Osservai con disdegno il viso confuso di mia madre che assisteva alla mia imminente crisi d'ira. Con una mano afferrai tutti i vestiti possibili e li conficcai con velocità dentro il borsone. Camminai velocemente dentro il bagno e presi le mie creme e il mio spazzolino e mi diressi verso il letto in cui era appoggiata la borsa ormai piena. Chiusi la cerniera e la posizionai sulla mia spalla.
"Che stai facendo, Hazel?" Mi chiese preoccupata mia madre, scrutai il suo viso con sufficienza pensando che quella sua espressione agitata e turbata sia una perfetta messa in scena.
"Me ne vado e non penso di tornare." Corsi di fretta verso la porta da cui ne fuoriuscì il viso bagnato di una piccola ragazza che non riuscì a riconoscere più se stessa e la sua, ormai, devastata famiglia.
"Hazel!" Urlò mia madre alle mie spalle, decisi di non voltarmi indietro e cominciai a correre verso la città.
Asciugai con la manica della mia felpa, le lacrime che solcavano il mio volto esausto.Arrivai rapidamente in città dove presi il primo taxi che mi capitò sott'occhio e che mi portò nell'abitazione in campagna di mio padre.
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Osservai la mia borsa cercando dei giusti motivi per non piangere, per non recriminare le idee fallacee di mia madre. Pagai il taxista che mi sorrise compiaciuto e mi fermai davanti la piccola casa. Suonai ripetutamente il campanello sperando di essere aperta in fretta, per poter rivedere il viso stanco e provato di mio padre e per poterlo stringere di nuovo."Chi è?" Sentii la sua voce debole ampliarsi grazie all'uso del microfono del citofono che si trovava accanto al grande portone di legno chiaro.
"Hazy." Affermai cercando di nascondere lo sconforto, limpidamente orecchiabile, nella mia voce.Il portone si aprì e la mia figura corse al riparo tra le braccia grandi di mio padre che stava aspettando sullo stipite della porta.
Mi lasciai andare in un pianto liberatorio e in carezze che mi riportavano al passato; mi sembrò quasi come tanto tempo fa, quando mio padre mi stringeva tutte le volte che qualcuno a scuola mi prendeva in giro o quando la maestra mi rimproverava davanti ai miei compagni di classe.
Mi sentii protetta proprio come quando il mio corpo era molto più piccolo e i miei singhiozzi più leggeri e delicati.La sua mano accarezzava la mia schiena lentamente e il mio respiro diventò regolare.
Afferrò le mie spalle tra i suoi palmi e mi guardò negli occhi, i suoi erano spenti e privi di ogni luce."Dobbiamo parlarne." Constatò mio padre muovendosi verso il divano della sua nuova casa.
"La mamma ti ha detto che stiamo per divorziare? È per questo che stai piangendo?" Annuii più volte poichè la voce non voleva più uscire.
"È difficile, Hazy. Non volevamo arrivare a questo. Speravo che le cose si potessero aggiustare ma non è andata così." Annunciò una voce triste e instabile.
"Il suo avvocato è arrivato mezz'ora fa e ho firmato i documenti," il suo viso si corrugò cercando di trattenere le lacrime che si sarebbe scagliate sul suo invecchiato volto "mi dispiace tanto, Hazy." Sussurrò ormai sconfitto e infranto.Osservai il suo viso con un'espressione sconvolta sul mio che non riusciva a credere a quello che aveva precedentemente udito.
"Papà." Pronunciai prima che un'altra colma ondata di lacrime bruciasse il mio viso ormai rosso e umido.
La sua forte mano si posò sul mio volto e asciugò le gocce trasparenti che continuavano a scendere copiose.
"Questa notte parto," sentii la sua voce trapassare le mie orecchie stanche di udire brutte notizie e amare sconfitte "torno ad Orlando." Concluse la sua frase e mi lasciò senza fiato. Mi alzai dal divano e lo scrutai contrariata."Non puoi andartene. Io non posso, papà, non posso farcela," parlai cercando di spiegare e usare più parole provate possibili ma la mia voce si ruppe così dovetti prendere fiato e chiudere gli occhi prima di ricominciare "come faccio senza di te? Come faccio senza mio padre? Non puoi andartene proprio adesso, ho bisogno di te e del tuo aiuto. Non voglio restare con la mamma." Affermai cercando di trovare più respiro possibile per continuare ad argomentare le mie ragioni.

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you complete mess | l.h
FanfictionAvevo dimenticato di stare male ed era possibile solo grazie al suo sorriso e alle sue braccia agganciate sicure attorno al mio gracile corpo. "Se stessi per cadere avrei qualcuno che sarebbe pronto a prendermi" pensai. E se fossi già s...