informa con sarcasmo e si siede su una poltroncina di fronte a me.
Si morde il labbro con lentezza e allarga le gambe, mettendosi in ascolto.
È irresistibile.

"Ho sbagliato, lo ammetto."inizia, appena incrocio le braccia al petto e attendo sue parole "E mi sono spiegato male.".
"Non mi hai fermata."gli ricordo e mi si stringe il cuore. Lui abbassa lo sguardo e annuisce.
Discutere in questo posto, rende tutto così complicato. Mi pare di dover andare contro un luogo storico, abbandonato, ma così perfetto.
"Perché non mi hai fermata? Perché allora ora sei tornato?"continuo ad insistere, distraendomi e avanzando verso di lui.
"Perché solo quando te ne sei andata ho capito veramente quanto tu sia importante per me."dichiara, con tono sincero.
Cerco di balbettare qualcosa, ma quella frase ha creato un blocco dentro di me.
"In più Steve mi ha fatto riflettere."prende fiato "Piangeva, mi urlava contro che avevo fatto scappare la sua Sara.".
Risento le urla strazianti di Steve rimbombarmi nella mente.
"Da quel termine ho capito tutto."mi dichiara "Ho capito che non sei solo la mia ragazza. Ho capito che non sei solo colei per cui provo un amore così grande da aver paura io stesso di questa emozione. No, tu sei di più Sara. Tu sei la mia famiglia, sei la parte che mi completa ogni giorno. Tu sei la donna più bella e forte che abbia mai conosciuto. Guardaci, guardami."mi ordina.
Ed io alzo quello sguardo su di lui che nel frattempo avevo abbassato per non far notare gli occhi gonfi di lacrime.
Si avvicina con lentezza e prosegue: "Mi sono spiegato male, due volte. Lo ammetto. Io ti amerei anche con la distanza di mezzo, non mi importa. E tu non sei come Ross, tu non sei lei. Tu sei Sara. Tu sei la mia Sara. E se stasera mi sono fatto ridurre così è perché l'amore che provo per te, l'amore che provo per la nostra relazione, mi fa fare cose folli. Non ho mai fatto risse con qualcuno, figurati per una ragazza.".
Abbozzo un sorriso e lui mette i miei capelli dietro l'orecchio con dolcezza, continuando: "Ma non potevo sopportare che le mani di quegli esseri stessero toccando la mia persona.".
I suoi occhi luccicano e pare vederci il riflesso dei miei. Non riesco a trattenermi. Mi butto sulle sue labbra e lui comincia ad accarezzarmi ogni curva del corpo.
"Ti amo."sussurro.
"Ti amo anch'io."sussurra. Indietreggiamo velocemente, poi si siede su una poltrona e prosegue a baciarmi. Prima il collo, poi posa le sue mani gelide sotto la mia maglietta.
"Sei sicuro che..."mi guardo intorno.
"Siamo solo io e te."borbotta a bassa voce avvicinandosi al mio orecchio ed un brivido percorre la mia schiena. Slaccio i suoi pantaloni e una vampata di passione nasce nei nostri corpi nudi.

"Questo luogo è veramente splendido."dico, rimettendomi la maglietta e i pantaloni. Lui mi fa segno di sedere sulle sue gambe ed insieme ammiriamo il palco davanti a noi.
"Ci venivo spesso qua, sai? Ci ho messo un po' di tempo a trovare il coraggio di metterci piede"ammette con un mezzo sorriso sul volto "E mi promisi che un giorno ci avrei fatto uno spettacolo, recita o concerto che sia...".
"Cosa aspetti?"chiedo. Lui incurva le sopracciglia e si mette a ridere.
"Hanno chiuso questo posto da anni."mi dichiara, con tono nostalgico "Ed io naturalmente non ce l'ho fatta.".
"Ma noi ci siamo dentro."rispondo, quasi turbata da questo suo modo di non avere speranza.
"Beh, perché ho le chiavi."mi informa, confuso.
"Adesso tu sali su quel palco e fai il tuo concerto. Alla fine ricordi che io sono una tua fan, vero?"domando. Devo ammettere che questo particolare me l'ero dimenticata pure io. È strano passare tutte le giornate in sua compagnia e ricordare quanto andavo pazza per lui da bambina. Ormai pare conoscerlo da una vita.
I suoi occhi sorridono, poi si alza in piedi e corre verso il retro scena. Poco dopo appare da dietro le quinte ed io comincio ad applaudire.
"TOM FELTON! TOM FELTON!"esclamo a gran voce e la perfezione dell'acustica cala nell'edificio.
"Tu sei pazza."mi riprende sorridendo, sedendosi su uno sgabello in mezzo al palco.
"Con cosa inizio?"mi urla.
"Hawaii, ovvio."rispondo applaudendo e lui comincia a cantare a cappella, visto che gli unici strumenti presenti sono decisamente a pezzi.
La sua voce dà una perfetta armonizzazione al luogo ed io cerco di non far sentire la mia voce stonata, sennò rischierei di rovinare l'atmosfera.
Tom è adatto al palco. Lui è nato per stare sotto i riflettori. Lui è nato per essere quello che ama.
Mi fa l'occhiolino appena comincio a saltellare tra le poltroncine, e si mette a ridere appena quasi inciampo in un gambo.
"Ora vorrei far salire sul palco la mia fan numero uno: Sara!"esclama, alla conclusione delle altre sue bellissime canzoni. Così lo raggiungo ed un mondo diverso si presenta davanti ai miei occhi.
Non avevo mai visto dalla prospettiva di un'artista, non avevo mai nemmeno sfiorato questo mondo.
Chiunque si posizioni su un palco ha un ruolo importante perché esso sarà notato da ogni persona presente. Così succede anche nella vita comune degli artisti, così è successo con Tom.
Solo salendo qua, guardando ogni dettaglio del mio panorama, mi rendo conto che essere esposti al pubblico non è semplice. Ma Tom è la prova che quando si ama un mestiere, se ne ama ogni particolare.
Ed io sono la prova che quando si ama una persona, si lasciano da parte le più grandi paure.
Ma insieme siamo la rappresentazione che amarsi possa fare male, ma che gli ostacoli possono essere superati se si ama veramente.

Siamo quasi a 1000 like, sono veramente felicissima. Sono contenta che la storia vi stia piacendo e soprattutto che riusciate a immedesimarvi nel personaggio di Sara perché è questo il mio scopo.❤️

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora