Talk

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Where did I go wrong? I lost a friend somewhere along in the bitterness.
And I would have stayed up with you all night had I known how to save a life. The Fray

La ragazza si addormentò più velocemente di me e mi ritrovai a guardarla affranto e deluso.
Non sapevo bene che cosa avesse fatto la sera prima ma la situazione non sarebbe passata per leggere, non avrei dimenticato in fretta quella sera.

Non avevo idea di cosa Ashton avesse fatto fare ad Hazel e per quale strano motivo la ragazza avesse accettato; sapevo soltanto che tutto questo era sbagliato e sarebbe stata l'ultima volta che i due amici si fossero visti.
Ashton ed Hazel, feste incontrollabili, alchool e chissa cos'altro; questa vita di vizi sarebbe finita prima di essere realmente iniziata.

Non avevo idea di quello che Hazel avesse assunto precisamente, ma nel mio profondo ero sicuro che non fosse niente di leggero, ero convinto che non fosse solo qualche bicchere in più di alchool.
Avevo osservato i suoi occhi rosso fuoco e il suo viso pallido, avevo rivisto Michael in ogni suo aspetto più minuzioso: il vomito, il respiro e quelle parole che tardavano ad arrivare. Ogni cosa sembrava parlarmi di mio fratello e non riuscivo più a dormire, tormentato da quei terribili pensieri di Hazel sull'orlo del precipizio.

Non avevo fatto niente per salvare Michael e continuavo a rimpiangere di averlo perso, di non averlo aiutato nel momento del bisogno, ma avrei sicuramente fatto qualcosa questa volta. Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico ed io avevo deciso di non errare più.
Avevo deciso di starle accanto.

Mi addormentai nella tarda notte dopo tanti viaggi di pensiero e mi risvegliai completamente privato da ogni coperta. Non aprii subito gli occhi, lo capii dal leggero vento che sfiorava la mia pelle e mi faceva rabbrividire.
Aprii gli occhi e notai la figura di Hazel darmi le spalle, ricoperta da una massa informe di coperte.
Sentii la necessità di svegliarla anche se amavo vederla dormire, osservare i suoi capelli disfatti e la sua espressione pacifica.

"Hazel," dissi scrollando la sua spalla leggermente, lei si girò subito e capii che fosse già sveglia per la sua espressione poco assonnata "ti ho svegliata?" Chiesi osservando il suo viso candido dispiacendomi un po' per quelle che sarebbero state le prossime ore.
Sotto sotto sapevo già come sarebbe finita questa giornata.
"No, ero già sveglia," disse lei spostando il suo sguardo sulle pareti evitando di proposito il mio sguardo "non ricordo come sono arrivata qui."
Affermò senza guardarmi.

"È per questo che volevo svegliarti, dobbiamo parlarne." Dissi alzando il mio torace dal materasso, sedendomi su di esso. Anche lei fece lo stesso, mi passò una coperta dal mucchio che aveva addoso.
"Non voglio parlarne." Parlò la ragazza guardando di fronte a se' come se non esistessi.
"No? Io credo che dovremmo proprio parlarne invece," alzai il tono della voce un po' di più rispetto al normale e cercai di farle capire che mi stavo infastidendo "guardami mentre parlo."

La ragazza si girò verso di me e mi guardò finalmente negli occhi, i suoi erano tristi e delusi ma allo stesso tempo la sua espressione sembrava rilassata, come se quello di cui avremmo parlato fosse normale e affato fuori dal comune.

"Parliamone." Sussurrò chiudendo le palpebre per un secondo, poi le riaprì e aspetto che parlassi o le chiedessi qualcosa.
"Non era la prima volta che vedevi Ashton in quelle condizioni, vero?" Domandai implicitamente cercando di capire se i due si fossero visti altre volte.
"No." Rispose lei sinceramente, si voltò di nuovo nella direzione opposta e sospirò.
"Mi spieghi cosa ti salta in mente Hazel? Andare ad una festa con Ashton? Ti sembra prudente?" Sentii il mio cuore andare molto più velocemente e le mie mani tremare. La mia voce era forte ma il mio corpo aveva solo il bisogno di cedere.
"È un mio amico." Parlò piano la ragazza rispondendo alla mia domanda.
"Hazel devi guardarmi," chiesi di nuovo aspettando che si girasse "cosa ti ha fatto prendere?" Domandai cercando di calmare il mio corpo in subbuglio, strinsi le mani sulle mie ginocchia e sembrò che la mia figura tremasse di meno.

"Niente, solo un po' di vodka." Rispose la ragazza guardandomi negli occhi, capii subito dal suo sguardo che stava mentendo.
"Hazel, lo so che non era solo vodka, Michael aveva gli stessi occhi ogni volta che usciva con Ashton." Dissi abbassando leggermente il tono della mia voce al pensiero di mio fratello.

"Abbiamo preso una pasticca." Sospirò la ragazza come se le pesasse parlare di quello che aveva fatto.
"Sei una stupida," sussurrai cercando di trattenere l'impulso di piangere di fronte quel viso che la sera prima mi aveva deluso amaramente.
"Cos'hai detto?" Urlò Hazel guardando verso di me, arrabbiata per il termine che avevo precedentemente usato.
"Ho detto che sei una stupida! Hazel stai cercando di rovinare la tua vita per sempre? Stai cercando di morire più in fretta? Vuoi morire?" Gridai con tutta la voce e l'aria che avevo nei polmoni, sentii le mie vene gonfiarsi e il mio viso avvampare per la rabbia.

La ragazza non parlò rimase in silenzio, osservai il suo viso che continuava a guardami a bocca aperta ed occhi splancati che sembrava stessero per gonfiarsi di lacrime copiose.
"È sbagliato, è tutto sbagliato. Devi smetterla di fare quello che Ashton ti dice, ti prego Hazel devi smetterla!" Parlai sempre ad alta voce distogliendo la sguardo dal suo viso affranto.

"Non guardami così, non piangere perchè è solo colpa tua. Ti sei cacciata in un grosso buco nero senza vie d'uscita." Dissi abbasando gradualmente il tono della voce, mi girai a guardarla ma i suoi occhi osservavano altrove.
"Scusami." Disse la ragazza tra le lacrime, le sue parole furono bloccate da qualche singhiozzo e la osservai mentre in agonia cercava di asciugare e fermare quella pioggia di gocce salate sul suo viso.

Non potè fermare l'esigenza di tenerla tra le mie braccia; aveva sbagliato, ero deluso da lei ma non potevo vederla così.
Poggiò la testa sul mio petto e sferrò qualche pugno su di esso come a farmi capire che fosse arrabbiata con me ma allo stesso tempo avesse davvero bisogno di un mio abbraccio.
Cercai di confortarla anche se tutto quello che volevo fare fosse gridarle ancora contro di quanto grave fosse stato il suo sbaglio.

La verità era che avevo una tremenda paura che potesse accadere di nuovo, che potesse rovinarla, sciuparla e poi ucciderla.
Non avevo voglia di vedere quel bel fiore appassire velocemente giorno dopo giorno.
Avevo bisogno di lei e tutto quello che potevo fare era dedicarmi ad aiutarla e a sostenerla anche quando non ne aveva realmente necessità.

"Non devi più stare con Ashton, non devi vederlo," affermai accarezzando i suoi capelli mentre la ragazza smise di tirare pugni sul mio torace "devi promettermelo. Devo essere sicuro che non ti farai più del male e che starai bene." Confermai sfiorando il suo viso umido con le mani, poggiò il suo palmo sul mio e lo spostò vicino al mio cuore.
"Rilassati, il tuo cuore va troppo veloce, lo sento correre nel tuo petto." Cambiò argomento abilmente, Hazel, ma non riuscì a distrarmi più di tanto. Riflettei un attimo su quello che aveva appena detto e annuii più volte per convingere me stesso di calmarmi.

"Promettimelo e starò bene." Dissi alla fine posando un bacio sulla sua testa, restai in quella posizione per un po' fino a che non parlò.
"Starò bene." Parlò la ragazza non affermando niente di nuovo.
Notai il suo continuo cambiamento di argomento, probabilmente quello che voleva evitare era mentirmi che non l'avrebbe mai più rivisto.
Sentivo il mio cuore accellerare un'altra volta e le parole bloccarsi sull'orlo delle mie labbra.
"Non starai affatto bene se continuerai a stargli vicino," afferrai le sue spalle e la costrinsi a guardarmi "devi promettermelo." Parlai ad alta voce scrutando quel viso sciupato dalle lacrime che l'avevano corroso e fatto arrossare.

La ragazza mi guardò e non proferì parola, continuò a piangere forse incapace di pronunciare quella piccola frase.
"Hazel," richiamai la sua attenzione tenendo le mani sul suo viso "sto cercando di aiutarti." Poggiai la sua testa un'altra volta sul mio torace e la cullai leggermente mentre continuai a parlare cercando soltanto di convincerla.
"Non voglio che tu stia male come sei stata ieri, ho avuto paura e adesso ne ho ancora di più." Dissi aspettando con ansia una sua risposta.

"Di cosa hai paura?" Domandò la ragazza smettendo di piangere.
"Ho paura di perderti come ho perso Michael." Affermai cercando di non farle notare che le mie mani e il resto del mio corpo tremasse ma lei sembrò intuirlo subito e afferrò uno dei miei palmi, stringendolo.
Si voltò a guardarmi e non distolse lo sguardo nemmeno un attimo.
I colore dei suoi occhi si confuse col le sfumature azzurre dei miei e mi sembrò di sprofondare nel preciso centro della terra quando mi passò in mente il pensiero della mia vita in questo momento senza di lei.
Forse era affrettato, forse era stupido, forse ero solo innamorato di lei.

you complete mess | l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora