XXXVII

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In questa settimana il pensiero di avere una famiglia mi ha distratta più volte. Sì, la presenza di Alex a casa nostra, lo scorso giorno,  mi ha resa felice ma nello stesso momento più vicina al mio sogno.
Mi sveglio con Tom accanto che sbava sul cuscino e biascica qualcosa che non riesco a comprendere.
Appena prendo il telefono e accedo ai social, i commenti si sono duplicati rispetto all'altro giorno e a quello prima. Alcuni positivi e graziosi da leggere, altri invece non mi lasciano in pace. Gli insulti ormai sono diventati qualcosa di monotono sotto le mie foto, per non parlare delle domande riguardanti lo stipendio di Tom rispetto al mio. Mi reputo una persona troppo sensibile, lo ammetto, ma credo che anche alla persona più indifferente darebbe un senso di fastidio.
Steve canta già le canzoni dei Queen nella stanza accanto. Ancora non siamo tornati nella casa di Tom, anche se lui e Philippe non fanno altro che discuterne.
Così mi alzo e vado a farmi una doccia, per far scivolare ogni pensiero negativo. Ma appena esco, mi rendo conto che l'agitazione non se n'è assolutamente andata.
Quando torno in camera, Tom dorme ancora con la bocca socchiusa e il braccio steso dalla mia parte, sicuramente convinto che io sia ancora lì.
Mi piace vederlo dormire: è così bambino e nello stesso tempo attraente.
Gli lascio un bacio sulla fronte e lui non si ostina a svegliarsi, così mi dirigo in cucina.
"Buongiorno Sarina!"esclama Steve ballando sulle note di "bohemian rhapsody" e dando il suo meglio sulla parola "mama".
"Buongiorno a te."rispondo, sedendomi.
Steve, tutte le mattine, mi prepara il latte sul tavolo e un dolce accanto. Non posso che adorarlo.
"Stamani mi sono svegliato per prepararvelo."mi riferisce sorridente.
"Non devi, lo sai."lo riprendo, rimanendo a fissare un punto nel vuoto.
"Sai che io ci sto male se non lo faccio."mi risponde, abbassando la musica. Ma non riesco a smettere di perdermi tra i miei pensieri. Ho un malessere indecifrabile e devo assolutamente trovare un modo per scacciarlo. Non ricordo bene la sensazione precisa di quando mi succedeva da adolescente.
Ricordo solo che soffrivo di attacchi di panico e per un periodo ho dovuto frequentare una psichiatra che mi ha aiutata, grazie anche a delle pasticche.
Mi prendevano a scuola, a casa, nei luoghi meno o più affollati. Era un mostro che nasceva nel mio corpo, ogni volta.
Sono riuscita a scacciarlo, in qualche modo e mi sono sempre sentita potente appena notai che si era finalmente calmato.
"Sarina, tutto bene?"chiede Steve, spegnendo la musica.
Annuisco e lui si siede davanti a me a studiarmi un po'. So che non mi crede e fa bene, ma non posso dargli pure questo peso.
Quando prendo l'occorrente per il lavoro, Tom sta ancora dormendo. Non so dove trovi questa voglia di dormire ancora e soprattutto non si svegli per i rumori che fanno Steve e Philippe alla mattina, sbatacchiando gli armadi.
Sono voluta ritornare a lavoro. Credo che lavorare da casa sia davvero qualcosa di troppo diverso. Leggere un libro in una stanza dell'abitazione o leggerlo nel mio ufficio, risultano due luoghi completamente differenti.
Tutta bendata per non farmi riconoscere, prendo la metro e riesco a sedermi, visto la pesantezza alle gambe. Mi sembra tutto così surreale e quelle parole orribili rimbombano nella mia testa. È solo un insieme di pensieri che creano questa situazione di imbarazzo.
Alcune ragazze mi fissano da lontano, quasi come se mi avessero riconosciuto e quella sensazione mi mangia dentro.
Appena esco dalla porta principale, vedo due ragazze venirmi incontro.
"Sei la fidanzata di Tom?"chiede una di loro. Non so come abbiano fatto a riconoscermi e l'ansia assale il mio corpo.
"No."mento e mi sento una persona orribile per questo. Magari erano ragazze felici di vedermi, magari volevano solo una foto o  solamente un'informazione. Ma non posso che non pensare che potrebbero attaccarmi con le parole e con insulti che poi mi porterei dietro.
Così a testa bassa le supero e per fortuna loro non mi inseguono più.
Noah è fuori dall'edificio a fumare una sigaretta. Appena mi intravede, prosegue a fissarmi fino a che non arrivo di fronte a lui. Dopo averlo lasciato fuori dal ristorante la scorsa volta, Noah ha preso un po' di distacco da me. Ma comunque pare non volersi arrendersi alle sue tentazioni.
"Buongiorno, signorina."mi sorride. Ci manca iniziare una discussione con lui questa mattina.
"Buongiorno."mi limito a rispondere, prima di recarmi nel mio ufficio.
Chiudo la porta e finalmente posso togliermi tutto quello che ho addosso. Mi sento libera, finalmente, anche se ancora ho quel dolore incessante.
Ma dopo aver letto la prima pagina di un nuovo racconto, la mano destra comincia a tremarmi e i pensieri a risalirmi. Gli insulti, il senso di colpa di aver lasciato lì quelle ragazze, il bisogno di avere una famiglia e non riuscirne a parlare.
Poi di conseguenza tocca la gamba, poi ancora il braccio. Improvvisamente sento un peso davanti, vicino al cuore, che mi fa affannare.
Non riesco più a connettere, non riesco più a capire. La testa mi è pesante ed ho la sensazione che il cuore si stia prendendo tutta l'aria presente nel corpo per poter accelerare il battito in questo modo.
Non riesco nemmeno a parlare, non riesco più a capire dove mi trovi. I miei occhi si chiudono piano, poi cercano di riaprirsi.
Sento una voce soffusa, una voce che pare urlare e chiedere aiuto.
"Sara, apri gli occhi!"mi ordina qualcuno posto davanti a me e appena i miei bulbi oculari connettono un po' noto che si tratta di Mr. Morris.
Ma non riesco a smettere di tremare. Non riesco a capire e a connettere. Sono fuori luogo, non sono più in me stessa. Non sono più Sara.
"Sara, ascoltami. Soffia qua dentro."corre in soccorso Federica, presentandosi con un sacchetto.
Poi una voce forte e decisa fa eco in tutto l'edificio: è quella di Tom.

Scrivere questo capitolo mi ha colpita molto. È difficile descrivere a parole la sensazione di un attacco di panico, ma soffrendone ho cercato di metterci le mie sensazioni.
Ricordatevi sempre che è solo un brutto mostro da scacciare via e che voi sarete sempre più forti.

Spero che vi piaccia❤️

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora