III

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Il mio ufficio è sempre in ordine, tranne quando ci lavoro. Le sue pareti verdi mi riportano sempre alla casa che appartengo, quasi quanto le statuette di Draco e Piton poste sulla grande mensola.
La bacchetta, invece, è custodita in una gabbia vetrata. Anche se non è l'originale, la considero come tale perché è l'unica cosa materiale che mi collega a nonno. La sua, invece, è stata posta nella sua tomba. Era questo uno dei suoi desideri: metterla accanto a lui, così che quando avrebbe incontrato Silente gliela avrebbe mostrata e se ne sarebbe vantato. Così ripeteva sempre, scherzando, seduto al tavolo del bar insieme ai suoi amici del paese.
Comincio a scartare i primi pacchi. Storie che parlano d'amore, altri di litigi, altre ancora di lotte clandestine. 
"Questa mi piace!" esclamo, mettendola nel dipartimento "Good work, baby!". Altre, a malincuore, non mi tocca che scartarle. 
Le ore passano e senza interruzione, riesco a finire due pacchi. 
"Oggi ho trovato una storia che parlava di un amore tra una contessa e un povero ragazzo di campagna." mi racconta Noah, appena ci sediamo per prendere un caffè "Niente male, ma...".
Metto le cuffiette, non voglio farmi influenzare dai suoi gusti sempre così particolari sulle narrazioni.
Tom Felton canta nelle mie orecchie e improvvisamente sul mio volto sento nascere un sorriso sereno. 
"Non mi dire che mi stai ignorando per ascoltare ancora e ancora, come tutti i santi giorni, Tom Ficton."mi toglie la cuffietta destra Noah, sospirando esasperato e sottolineando più volte la parola "ancora".
Chiudo gli occhi, allievo la rabbia e con quella che mi è rimasta ringhio: "Innanzitutto si chiama Tom Felton e poi sì, sto ascoltando proprio lui.". 
"Ne sei fissata. È impressionante." risponde mettendo gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo schienale della sedia. Fa queste azioni tutte contemporaneamente e ormai so che è perché non riesce a gestire l'esasperazione.
Verso le cinque, esco dal mio ufficio. Mr.Morris l'ho incontrato solamenteuna volta. Fortunatamente era così tanto impegnato che gli è bastato farmi un sorriso e salutarmi per non aprire una discussione sul mio conto. 
Insieme a Noah, ci ritiene i suoi redattori migliori, ed è proprio per questo che parecchie volte ci troviamo tutti e tre, seduti sulle poltrone rosse del suo ufficio, a discutere. Entrambi si schierano sempre contro di me perché risulto "colei con le idee troppo diverse e troppo strane" rispetto alle loro, ma la maggior parte delle volte risultano le migliori. Lo ammettono tutti e, alla conclusione, a malincuore, lo dichiarano pure loro stessi. 
Noah deve trattenersi ancora per due ore, visto che deve recuperare quelle perse la scorsa settimana. Così non mi tocca che avviarmi alla metropolitana da sola, con il freddo di Londra che gela le mie spalle. 
Considero le AirPods come le mie amiche fedeli:  sono le uniche che attualmente possono farmi compagnia in questa città così affollata di persone che viaggiano, impazienti di prendere il mezzo giusto per giungere nella loro abitazione. Così non mi tocca che vivere il mondo attraverso la voce di Tom nelle orecchie. Ma qualcosa mi risulta differente dal solito volume: la stessa musica che sto ascoltando nelle mie orecchie, sembra essere sempre più forte e decisa; qualcuno sta cantando un pezzo di Tom Felton.
Stoppo la playlist e seguo quella melodia. Svolto l'angolo, svolto quello dopo e alla fine prendo una via ancora più affollata. Non so in che modo sto percorrendo la strada, con quale velocità schivo i passanti, ma mi ritrovo davanti ad un ragazzo, un ragazzo seduto su un piccolo sgabello di legno, con una chitarra stretta tra le sue braccia e una voce così divina che mi riporta a quella di Tom. Porta degli occhiali più scuri di quelli di Noah, anche se il sole è sceso già da un pezzo, e ha un capellino di lana che gli copre tutta la testa. Devo dire che il suo contrasto estate-inverno è molto azzeccato. Ma non faccio attenzione a come è vestito, mi lascio trasportare dalla sua voce armonica mentre continua a suonare la canzone del mio cantante preferito. 
Altri ragazzi, come me, si sono fermati di fianco a lui. Non ha nemmeno un cappello o un secchio o una custodia della chitarra davanti: sembra faccia questo per passione, non per guadagnare soldi. 
La seconda canzone è "If you could be anywhere", sempre del mio amato Tom. Credo che io abbia appena incontrato un ragazzo preso da questo cantante quasi quanto me e non gliene faccio sicuramente un difetto. Dentro la mia testa, però sento la voce di Annalisa che si confonde con quella di Noah: entrambi mi ricordano che nessuno sarà così attaccato a quell'attore quanto me.
Le persone attorno a lui cambiano in continuazione: ragazzi che fanno dei video per immortalare il momento, altri sorridono e altri ancora continuano per la loro strada. Ma nessuno rimane indifferente davanti a quella meraviglia di voce.
Io rimango bloccata lì, non riesco ad andare via. Le mie gambe, il mio cuore e la mia testa hanno deciso di non muoversi. Sta cantando tutte le canzoni, una dietro l'altra ed io non posso che canticchiarle insieme a lui. 
Lo noto alzare lo sguardo dalla chitarra, guardare verso la mia direzione ma non riesco a capire cosa stia osservando precisamente. I suoi occhiali non me lo permettono abbastanza. 
"Dovremmo rivederci tutta la saga di Harry Potter." commenta un signore, alla sua amata donna che insieme si stringono la mano davanti a quella meraviglia.  I due, che hanno riconosciuto lo scrittore di questi testi, bisticciano in modo scherzoso tra di loro su quale sia la casata migliore. 
"Amore, quanto tempo ci metterai a capire la bellezza di Tassorosso?"chiede la signora, sospirando.
"Tassofrasso, preciserei." la riprende lui, poi la stringe in un abbraccio e lei sbuffa. 
Sorrido a quell'affermazione, poi penso a quanto potrebbe essere bello condividere l'amore per quella saga con una persona che si ama davvero. Mi immagino vicina al fuoco, con la BurroBirra versata nelle tazze di Harry Potter, una coperta calda sopra di noi, il film che parte in tv e il mio ragazzo che mi stringe tra le sue calde braccia (magari entrambi vestiti con il pigiama, anch'esso a tema).
"Grazie a tutti, veramente." borbotta il cantante, con le labbra serrate al microfono. Infine si alza, cercando la custodia della chitarra. È passata già una mezz'ora da quando mi sono recata qua, quelle melodie mi hanno trasportato in un mondo a parte, lontano dai mille problemi e dalle frequenti frustrazioni. Così, appena ritorno alla realtà, ricambio il sorriso dello sconosciuto che nel frattempo mi guarda come se a momenti volesse raccontarmi qualcosa. 

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora