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Dopo diversi tentativi, eccomi qua, a barcollare sullo skate di Tom mentre lui applaude e sghignazza.
Ha lasciato la mia mano quando mi ha sentita più sicura, anche se devo ammettere che il mio equilibrio è veramente terrificante. Ma stranamente non sono ancora caduta.
"Ora nel tuo curriculum potrai scrivere che Thomas ti ha insegnato ad andare sullo skate."sorride ancora, fiero del suo lavoro. E proprio in quel momento una goccia cade sulla nostra testa.
Le nuvole si sono fatte più nere e noi, presi delle risa e da i nuovi obbiettivi, non ce ne siamo nemmeno accorti. Non facciamo in tempo nemmeno ad avvicinarci, che la pioggia si è fatta più pesante.
Lui mi guarda immobile.
I suoi capelli si stanno bagnando piano piano, mentre non abbandona quel sorriso sereno che gli nasce sul viso
"Prendiamo con filosofia anche questa pioggia." ironizza, venendomi incontro a tutta velocità e prendendo tra le sue mani il mio volto. Le nostre labbra si accarezzano piano piano e nella mia pancia nuove farfalle danno vita a nuove mille emozioni.
Ho sempre sognato questa scena, nel letto della mia cameretta con le pareti verdi, prima di addormentarmi. Avrei desiderato un bacio sotto la pioggia, come vedevo ne "le pagine della nostra vita" che guardavo e riguardavo ogni Martedì sera con nonno. Lui reputava ogni film di cui prendevo visione, troppo sdolcinato e diverso dal libro, ma alla fine si convinceva a farmi compagnia sul divano.
"Facciamo una cazzata."mi dice Tom con un sorriso beffardo, appena sale sul suo skate "Sali dietro di me e aggrappati alle mie spalle.".
Non riesco a capire, per questo chiedo di spiegarmi nuovamente cosa vorrebbe fare.
"Sali dietro di me. Aggrappati alle mie spalle. Ti giuro, non te ne pentirai."ripete ed io mi faccio convincere.
"Hai imparato a stare abbastanza in equilibrio, quindi non ci dovrebbero essere problemi"prosegue e sottolinea la parola abbastanza-sì, non lo sopporto quando fa il maestrino- "Ma comunque ti aiuteranno le mie spalle.".
"Ho imparato a stare in equilibrio."lo correggo e mento ad entrambi. Lo sappiamo benissimo che basta guardare le mie gambe che tremano per smentire la mia affermazione.
Con grande difficoltà e grazie ai grandi aiuti di Tom, riesco ad aggrapparmi alle sue spalle e trovare un equilibrio.
"Pronta?"chiede prima di partire. Deglutisco ed annuisco.
Nemmeno la pioggia ferma un ragazzo come Thomas.
Durante il tragitto canticchiamo insieme qualche sua canzone: lui così intonato, io così stonata.
"Tanto più di così non potrà piovere."riferisco e lui si mette a ridere.
"Se è per questo potrebbe ancora venire un temporale."mi corregge ed io gli tiro una pacca. Poi, la perdita quasi dell'equilibrio, mi ricorda di quanto possa essere imbranata qua sopra e per questo mi convinco a rimanere immobile.
"Dai, scherzo."prosegue "Ma, invece di pensare alla tua voce che non è per niente male, guarda questo bellissimo paesaggio.".
Mi volto verso la nostra destra. Tom non ha tutti i torti. La pioggia ci fa rendere ancora di più conto di quanto questo luogo sia davvero fantastico, se visto con occhi diversi.
Pochissime persone passeggiano per la strada, altre corrono sotto la loro valigetta, altre ancora si rifugiano dove possono. Nessuno ci nota, quasi come se fossimo invisibili, quasi come se facessimo parte della mia fantasia.
Siamo io e Thomas, solamente noi due, che percorriamo la via con lo skate, rischiando di scivolare sull'asfalto bagnato. Ma non ci importa.
"Ammetto di non aver mai provato ad andarci durante la pioggia."mi riferisce.
"Sono contenta che tu l'abbia provato proprio con me... Però, ecco, non mi rassicura così tanto sapere che non l'avevi mai provato."commento e lui si mette a ridere.
"Siamo quasi arrivati."mi riferisce.
Il gelo comincia a percorrermi la schiena, non mi stupirò se domani saremo entrambi malati. Ma queste saranno avventure che racconterò sicuramente ai miei figli, se arriverò viva a destinazione.
"Mi stanno chiamando."mi riferisce e sento pure io il suo telefono squillare "Se ci fermassimo, poi non arriveremmo più. Soprattutto perdiamo l'equilibrio. Rispondi te.".
Cerco di staccarmi con una mano dalla sua spalla e con buoni risultati riesco a metterla nella sua tasca.
"Non fare la birichina."mi riprende divertito.
"Tom!"esclamo e lui si limita a ridere ancora. Senza nemmeno avere il tempo di guardare, rispondo. La voce squillante di Philippe attraversa le mie orecchie fino ad arrivare al mio cervello.
"Tom! Dove cazzo sei! Mi dici dove cazzo ti sei cacciato!" strilla.
"Sono Sara..."riesco a sussurrare.
"Dove siete?!"urla ancora più arrabbiato.
"Tom, dove siamo?"domando a bassa voce. A causa della pioggia e della mia mancanza di orientamento in questa città, non so nemmeno dove ci stiamo dirigendo precisamente.
"Digli che siamo vicini al luogo dell'intervista.".
Riferisco l'informazione e lui strilla ancora più forte: "Vi conviene arrivare in tempo.".
Non appena vicini all'edificio, notiamo Philippe in macchina che discute al telefono.
"Sono pronto per affrontarlo. Sono pronto per affrontarlo."ripete a bassa voce, poi mi guarda e cede: "No, non sono pronto.".
"Quanto dista di qua Notting Hill?"chiedo.
Lui sgrana gli occhi e scuote la testa: "Non penserai mica di arrivare fin laggiù in skate.". Mi sposta i capelli dal volto ed io abbasso lo sguardo.
"La mia casa è più vicina."sorride e risale sullo skate. Così prendiamo un'altra direzione e proseguiamo verso la sua abitazione.

"Cosa vi è passato per la testa?" strilla ancora Philippe, seduto alla guida mentre batte la testa nel volante davanti ad un semaforo rosso. Ci ha scoperti mentre correvamo via e ci ha seguiti con la sua autovettura, raggiungendoci. Eppure abbiamo cercato di accelerare la fuga.
"Cosa ti è passato per la testa, soprattutto."si volta verso Tom che, nel frattempo, guarda fuori dal finestrino "Non hai mai fatto una cosa del genere.".
Dopo quella frase, la voce isterica di Philippe diventa solamente un rumore di fondo. Ripenso alla bellissima giornata passata con questo ragazzo e a quel bacio sotto alla pioggia.
Un messaggio di Annalisa distrae i miei mille pensieri e mi riferisce che stasera rimarrà a dormire da Robert, visto che è il loro mesiversario.
"Vuoi andare a casa?"chiede Tom "O preferisci venire da me?".
"Vado a casa."sorrido. Ho già combinato troppi guai, non voglio che Philippe se la prenda ancora con me e creda che io voglia distruggere veramente la carriera di Tom.
Appena davanti alla mia abitazione, il ragazzo dagli occhi azzurri scende per salutarmi. Siamo messi davvero in pessime condizioni, ma devo ammettere che non mi pesa affatto essere bagnata dalla testa ai piedi.
"Ci vediamo domani?"chiede,dopo avermi baciato dolcemente le labbra, appena di fronte alla porta. Annuisco e, prima di risalire in macchina, domanda ancora:"Annalisa dovrebbe essere già tornata, no?".
"Stasera rimarrà con Robert."rispondo e lui annuisce, storgendo la bocca.

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora