Leave

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Mi svegliai tra le sue braccia disteso su un divano che non emanava lo stesso odore di casa mia. Sentii la mano che era avvolta sotto il suo capo addormentarsi pian piano ma decisi di sopportare il dolore ed osservarla un altro po' dormire beatamente.
Le accarezzai i capelli e poi la schiena stringendola più forte tra le mie braccia.
La osservai ancora e ancora e fu in quel momento, mentre le sue palpebre erano chiuse e il suo respiro leggero, che capii di dover fare qualcosa. Di drastico, per evitare che le potesse succedere un disastro.

Sorrisi un po' quando pensai a quella parola; un disastro lo era sempre stata, ed anche io, con il mio continuo cambiamento d'umore e il mio passato che incombeva nella mia vita continuamente facendo uscire da me la parte più sensibile che nascondevo tra lo sguardo sicuro e l'andamento convinto.

Avevo sempre avuto paura di dover piangere di fronte a qualcuno: nessuna ragazza vorrebbe avere un ragazzo sensibile.

Alle ragazze piacciono forti e sicuri.
Diceva Michael tutte le volte che mi osservava mentre cercavo di sistemare i miei capelli allo specchio.

Aveva apprezzato le mie lacrime come aveva apprezzato i miei incostanti sorrisi ed era questo che mi aveva reso ogni giorno più convinto di quanto questa ragazza dai capelli castani e gli occhi da cerbiatto avrebbe stravolto la mia esistenza.

Aveva pianto anche lei tra le mie braccia e si era addormentata, cullata dal rumore dei nostri respiri.

Michael sarebbe riuscito a spiegarmi perchè i contrari non si attraggono ma i simili si cercano.
Ho sempre pensato che fosse così; gli opposti si attraggono ma tendono a distruggersi. I simili si cercano e trovano una via corrispondente.
Alle due categorie di cui mio fratello parlava sempre ne avrei voluto aggiungere una terza.
I disastri si scovano e si salvano.

L'avevo deciso nel primo momento in cui i miei occhi si erano posati su di lei troppo stretta tra gli armadietti e lo sguardo duro di quei tre ragazzi.
L'avevo deciso quando con il mio pollice avevo asciugato le sue lacrime.
L'avevo capito precisamente adesso, mentre il suo corpo era avvolto al mio.

La mia figura era colma di paura e continuava ad emanare questo sentimento da ogni poro della mia pelle, lo notai quando si svegliò e si volto verso di me per controllare il mio stato d'animo.
"Ehi." Sussurrò con la voce impastata dal sonno, corrugò la fronte e mi abbracciò un po' di più indossando sul viso un'espressione imbronciata e dolce.
Volevo davvero sapere come faceva a percepire il mio corrente stato d'animo.

"Ehi." Dissi lasciando uscire un sospiro dalle mie labbra che avevano solo voglia di cominciare a tremare fragili.
Si alzò leggermente con i gomiti e posò un bacio leggero sulle mie labbra poi mi guardò perplessa.
"Sono ancora arrabbiato con te." Scossi la testa facendole cenno di alzarsi, si scostò da me e poggiò la sua schiena sul divano.
Non mi guardò più, come se in questa situazione fossi io quello che era diventato dipendente da droga di vario genere.

"Luke-" sussurrò ma la bloccai e cominciai a parlare sopra la sua voce "no Hazel non capisco." Cominciai a scuotere la testa e mi alzai dal divano camminando avanti e indietro per la stanza.
"Quella roba non serve a niente, spiegami cosa ci trovi di divertente o che potere magico hanno quelle pillole perchè io non capisco!" Alzai la voce ma me ne pentii quando vidi il suo corpo farsi più teso e nervoso.

"Scusa non volevo alzare la voce."
Dissi avvicinandomi a lei, mi inginocchiai di fronte alla ragazza che si sporse verso di me.
Poggiai una mano sulla sua gamba e sospirai ancora quando capii che non avrebbe detto niente.
"Davvero Hazel, spiegami. Sai che con me puoi parlare, se alzo la voce è solo perchè cerco di aiutarti ma non ci riesco." Affermai ormai debole, mi sentii sconfitto e senza le forze necessarie.

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