Jealous

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Erano le sei e mezza del mattino ed avevo già gli occhi spalancati che fissavano le mura bianche della mia stanza.
Avevo sempre odiato il bianco, troppo pallido e abbagliante per essere definito un colore.
Il bianco è il nulla.

Ricordai di aver sentito Michael urlarle nella notte, tanto forte che dovetti alzarmi, sia parecchio preoccupato che curioso.
Quando arrivai vicino alla sua figura ancora nel bel mezzo del sonno, sentii le sue labbra farfugliare qualcosa. I suoi occhi si aprirono di scatto e uno sguardo disorientato cominciò a scrutare spaventato la stanza.

"Era tutto bianco." Sibilò notando la mia figura, strinse la mia mano e mi guardò questa volta più sereno.
"Cosa, Mikey, cosa?" Chiesi confuso, guardando stanco i suoi occhi spalancati.
"Il mondo, la nostra casa, le nostre faccie, i nostri vestiti. Era diventato tutto bianco e si faceva fatica a respirare. Tutti stavano morendo accanto a me, fin quando aprii una porta ed era tutto nero, solo tu eri bianco. Eri disteso per terra, Luke, eri morto." Parlò sconnesso probabilmente ancora totalmente preso da quel sogno.
Mi toccò i capelli come per provare a se stesso che non fossi morto, che fossi ancora qui, mi guardò e sospirò fortemente, rilassandosi.
"Sono qui." Affermai, rassicurandolo.
Ammisi a me stesso che non me ne sarei mai andato.
Osservò la finestra e notò che era quasi l'alba.

"Andiamo in soffitta."

Avevo sognato di cadere nel vuoto, un'enorme distesa di bianco circordava la mia figura. Tutto quello che potevo vedere era il bianco.
Mi ero svegliato in modo parecchio brusco e avevo alzato di colpo il mio torace, sedendomi alla fine del letto.
Mi ero vestito, pronto per affrontare un giorno di scuola.

Sentii qualcuno bussare alla mia porta ed una voce parlare.
"Luke, sono io, posso entrare?" Udii la voce possente di Calum alla mia porta e decisi di alzarmi dal letto per aprire.
"Ehi," lo salutai aspettando sullo stipite che entrasse in camera "come mai sei già qui? Sono le sette." Domandai frastornato al ragazzo che sembrava non aver passato una notte tranquilla.
"Mia sorella è tornata tardi e mi ha svegliato, non ho più chiuso occhio," affermò stronfinandosi il volto tra le mani "e tu come mai sei già sveglio?"
Domandò il ragazzo guardandomi assonnato.

"Ho fatto un brutto sogno." Scrollai le spalle e mi sedetti vicino al moro che mi guardò interrogativo.
"Che tipo di sogno?" Chiese, conoscendo già la mia risposta.
"Cadevo nel vuoto ed era tutto bianco." Annunciai al moro che mi guardava sorpreso.
"Era da tanto che non lo sognavi." Parlò passandosi un'altra volta la mano sul voto sciupato.

Mi degnai di annuire per confermare la sua affermazione, spostai la mia attenzione sulle mie mani intrecciate tra di loro e pensai immediatamente alle piccole e setose mani di Hazel stringere le mie nel buio della notte.
Sorrisi leggermente e il moro sembrò notarlo; era sempre stato molto attento ai dettagli, fin da piccolo quando arrivava in casa mia con una macchinina nuova e a me sembrava uguale a quella del giorno prima, faceva di tutto per spiegarmi minuziosamente le differenze e le capillari caratteristiche che la distinguevano dall'altra.
A me continuava a sembrare uguale, per lui era tutta un'altra storia.

"Perchè sorridi?" Mi svegliò dai miei pensieri e scrollai il volto, passando una mano tra i miei capelli.
"Pensavo a-" mi fermai indeciso se fosse un bene o un male parlare con lui di questi argomenti, lo guardai un attimo e vidi dentro i suoi occhi tutte le caratteriste che un buon amico deve possedere.

"Pensavo ad Hazel." Confessai al moro che di conseguenza mi sorrise soddisfatto di non aver insistito troppo per farmi vuotare il sacco.
"Ti fa bene stare con lei, non ti vedevo sorridere da tanto tempo." Calum accarezzò la mia spalla e mi guardò negli occhi, appagato di vedermi diverso e meno malinconico rispetto qualche mese fa.

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