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Annalisa mi raccomanda di non chiamarla molto durante questi giorni, ed io non posso che sbuffare.
Tom mi tiene il broncio finché non ci troviamo, finalmente, in camera.
"Non potevamo andare a casa mia?"chiede lui.
"Alla fine sono i miei genitori."dichiaro "E lasciarli nella mia casa da soli, mi farebbe molto strano.".
"Lo so, ma avrei bisogno di privacy..."si avvicina, mordendosi il labbro in modo sensuale e passa la sua mano sulle mie curve. Le sue vene fuoriescono dal braccio e a quel tocco un brivido attraversa la mia schiena. I suoi bracciali tentennano sulla mia pelle e mi fanno incurvare la schiena. 
Indietreggiamo verso il letto, mi metto a cavalcioni su di lui e la sua mano accarezza la mia guancia con lentezza.
Proprio mentre le nostre labbra si toccano, sentiamo una voce urlare: "Cos'è questa confusione? E questo ragazzo che mi fissa? È un morto?".
Tom chiude gli occhi per alleviare la rabbia e, sbuffando, li raggiungiamo nella camera di Annalisa.
Ma non riusciamo a rimanere seri quando ci accorgiamo che mamma sta parlando della sagoma di cartone di Niall Horan, posta di fronte al letto della mia migliore amica.

"Cos'è?!"esclama lei, cercando di toccarlo.
"Attenta che ti morde."borbotto e Tom cerca di trattenere le risa, mordendosi il labbro.
"Sara, non fare la stupidità. Nascondi immediatamente questo ragazzo in modo che io non lo veda."incalza lei e stringe i pugni "Questi ragazzi d'oggi.".
"Povero Niall, eppure gli stai così simpatica."le riferisco e Tom solleva la sagoma, trattenendo le risate fino alla nostra camera.

Poi, sdraiati sul letto, a non smettere di sghignazzare sull'accaduto, mi volto verso di lui di scatto e a gran voce esclamo: "Facciamole uno scherzo!".
Lui incurva le sopracciglia e chiede spiegazioni.
"Sarà tutto così monotono con loro e non possiamo farci molto."lo informo e lui annuisce.
"Allora ci stai?"chiedo, mettendomi sopra di lui.
"Possiamo evitare."schiarisce la voce. Ma dopo alcuni baci sul suo collo per persuaderlo, vede: "Okay, ci sto.".
Così smetto con la mia sceneggiata e mi alzo il piedi per sembrare più professionale.
Lui si stende sul letto e mi guarda, con le braccia dietro la testa. Vorrei saltargli addosso, ma adesso devo organizzare questo epico scherzo.
"Primo punto: Niall sarà nostro complice."inizio. Lui guarda la sagoma e cerca di trattenere le risate, so che sta pensando che io sia pazza.
"Secondo punto: appena andranno a letto, aspetteremo che si saranno addormentati.".
"E come faremo a saperlo?"chiede, storcendo la bocca.
"Mio padre russa veramente tanto e lo senti in qualsiasi parte della casa."stringo i denti imbarazzata e Tom sbuffa: immagino che saranno nottate lunghissime.
"E tua madre?"domanda ancora, con un briciolo di speranza.
"Lei fortunatamente no. Ma l'unica cosa che fanno fin da quando sono giovani, è che la prima ad addormentarsi deve essere la mamma."rispondo, vergognandomi di quello che ho appena riferito.
"Patetico."commenta Tom e in lui esce, per un momento, la parte di Draco Malfoy.

"Terzo punto: entrerai nella sua camera e metterai la sagoma di fronte a loro."concludo.
"Aspetta."mi blocca, mettendosi a sedere "Io?!"Annuisco, abbozzando un sorriso ingenuo.
"Io non entro in quella stanza."si oppone, incrociando le braccia al petto offeso, come un piccolo bambino a cui viene tolto il suo giocattolo preferito.
"Mi hai detto che saresti stato al piano."lo riprendo.
"Sì, ma se avresti fatto le cose te!"esclama, mettendo il broncio.
Ma alla fine vinco io. Lui mi manda sguardi ostili mentre apre la porta della loro camera.
"Tuo padre russa come un pazzo!"dice a bassa voce, poi si fa il segno della croce prima di entrare.

Con un braccio stringe il bacino fatto di cartone di Niall, con l'altro cerca di toccare qualsiasi cosa presente nella stanza.
A passi leggeri si avvicina al letto e posiziona la sagoma dove avevamo deciso.
"Va benissimo lì!"esclamo a bassa voce e lui, sulla punta dei piedi, torna indietro.
Appena accosta la porta, mi lascia un cinque e fa un sospiro di sollievo.

Durante la notte, sento Tom rigirarsi nel letto.
"Sei sveglia? Io non riesco a dormire."mi scuote, appena lo stringo con il mio braccio.
Devo ammettere che nemmeno io riesco a chiudere occhio, tra mio padre che russa e le tante emozioni che ho provato oggi.
"Tom cerca di dormire. L'abbiamo fatto cinque volte. In più domani ci aspetta una lunga giornata."piagnucolo.
"Sara, non ce la faccio."sbuffa.
"Pensa ad altri scherzi da fare."biascico.
"Ehi!"borbotta tra se e se "Non ce la faccio.".
"Perché?". A quel punto mi sveglio del tutto, poggiando la testa sul suo dorso nudo.
"Ho molti pensieri nella testa per via del lavoro."mi sorride, accarezzandomi i capelli, come se avesse raggiunto quello che desiderava che succedesse: avermi sveglia su di lui, ad annegare nei suoi occhi.
"Cosa pensi?"chiedo ancora.
"Ho visto tua madre scossa quando le ho riferito che ti avrei portata in California con me."dichiara, abbassando la voce.
"Pensi davvero a quello che pensa mia madre?"alzo la testa, confusa "Dice cose senza pensare. Lo dovresti sapere.".
"No, non lo so. Tu non mi hai mai parlato dei tuoi genitori, se non qualcosa la notte della chiamata. Io capisco che hai difficoltà, ma non ti posso veramente vedere così e non sapere cosa fare. Il dolore, come ti ho detto, fa male da essere sotterrato."ammette, con voce strozzata.
Sbuffo, poi mi riposiziono accanto a lui a pancia in su.
"Non c'è molto da dire Tom, e potrei risultarti stancante."ammetto. Lui si stende accanto a me e guardiamo insieme il soffitto.
Improvvisamente pare che sopra di noi passino nuvole con forme differenti, poi stelle.
"Sono il tuo ragazzo Sara, puoi dirmi qualsiasi cosa. Io ti ascolterò sempre."borbotta.
"Mamma e papà non mi hanno mai fatto mancare niente economicamente, ma erano contro la fantasia. Per loro, sognare, è un grosso difetto. Così mi nascondevano la bacchetta di Harry Potter. È per questo che attualmente si trova nel mio ufficio: so per certo che lì non la troverebbe mai."inizio.
Lui stringe la mia mano, ed io continuo: "Sono sempre stata l'unica in classe a credere che Babbo Natale non esistesse. Perché? Perché loro volevano che io non ci credessi. Nonno, invece, cercava di convincermi il contrario, facendomi trovare i regali sotto all'albero. La scena più ripugnante era quella che si ripeteva ogni Natale: mamma e papà si schieravano contro nonno, incolpandolo delle sue azioni.".
A quel punto la mia voce singhiozza, al ricordo di quell'uomo che si subiva le lamentele dei miei genitori, stando in silenzio.
"Mi hanno sempre fatta sentire diversa dagli altri, considerandomi sempre abbastanza grande da sapermela cavare da sola. Sia nella mia routine, che nelle mie emozioni.
Gli attacchi di panico sono iniziati da quando nonno non c'era più e l'unica persona che se ne occupava che avevo era Annalisa."prendo respiro, poi concludo: "Ho molta rabbia dentro, lo ammetto. Ma è per questo che preferisco non parlarne.". Lui si volta a guardarmi ed io faccio lo stesso.
Adesso sento un peso in meno. Devo ammettere che parlarne con qualcun altro che non sia Annalisa, mi fa raggiungere un altro obiettivo.
Mi manda uno sguardo confortante, poi asciuga le mie lacrime e si mette su un lato, con le braccia sotto la testa.
"Sono felice che tu me ne abbia parlato."ammette "E ricordati che avere rabbia verso le persone, avrà solo un impatto negativo su di te. Non ti dico di perdonare, ma bensì di comprendere e capire.".
"Sei un bravo psicologo, caro Felton."ironizzo la situazione.
"Modestamente, signorina. Dovrei affiancare Annalisa."sta al gioco e ci mettiamo a ridere.
"Grazie, veramente."borbotto in seguito e lui mi prende il volto tra le mani.
A quel punto, a rovinare l'atmosfera, è un urlo.
"Sara!"strilla mamma. Io e Tom ci guardiamo, ed in mezzo alle lacrime, ci mettiamo a ridere.

Spazio autore:
Desidererei un Felton come psicologo.✋🏻😂

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora