Caro michael,
Oggi ho risentito una delle tue canzoni preferite: American idiot dei Green Day. L'ho cantata a sguarciagola fino a che non mi è sembrato di sentirti cantare insieme a me. Mi sono bloccato, ho spento la tv e ho detto a mamma che non avevo fame. Adesso sono qui a chiedermi se sto impazzendo o se sono solo paranoie. Forse mi manchi e non voglio ammetterlo perchè se lo ammetto mi mancherai ancora di più.
Calum non smette di chiedermi come sto da un anno, non è un ragazzo come gli altri, lui ha bisogno di sapere che sto bene, non me lo chiede perchè non ha altre domande da fare. La mia risposta è sempre la stessa: sto bene. Lui non ci crede molto e tace. Lo percepisce da solo come sto ed è come una sorta di superpotere.
Io fingo di essere forte e felice, ogni tanto sorrido e nessuno si accorge del mio malessere interiore. Non pensavo che ci si sentisse così a perdere una parte della propria famiglia.
Mi passerà Michael, mi passerà e sarò solare come prima, come quando c'eri tu.
Sento bussare alla porta e smetto di scrivere. Corro giù ed apro. Davanti a me vedo Calum con una faccia preoccupata.
"Che hai Calum?" chiedo sospettoso.
"Io vorrei sapere che hai tu" dice lui buttando gli occhi al cielo.
Io non ho niente, penso.
"Cos'ho?"
"Ti ho chiamato dieci volte mi sono preoccupato e sono venuto a piedi da te"
Prendo il telefono dalla tasca e controllo le chiamate perse. 10 notifiche da Calum.
"Scusa Cal ero distratto" lo guardo cercando di sembrare il più dispiaciuto possibile.
"Posso entrare?"
Mi sposto e lo faccio entrare, chiudo la porta e lo seguo su per le scale.
Il suo sguardo si posa sulla porta di fianco alla mia. Sposta lo sguardo su di me e mi sorride lievemente. Quando entra in stanza si guarda in giro e mi chiede come sto e io rispondo sempre che sto bene.
Si acciglia per un attimo e si siede sul mio letto di fianco al computer.
"Tu come stai, Cal?"
"Io sto bene ma lo dico sul serio." butto gli occhi in direzione del pavimento e per un attimo penso di dovergli dire la verità. Ma cambio subito idea.
"C'è una ragazza a scuola che scrive sempre su un diario." dico velocemente senza pensare all'interrogatorio che subirò. Gli occhi gli si illuminano speranzosi di vedere un po' di luce in me dopo tanto tempo. Non parlo con Calum di ragazze da un po', in realtà lui me ne parla ma io non lo ascolto del tutto.
"Quindi? Raccontami un po' di questa ragazza" comincia a chiedermi curioso.
"Non so niente e non mi importa saperne di più, è solo una ragazza, ho altre cose per la testa" spengo in fretta la sua curiosità con un tono di voce pacato e tranquillo.
"E cosa? Come passare un altro giorno chiuso in questa stanza a pensare a quanto il destino sia stato ingiusto con te e con la tua famiglia?" quando conclude la frase mi guarda serio e cambia subito la sua espressione sul volto.
"Scusami Luke" mi poggia una mano sulla spalla e io la sposto subito.
"Vattene per favore" si alza dispiaciuto e mi chiede scusa questa volta piano così tanto che quasi non lo sento.
Dalla rabbia prendo la prima cosa che mi capita vicino e la tiro contro il muro e poi contro la porta.
Ho voglia di rompere tutto, ogni cosa che sta in questa piccola e soffocante casa piena di ricordi che voglio cancellare come si cancellano le foto da un cellulare. Voglio dimenticare tutte queste stupide memorie e pensare ad altro. Ho bisogno di ricominciare, di creare nuovi ricordi, di sentirmi bene.
Ho davvero bisogno di sentirmi bene e senza pensieri solo per un po'.
Decido di uscire da lì per andare da qualche altra parte. Mia madre comincia ad urlarmi contro ma non la ascolto.
Dopo tre minuti sono già seduto in spiaggia e rimpiango di non aver portato nessuna felpa per coprirmi.
Il mare è in tempesta, come solo a piace: variegato di colori, pieno di gabbiani e vuoto di persone.
Ci sono solo io nei paraggi e tutto quello che voglio fare è rimanere qui in silenzio cullato dal rumore delle onde che sbattono sulla sabbia e sugli scogli violente, una dopo l'altra.
Anche se continuano a imbattersi in sabbia e scogli, le onde hanno sempre la forza di riprovarci. Io la sto cercando la forza per riprovarci.
La spiaggia è il posto migliore per rilassarsi ma non per mettere a tacere i propri pensieri. Sono ancora lì, tutti quanti. Ma provo a non pensarci e ci riesco per quasi mezz'ora. Non ricordo nemmeno a cosa penso in questi trenta minuti, cose stupide e inutili sicuramente.
Torno a casa stanco, così tanto che salgo le scale molto lentamente. Appena arrivo in camera due occhi blu mi scrutano furiosi.
"Perchè sei qui?" dico curioso e dubbioso allo stesso tempo.
"Perchè non mi ascolti mai quando ti parlo? Ti avevo detto di non uscire e l'hai fatto lo stesso. Hai fatto un buco nella parete di nuovo, vorrei davvero sapere cosa ti prende, Luke" mi guardava con gli occhi lucidi di chi sta per piangere dalla rabbia e la capivo. Non voleva sbagliare anche questa volta, anche con me. Voleva solo assicurarsi che tutto andasse per il meglio.
"Va tutto bene mamma, volevo soltanto provare a non pensare" dico sincero avvicinandomi a lei per accarezzarle le braccia e le spalle.
Guarda in giro per la stanza e il suo sguardo cade sulla foto di me e Michael il giorno di natale di tre anni fa. La sento respirare più forte e la abbraccio per cercare di farla sentire meglio.
"Vorrei che fosse facile dimenticare" dice lei in un sussurro quasi per non farmi capire che sta piangendo.
"Come puoi dimenticare qualcuno che ti ha dato tanto da ricordare? Non puoi dimenticarlo mamma. Michael non puoi dimenticarlo e nemmeno io posso."
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you complete mess | l.h
FanfictionAvevo dimenticato di stare male ed era possibile solo grazie al suo sorriso e alle sue braccia agganciate sicure attorno al mio gracile corpo. "Se stessi per cadere avrei qualcuno che sarebbe pronto a prendermi" pensai. E se fossi già s...