Nice to meet you

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Quando mi svegliai la luce non era ancora chiara e limpida e i raggi del sole del mattino non illuminavano ancora le strade di Sydney. Le palpebre di Hazel erano ancora chiuse e la sua testa era immersa in chissà quali pensieri e sogni che avrei davvero voluto conoscere. La sua espressione era rilassata e pacifica e il suo viso tranquillo e angelico. La sua fronte si corrogò per un attimo e le sue mani cominciarono a squotersi verso il vuoto, mormorò un suono impercettibile e trovò finalmente il mio corpo con le sue mani.
Mi strinse tra le sue braccia per qualche minuto e poggiò il suo viso sul mio petto in direzione del mio sguardo. Capii che stava ancora nel pieno del suo sonno quando riprese a respirare a bocca socchiusa.

Sorrisi alla vista di quel viso così vicino appoggiato sul mio torace.
Mi soffermai ad ammirare il colore chiaro e roseo del suo volto da bambina, la linea rilassata della sua mascella che incorniciava alla perfezione quei lineamenti definiti e semplici e le sue labbra carnose che apparivano fredde e secche. Immaginai di sfiorarle con le mie umide e sottili e di riscaldarle lentamente ad ogni piccolo e casto bacio che avrei potuto poggiarle sulle labbra. Scrollai la testa al pensiero quando le sue braccia strinsero un po' di più la mia figura.

La luce del mattino trapassò la finestra illuminando i nostri visi e i suoi capelli che sotto i raggi, ancora pallidi, del sole sembravano di un biondo scuro. Li accarezzai con le dita, leggermente, sperando di non svegliarla dai suoi sogni.
Lasciai un sospiro uscire dalle mie labbra quando i suoi occhi si socchiusero per poi aprirsi completamente, assonnati e stravolti.
Desiderai osservarla per ancora molto tempo mentre dormiva silenziosa. Chiuse e richiuse gli occhi più volte incredula cercando di ricordare le memorie della sera precedente.
Sorrise osservando il mio viso e rendendosi conto della posizione del suo corpo che sfiorava il mio, ricoperto da qualche calda coperta.

"Buongiorno." Sussurrai posando una mano sulla sua schiena, massagiandola.
"Luke." Confermò con la voce assonata e roca accovacciandosi di più alla mia figura, probabilmente per una rapida sensazione di freddo.
Rimase appoggiata per un po' fino a che non cominciò ad agitarsi.
"Che ore sono? Devo ritornare a casa." Fece un cenno con la mano e si alzò all'improvviso cercando con gli occhi le sue scarpe. Le afferrò e le indossò con un gesto veloce e scaltro.
"Sono le otto, è ancora presto." Affermai alzando la mia schiena dal letto appoggiando le mani sul materasso tiepido dal tepore che i nostri corpi avevano emanato.

"Devo andare a casa." Cominciò a cercare i suoi vestiti per la stanza e ne afferrò alcuni.
Mi alzai e andai incontro la sua figura confusa e frettolosa.
"Ti accompagno a casa per le dieci." Poggiai la mia mano sulla sua spalla e la strinsi un po'.
"Nove e mezza." Affermò la ragazza con un leggero sorriso sul volto.
"Nove e mezza, sia." Sospirai, sorridendole.
Camminai verso l'uscita della stanza poi mi girai ad osservare il suo viso.
"Preparati, stiamo per uscire." Parlai a voce alta allontanandomi verso le scale, scendendole a due a due.

Dopo circa trenta minuti sentii chiudere una porta e qualcuno scendere le scale, mi voltai e avvistai Hazel venir giù cautamente.
"Dove andiamo?" Chiese con un grande e impaziente sorriso sul volto.
"In un posto." Annunciai lasciandola sulle spine, mi guardò imbronciata e incrociò le mani sul suo petto in segno di protesta.
"Voglio saperlo!" Affermò la ragazza sbattendo i piedi per terra cercando di rendere il boncio più vero ed evitando di ridere.
"Lo saprai quando arriveremo."
Alzai la voce distogliendo lo sguardo dalla ragazza camminando verso la porta "andiamo o resti qui?" Chiesi appoggiandomi.
Scioglie le braccia conserte sul suo petto e le rilassa sui fianchi, sospirando.
"Va bene." Sbuffa, avvicinandosi a me.

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Il sole era ormai alto in cielo quando i nostri piedi arrivarono al bar in cui eravamo diretti.
"Siamo arrivati." Annunciai al alta voce voltandomi verso Hazel.
Aveva un grande sorriso sul volto quando varcammo la soglia di quel bar in cui l'avevo vista sorridere qualche settimana prima.

Ci sedemmo in un tavolo e ordinammo due morocchini.
Nessuno dei due parlò, ci scambiammo solo qualche sorriso.
"Una volta sono venuto in questo bar per cercare di sopprimere i miei pensieri. Ero in casa e mia madre continuava a piangere e ad urlare, non riuscivo più a respirare. Non era affatto un buon giorno, non avevo nessuna voglia di sorridere o di bere uno strano caffè ma sono entrato lo stesso. Mi sono seduto, tu mi hai sorriso e mi hai contagiato." Affermai osservando il viso cereo di Hazel ammirare il suo morocchino. Non alzò lo sguardo, posò la sua mano sulla mia e la strinse.
"Sono felice di averti conosciuto." Parlò piano avvitando le mie dita alle sue con un gesto repentino.
Guardò i miei occhi e mi sorrise come meglio sapeva fare, tanto, da provocare il mio.
"Anche io, Hazel." Pronunciai il suo nome sillaba dopo sillaba cercando di scandire bene il suono che fuoriusciva dalla mia bocca quando la mia lingua toccava il palato.

""
Buonasera ragazze, volevo solo dirvi che so che il capitolo è molto piccolo, per questo domani (spero davvero tanto) scriverò un'altro capitolo correlato a questo. Bye 💕

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