Verso l'ora di cena e dopo aver giocato per ore a immaginarci come maghi della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, usciamo dal cancello mentre Alex ci guarda con volto triste dalla finestra della sua camera. Con la sua manina ci saluta,mentre Cristina lo tiene per far sì che non si esponga troppo.
"Sara viene con me."dichiara Tom, con tono freddo, appena arriviamo di fronte alla macchina di Philippe.
"Oh,grazie."risponde, ironicamente, Noah.
"È già tanto se non ti ho ancora strozzato. Ringraziami."borbotta Tom, scuotendo il dito ammonitore in direzione dell'interessato.
"Grazie!"esclama Noah, con sarcasmo, mostrando una smorfia con il volto "Sei sempre molto gentile.".Nella nostra macchina non vola una mosca. Di sottofondo passa alla radio "impossible" del nostro amico James Arthur, mentre Tom fissa la strada deserta ed io ammiro fuori dalla macchina le poche persone che passeggiano.
Ci fermiamo ad un semaforo e vorrei assolutamente che divenisse verde, all'istante. Ricordo ancora la prima volta che ci incontrammo: nel tragitto per riaccompagnarmi a casa, ci fermammo proprio qua. Ed io desideravo con tutta me stessa che questa sosta durasse per sempre.
Eppure eccoci adesso, a giurarci il per sempre ma ad allontanandoci ad ogni passo di più.
Odio il suo silenzio e lo temo, più di quello di mia madre quando da piccola, invece di rimproverarmi, aspettava di scendere dall'autovettura. Quella donna è sempre assomigliata al diavolo.
Ma a differenza di mia madre, temo il silenzio di Tom perché ho paura che un giorno possa mettere fine a tutto questo.
"Possiamo parlarne?"borbotto, voltandomi.
Si morde il labbro e, con espressione neutrale, quasi come si aspettasse che prima o poi avrei aperto bocca, si mette in ascolto.
"Di cosa dovremmo parlare, Sara?"domanda, sospirando.
"Magari del perché scappi ogni volta che viene fuori una discussione. Dici a me di affrontarla, ma poi sei il primo ad andartene."rispondo, cercando di tenere un tono calmo e rilassato.
"Oh, certo."deglutisce, poi batte sul volante e fa partire il clacson per sbaglio.
"Tom, sono stufa di dovere venirti a riprendere ogni santa volta. Avevo bisogno di te oggi. Invece mi hai lasciata sola -e sottolineo più volte la parola "sola"- insieme ai miei genitori. Ho dovuto inventarli di avere mal di testa per starci alla larga."dichiaro, alzando il tono.
"Allora non farlo più, non venirmi più a cercare."dichiara, dilatando le narici, ma so che si sta pentendo di quello che ha appena detto. Lo noto dai suoi occhi che non cercano più i miei, consapevole che in quel caso la situazione potrà peggiorare ulteriormente.
Poi si ferma qualche isolato più distante, accostando in un parcheggio di autobus abbandonati dove solo due lampioni illuminano il luogo.
Si slaccia la cintura di sicurezza e si volta verso la mia direzione.
E come immaginavo, adesso che mi guarda negli occhi, sembra che le parole si blocchino improvvisamente e tutto pare cadermi addosso.
Ma faccio un respiro, faccio mente locale di quello che avrei voluto riferire e rispondo: "No, io continuo a farlo perché ti amo.".
Lui socchiude la bocca, abbassa lo sguardo e si rivolta verso il volante.
Il momento pare bloccarsi, in questo luogo così abbandonato e solo.
Poi da segni di vita con grossi respiri, prima di borbottare:"Non ce lo diciamo mai. Che ci amiamo, non ce lo diciamo mai.".
"Se la metti così sembriamo una vecchia coppia."ironizzo, non so con quale coraggio.
Ma ha perfettamente ragione. Io e Tom ci diciamo raramente di amarci, quasi come se questa parola ci appartenesse e fosse stampata dentro di noi così che non ci sia il bisogno di rammendarla ogni volta.
"Vieni qua."mi dice, tirando indietro il sedile e tamburellando sulle sue gambe.
Così mi siedo sopra di lui e mi guarda dritta negli occhi.
"Non so affrontare certi problemi."ammette, con voce strozzata "Ed è sempre stato un mio difetto.".
"Unico difetto."lo correggo, con sarcasmo, e lui accenna un sorriso.
"E perché non metti in pratica quello che mi hai detto questa mattina?"domando turbata, appena mi ricompongo.
"Ho perso degli amici per questo. Ma ormai è più forte di me, non ho mai avuto stimoli esterni."continua, accarezzandomi i capelli con dolcezza.
"È una scelta intrinseca, Tom."lo riprendo all'istante "Devi essere te a doverti mettere in testa che non puoi fuggire sempre.".
"Siamo uguali su questo, non credi?"accenna un mezzo sorriso, poi con sguardo dolce ritorna ad osservarmi il volto.
"Sì, ed è per questo che dobbiamo imparare l'uno dall'altro"dichiaro, prendendo il suo viso tra le mani.
Lui adesso sorride, così sereno e tranquillo quasi si fosse tolto un grosso peso che ha sempre tenuto sulle spalle.
Così alzo il mignolo e lo guardo negli occhi: "Ti prometto che cercherò di affrontare i miei genitori, se tu mi prometti che non scapperai più da me.".
Si mette a ridere, così lo riprendo: "Tom, stringi il mio mignolo per questa promessa.".
"Non ho via di scampo?"domanda con sarcasmo ed io scuoto la testa: "No, per nessun motivo. Mi dispiace.".
Così mi guarda negli occhi, poi esegue l'ordine. I nostri mignoli si stringono tra loro dando vita alla promessa che spero, con tutta me stessa, che arriverà ad un fine.
"Ti amo."sussurra ed un brivido attraversa la mia schiena.
Mi butto sulle sue labbra asciutte e le sue mani fredde scivolano per le mie curve, poi sotto la maglietta così da farmi incurvare.
"Ti amo anch'io, Tom." piagnucolo, in mezzo a quella passione.
E tutto pare essere tornato come prima quando, nel ritorno a casa, il mio essere logorroica riempie l'autovettura e Tom non fa altro che prendermi in giro, ripetendomi che sono una macchina senza interruttore.Spazio autore:
Voi siete logorroici?😅
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Non so se sei solo un sogno || Tom Felton
FanfictionPer amarsi bisogna rischiare. Per amare bisogna saper affrontare. Sara, fin da quando è bambina, cresce con Harry Potter grazie al nonno. Adesso si trova a Notting Hill, con la sua migliore amica, tra i mille fogli di nuove storie, ma sarà proprio...