A promise

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Tendeva la mano verso di me e io la presi. Allo stesso modo colsi l'occasione di stare qualche minuto in più con Luke.

La mia mano era sudata ed anche la sua così non me ne preoccupai.

Attraversammo il corridoio della scuola sotto gli occhi di tutti e questa volta non mi curai degli occhi interessati puntati su di me.

Mi sentii avvampare leggermente quando la mano di Luke strinse più forte la mia.

"Ciao Luke." disse una voce seria verso di noi. Alzai lo sguardo, conoscevo bene quella voce. Non potevo sbagliarmi, era Ashton.

Inarcai le sopracciglia cercando di capire se si conoscessero già.

Mi girai verso Luke che sembrava stringere più forte la mia mano ad ogni passo che Ashton faceva verso la nostra direzione. Serrò la mascella quando arrivò proprio davanti a noi.

"Ehi Hazel."

"Ehi." dissi piano, cercando di capire la situazione.

Ashton sorrideva, in un modo diverso, con un'aria complice. Quasi un ghigno di sfida.

"Che vuoi Ashton?" parla Luke con un tono duro e voce roca.

Gli occhi vuoti guardavano quelli del riccio con lo stesso sguardo che Ashton aveva posato su di lui dal primo istante che ci aveva visti.

"Volevo soltanto salutarti, amico."

"Non siamo amici." conferma Luke prima di trascinarmi fuori da scuola e cominciare a camminare più velocemente di me, così tanto che rimasi indietro di un po.

Decido di accantonare la curiosità e dimenticare la scena a cui avevo appena assistito.

"Luke." parlo forte per farmi sentire.

Lui, perso in degli ignoti pensieri, si volta e mi guarda come qualcuno che ha ricordato qualcosa di spiacevole. Con uno sguardo debole e arreso.

Si ferma e aspetta che arrivi vicino a lui per cominciare a camminare questa volta piano, passo dopo passo.

Nessuno parla per il resto della strada, arriviamo davanti un giardino abbandonato a se stesso, con tante sterpaglie e foglie dai svariati colori nel prato inglese ormai rovinato.

Sono dietro di lui, apre il cancello e mi rivolge un sorriso invitandomi ad entrare.

"È casa mia." mi dice appena arrivati davanti la porta di casa, rispondendo ai miei pensieri.

Entriamo in casa e le luci sono spente, come se non ci fosse nessuno.

E credo proprio che non ci sia nessuno fino a quando non noto la televisione del soggiorno accesa e una donna bionda sui 50 anni distesa sul divano che si volta verso di noi.

"Mamma lei è Hazel, noi andiamo di sopra." La signora annuisce e ci sorride leggermente senza proferire parola.

"Non ama parlare." sussura Luke appena ci troviamo davanti una porta che penso sia la sua camera.

Annuisco leggermente, comprensiva.

Luke apre la porta e mi ritrovo ad osservare ogni cosa in quella stanza. Rimane fuori mentre io do un'occhiata in giro veloce e senza muovermi troppo. Sento i suoi passi venire dietro di me e seguirmi mentre scruto ogni cosa con attenzione.

La stanza emana un buon odore ed era in ordine. Pensavo che puzzasse come tutte le stanze dei ragazzi di quell'età ma la mia conclusione si affermò errata.

I miei occhi si posano su una foto, una vecchia foto di un ragazzino biondo con gli occhi chiari e limpidi. Al suo fianco un ragazzino più grande di lui di qualche anno credo, con gli occhi chiari come quelli di Luke però tendendi al verde.

Si ferma quando capisce cosa sto guardando. Mi giro a guardarlo e i suoi occhi sono puntati sulla foto. Fa qualche passo in avanti, quanto basta per prendere la cornice dorata tra le mani.

"Chi è?" chiedo incerta della domanda e timorosa che eviti di rispondere.

Il suo sguardo è sempre puntato sulla foto e le sue mani rigidamente aggrappate ad un ricordo.

Sembra fare fatica a rispondere.

"Michael, mio fratello."

Prendo la cornice dalle sue mani.

"Avete gli stessi occhi." soffio piano quelle parole.

"Avevamo."

Giro il capo verso di lui e mi sembra di aver detto le parole più sbagliate che avessi potuto pronunciare quando i suoi occhi diventano più scuri davanti i miei.

Mi ritrovo dritta e in piedi di fronte ad un Luke scosso che cerca solo di respirare piano e non crollare.

Mi avvicino un po' di più e sussurrò un mi dispiace. Un mi dispiace sincero, così sentito che fa quasi male pronunciarlo.

Si gira su se stesso e va a sedersi, lo seguo, mi fa cenno di sedermi e obbedisco.

"È successo un anno fa." mi dice lui sempre con un tono basso e pacato.

E non so proprio cosa dire, mi mancano le parole e non pensavo potesse succedere.

Ho le parole giuste su tutto e per tutto, eppure in quel momento non riuscivo a pensare a niente.

Pensai che forse i gesti potevano rimediare alle parole mancate, cosi poggiai la mia mano sulla sua spalla.

Sposto la sua mano sulla mia e per un attimo restò immobile, dopo un po' cominciò a sfiorarla con il pollice lentamente.

"Raccontami qualcosa di te, Hazel."

La sua voce tuonò nelle mie orecchie e pensai che di me non c'era molto da dire.

"Mi piace scrivere." dissi soltanto, la prima cosa che mi veniva in mente quando chiedevano di raccontarmi era questa. E non ci pensavo mai su prima di rispondere, usciva da sola, di getto, come se scrivere fosse la cosa più naturale del mondo. Come se contasse solo quella per me.

Luke mi guarda curioso speranzoso di sentire altro uscire dalla mia bocca.

"Mi piace il silenzio e i tramonti."

Nessuno parlò per circa due minuti.

"Mi piace il mare." dissi la prima cosa che mi venne in mente e il viso di

Luke si illuminò in un sorriso.

"Allora ci andiamo insieme, un giorno."

"È una promessa?" sorrido, ricordando quanto le promesse siano importanti per me.

"Si, è una promessa."

you complete mess | l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora