Weakness

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Mi ero svegliato alle sette del mattino quel giorno ed avevo torturato Calum per chiedergli se per oggi potevamo rimanere in casa e rilassarci un po'.
Non avevo voglia di osservare tutti quei visi stanchi uno dopo l'altro, non desideravo sentire quell'assordante rumore di voci che continuavano ad accavallarsi tra di loro.
Solo a pensarci mi sembrò un luogo di tortura, così decisi di agire di testa mia e contrastare le opinioni di Calum fino a che non si convinse di ritornare a dormire.

Era passata un'ora dalla discussione mattutina con Calum e non avevo ripreso a dormire come, al contrario, aveva fatto lui.
Ero rimasto sovrappensiero mentre le mie idee rampollose si ammucchiarono tra di loro e sentii un gran casino circolare nella mia testa.
"Calum?" Lo chiamai cercando di svegliarlo dal suo trance, ma non si smosse "Cal," lo chiamai di nuovo questa volta con un tono di voce più alto. Quando non rispose decisi di alzarmi e raggiungere l'altro letto in cui dormiva il moro.
Cominciai a scuoterlo prima piano e poi vigorosamente continuando a chiamare il suo nome.

Dopo svariati tentativi si stiracchiò per farmi capire di essersi finalmente svegliato. Mi guardò perplesso e con la voce impastata dal sonno mi chiese per quale motivo ero di nuovo in piedi.
"Non riesco a dormire, voglio tornare a casa mia." Cercai di spiegargli ma il moro scosse la testa come a dirmi che non mi avrebbe accompagnato.
"Non ci torni a casa. Te l'ho già detto." Disse il più grande girandosi sull'altro fianco.

"Smettila Calum, voglio tornare a casa e ora esigo che tu ti alzi e mi accompagni." Parlai con un tono di voce forte e possente per provare a convincerlo. Ma sapevo bene che sarebbe stato molto difficile e che quando il moro aveva un'idea era irremovibile.
"Vai a dormire, Lu." Affermò il ragazzo, era da secoli che non mi chiamava in quel modo, mi arresi e sedetti nel mio letto, sospirando.

"Possiamo parlare allora?" Gli chiesi e acconsentì, mi guardò negli occhi e aspettò che cominciassi a parlargli ma non successe così iniziò lui.
"Lo so che non puoi dimenticarla ma almeno provaci, fai uno sforzo. Sei qui per questo." Chiarì il ragazzo dalla pelle ambrata sedendosi di fianco a me.

"Potevo aiutarla." Rimpiansi strofinandomi le tempie. Decisi di scappare anche se il ragazzo voleva che restassi. Cominciai a vestirmi di fretta e furia mentre il moro continuava a fissarmi confuso e contrariato.
"Che stai facendo?" Chiese curioso mentre allacciavo le mie scarpe.

"Devo fare una cosa e non puoi impedirmi di andare via." Afferrai il mio zaino e uscii dalla sua stanza senza aspettare che potesse rispondere.

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Mi ritrovai di fronte casa di Ashton prima di accorgermene. Avevo sempre odiato il quartiere in cui viveva, era sempre sporco e in giro c'erano solo ubriaconi e drogati in ogni dove. Pensai che lui si trovasse davvero bene in quel luogo losco e rude.
Bussai alla sua porta ed aspettai che mi aprisse.

Quando lo fece era più lucido del solito e sembrava parecchio felice visto che sul suo volto aveva un grosso sorriso che si spense quando si rese conto di chi si trattasse.
"Luke," deglutì spaventato e si irrigidì in seguito, facendo cenno di entrare contrariamente alle mie intenzioni.
"Non voglio entrare, devo solo dirti due parole." Lo aggredì per fargli capire chi aveva la parola subito dopo.

"Sei l'unico motivo per cui adesso Hazel è di nuovo ad Orlando," dissi poggiando una mano sul suo petto "sai solo creare problemi, sai solo rovinare le cose quando vanno per il meglio."

Il ragazzo sembrò voler parlare ma le parole gli morirono sulle labbra.
"Un giorno, ti giuro, che verrò a cercarti e ti ucciderò con le mie stesse mani anche se questo significherebbe marcire in galera, Ashton." Feci una pausa perchè notai che gli occhi del ragazzo divennero lucidi ma non mi intimorì della sua debolezza.

"E credimi che non sarà una morte veloce, ma lenta e dolorosa cosicchè tu possa sentire sotto la tua pelle la sofferenza che provo io ogni giorno da una settimana." Smisi di parlare perchè il ragazzo cominciò a piangere ma conoscevo bene il suo gioco.
Piangeva sempre quando cercava di ottenere qualcosa da mio fratello.
Ma questa volta sembrò veramente in pena, come se Hazel contasse tanto anche per lui, in fondo.

"S-scusami, so di aver sbagliato, sto per trasferirmi e cominciare una nuova vita lontano da questo quartiere e dalla droga." Si giustificò e notai che fosse sincero, ma questo non lo risparmiava dalla mia decisione.

Sapevo bene che le mie parole sarebbero servite a spaventarlo e a indurlo ad andare via da quel quartiere che gli provocava solamente nuovi guai.
"Scappa da questa realtà e fallo in fretta." Dissi poi mi allontanai da casa sua con una sola meta in mente.

Il mio cellulare cominciò a squillare nello stesso momento in cui uscii da quel malandato vicinato e raggiunsi le vie più pulite della città.
Osservai lo schermo e il nome di Hazel lampeggiava su di esso.
Non risposi e decisi che il silenzio sarebbe servito a risolvere molte cose.

Camminai per la mia strada e ritornai in casa mia, finalmente aprii la porta e trovai due piccole braccia ad abbracciarmi.
"Mi sei mancato Luke." Disse mia madre accarezzandomi la nuca, ne sorrisi perchè anche io avevo sentito la sua mancanza.

"Adesso sono qui." Affermai posandole un bacio sulla fronte. Rimase in cucina mentre io ritornai in camera mia, posai delicatamente la mia roba e sfilai le scarpe.
Non capii con quale coraggio decisi di avvicinarmi alla stanza di Michael. Non riuscì proprio a comprendere la forza che fluiva in me in quel momento.

Detti un colpo alla porta che si aprì per metà e mi appoggiai allo stipite, osservando il suo interno.
Il letto disfatto e la sua chitarra di fianco a esso.

"Sto rifacendo lo stesso errore." Sussurrai come se mio fratello potesse ascoltarmi, come se la mia voce potesse essere udita dalle sue orecchie per un'ultima volta.
"Sono uno sciocco, M-mikey," strinsi le mie labbra tra denti "non mi sono accorto di niente, sono sicuro che si vedessero tutte le sere quando la riaccompagnavo a casa."

"Dovevo stare più attento, ma sono stupido e non sono riuscito a notarlo prima di adesso." Mi accasciai di fianco alla porta provocando un rumore che mia madre riuscì ad udire.
"Luke!" Urlò dal piano di sotto, salii le scale di fretta per capire di cosa si trattasse.

Si abbassò e sedette al mio fianco stringendo le mie spalle, mi lasciò per terra. Sapeva bene che era questa la posizione in cui volevo rimanere, disteso sul freddo pavimento.
"Che succede?" Mi chiese accarezzando la mia schiena e capii che quel gesto era l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento.

"È colpa mia," sussurrai ad occhi chiusi, mi dissi che se li avessi tenuti serrati nessuna lacrima avrebbe potuto bagnare il mio viso "è colpa mia se Mikey è morto, è colpa mia se Hazel è andata via." Spiegai a mia madre che sembrò non percepire la risposta.

"Non è colpa tua, tesoro, gli sei stato sempre vicino ed è questo che conta." Mi convinse con le sue parole e mi alzai appoggiando la mia testa alla sua.
"Quella ragazza è solo confusa, ritornerà perchè riuscirà a capire quanto tu sia importante per la sua salute." Confermò le sue idee mentre un sospiro uscì dalle mie labbra stanche di tremare.

"Tornerà." Mi consolai tra le sue braccia.

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Osservai ripetutamente lo schermo del mio cellulare che da mezz'ora continuava ad accendersi ogni cinque minuti circa.
Avevo ricevuto 10 chiamate dallo stesso numero ma decisi di non rispondere perchè convinto che risentirla mi avrebbe fatto stare male di nuovo.

Odiavo quella sorta di debolezza che si impadroniva di me tutte le volte che pensavo a lei e a quanto fosse lontana.
Hazel mi rendeva inerme e incapace di agire, non capivo come una sola persona potesse indebolirmi così tanto e rendermi così forte allo stesso tempo.

Mi ero sentito debole per tutto il pomeriggio invece avevo pensato di essere forte quando avevo parlato con Ashton in mattinata. Non volevo spaventarlo solo metterlo in guardia e fargli capire quanto la ragazza contasse per me.

Il nome illuminò di nuovo il mio schermo ma questa volta si trattava di un'email e non di una chiamata.
Sbloccai il cellulare solo per leggere quello che aveva da dirmi.

Dear Luke,
non capisco perchè continui a non rispondere, se non sento la tua voce anche oggi potrei sciogliermi in un mare di lacrime stanotte.
So di aver sbagliato tutto e di essere una codarda perchè non ho il coraggio di affrontare i miei problemi nello stesso luogo in cui si sono originati.

Lasciami sentire almeno il tuo respiro.

Ragazze mie questa storia è praticamente finita, mancano due capitoli.. Godetevela finchè potete.

you complete mess | l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora