Pain

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"Il mio cuore ogni tanto si ammala: è la malattia dei ricordi. E solo tu puoi aiutarmi a guarire. È una terapia lunga e difficile... Si cura vivendo." Giulia Carcasi-Ma le stelle quante sono.

Mi ero svegliato a causa di urla continue e pianti strozzati. Corsi nella stanza di fianco, il punto da cui partivano le grida straziate di mia madre.
Aprii la porta con cautela ed sentii il rumore della sirena dell'ambulanza risuonare a circa due mentri da casa mia.
Tutto quello che vidi fu il corpo di Michael disteso per terra tra le braccia fragili di mia madre e la mani tremolanti di mio padre che non faceva altro che piangere.
Camminai velocemente verso di lui e mi inginocchiai per capire meglio la situazione.

"Che è successo? Cos'ha?" Domandai trattenendo a stento le lacrime mentre sentii qualcuno bussare alla porta e osservai mio padre correre verso le scale.
"Mamma ti prego dimmi cos'ha, che succede?" Urlai avvicinandomi molto di più al suo corpo, sfiorai le sue mani ed erano fredde, di un gelido così fervido che mi sembrò di stringere la neve.
Mia madre continuò a piangere e nessuno mi disse niente fino a che due medici non entrarono in camera di Michael e si avvicinarono a lui, spostando mia madre, dal suo corpo.

E fu allora che vidi il suo viso più candido e pallido di come era mai stato, i suoi occhi erano cerchiati di nero ed erano completamente chiusi.
Gli toccarono il polso e poi il collo cercardo di capire se il suo cuore battesse ancora.

Aprirono di fretta una valigetta e chiesero a mio padre di farci allontare ma ne' io ne' mia madre volevano spostarci.
"Potete spiegarmi cosa sta succedendo?" Urlai cercando di essere ascoltato almeno dai medici che continuarono a non darmi retta.

Sentii delle lunghe lacrime sfiorarmi le guance che asciugai subito, strinsi la mano di Michael e mi sembrò sempre più freddo di prima.
"Non sento il suo cuore." Disse uno dei medici, sussurrando.
Prese dei defibrillattori tra le mani e le posiziono nel petto di Michael che sobbalzo per la potenza di quel macchinario.
"Cosa? Ti prego Michael, resisti." Dissi cercando di trovare un po' di fiato. Mi sembrò di sprofondare in un fondale marino e di non poter più risalire.

Sentivo mia madre piangere dietro di me e il mio cuore si fermò per un attimo, portai la mano di mio fratello sul mio petto e la strinsi.
"Michael, non andartene." Piansi mentre cercavo di consolare me stesso cullandomi avanti e indietro.
Il medico posò per un'altra volta l'aggeggio sul torace di mio fratello e sobbalzò di nuovo.
"Non c'è più battito!" Urlò un medico all'altro che continuava a spingere sul suo petto.

"Non lasciarmi da solo, Michael, non credo di potercela fare senza di te!" Urlai tra le lacrime osservando i medici che cercavano ancora di fare il possibile.

Avevo capito che se l'avessero portato in ospedale avrebbero perso solo del tempo prezioso.
Ci avevano provato per altri due minuti fino a quando si arresero e ci dissero che l'avrebbero portato via.

"Overdose" ci avevano detto ed infondo l'avevo sempre saputo.
Sentii il mio cuore gelare nello stesso momento in cui le mie mani si intrecciarono tra le sue.

Ed era rimasto lì per sempre quello strato di gelo, d'inverno, d'estate e nelle altre due stagioni.
Era rimasto ghiacciato per tutto questo tempo, ero rimasto impassibile e apatico dopo aver visto mio fratello morire davanti i miei occhi.
Persi la cosa più preziosa che avevo al mondo, un amico e un fratello.

Il gelo si stava sciogliendo dopo tanto tempo. Lo sentivo farsi più sottile e flebile tutte le volte che Hazel mi stava di fianco, il suo calore, il suo sorriso, i suoi occhi ed ogni piccola cosa di lei, stava contribuendo a rompere quelle barriere che mi avevano impedito di vivere.

you complete mess | l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora