I'm sorry

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Luke decise frettolosamente di distendermi nei sedili posteriori per farmi stare più comoda.
In realtà quella posizione non era il massimo: sentivo la testa girare e una sensazione di nausea saliva e scendeva tra il mio stomaco e la mia gola. La testa sembrava esplodere così cercai di placare il dolore tenendo le mani strette ad entrambi i lati del mio viso.

"Hazel?" Si accertò che fossi ancora sveglia il ragazzo probabilmente per farmi qualche domanda "che avete fatto a questa festa?" Domandò, confermando le mie idee precedenti.
Decisi di non rispondere a quella domanda che avrebbe soltanto peggiorato la situazione.

"Perchè stai così male?" Chiese un'altra volta; era deciso ad avere la sua risposta anche con questo tentativo ma tutto quello che ricevette fu il silenzio e qualche sospiro spezzato da un forte dolore agli occhi che si chiusero di conseguenza.

"Hazel, rispondimi per piacere," disse facendo un grosso sospiro, guardò dietro di sè con la coda dell'occhio, distogliendo per un attimo l'attenzione dalla sua guida turbolenta, probabilmente per la sua preoccupazione verso i miei confronti "so che è difficile per te, ma puoi dirmi almeno cosa hai preso per ridurti così?" Domandò sbattendo fortemente il suo palmo sul manubrio.

Il tonfo che emise risuonò più volte dentro la mia testa come un eco.
Chiusi gli occhi per un attimo e sembrò che la situazione peggiorasse ancora di più, mi ripromisi di tenere le palpebre aperte.

Nessuno dei due parlò per molto tempo, fino a quando però non sentii il biondo respirare più rapidamente e la sua guida rallentare.
"Non so cosa fare," sussurrò tra se' e se' e mi sembrò di sentirlo piangere.
Mi girai verso il suo sedile e provai ad alzarmi per accertarmi che il suo viso fosse asciutto "è inutile, tutto quello che faccio è inutile."

Sentii le palpebre chiudersi e la testa appesantirsi, mi appoggiai al sedile osservai il suo volto offuscato e confuso con uno sguardo.
Si girò un attimo verso di me e i suoi occhi socchiusi e stanchi avvisarono i miei altrettanto stravolti e sonnolenti.
"Stai meglio?" Mi chiese il ragazzo consapevole del mio possibile silenzio, parcheggiò davanti casa ed uscì dalla macchina, chiudendo la portiera.

Aprì la mia, mi guardò stringendosi la fronte tra le mani e sospirò prima di avvicinarsi al mio corpo per cingerlo tra le sue braccia.
Mi fece uscire dalla macchina e sentii un fortissimo dolore alla testa, così acuto da dover pressare disordinatamente le mie mani sulla mia testa mentre Luke cercava di tenermi stretta.
"Cos'hai?" Domandò prima di arrivare davanti la porta di casa.
Scrollai la testa in risposta e cercai di scendere per entrare in casa.

Luke aprì la porta e mi prese di nuovo tra le sue braccia.
"Hazel, devi parlarmi." Sussurrò il ragazzo salendo cautamente le scale.

Percepii la nausea farsi sempre più vigorosa dentro di me così appena mi lasciò in piedi davanti la sua stanza, corsi velocemente verso il bagno di casa sua. Per poco non presi in pieno la porta che aprì di fretta.
Mi accasciai in ginocchio di fronte al gabinetto e cercai di vomitare l'alchool che avevo assunto qualche ora prima.

Strinsi le mie mani sulle mie gambe per cercare di restare dritta e non cadere. Sentii le mani di Luke accarezzarmi la schiena e spostarmi i capelli lontani dal viso che senza preavviso si bagnò di salate lacrime.
"Sssh," sibilò il ragazzo cercando di rassicurarmi "non piangere." Disse tenendomi la fronte saldamente, quando finii, sentii subito la mia testa farsi più leggera e i miei pensieri scorrere più rapidamente.

Chiusi gli occhi per un attimo quando percepii le mani di Luke cingere le mie spalle cercando di tenermi in piedi.
Camminai verso il lavandino sorretta dalla sua presa e lo aprii sciaquandomi la bocca che sapeva ancora di alchool.
Quando finii Luke mi girò verso di sè, strinse il mio mento tra il pollice e l'indice e mi scrutò con uno sguardo tra il ferito e deluso.
In quel momento non capii quale dei due aggettivi attribuitogli fosse peggio dell'altro.

Non parlò, si limitò a sospirare e ad osservarmi con un'espressione preoccupata.
Prese la mia mano destra e la strinse nella sua, cominciando a camminare verso la sua stanza notai che la testa mi girasse meno di prima, così lo seguì fino al letto.
Anche se la testa sembrava essersi quasi fermata sentivo di essere ancora debole e un lancinante dolore alla testa, non rendeva le cose più semplici. Mi accostai al suo letto e mi accovacciai su di esso, chiudendo gli occhi.

"Hazel, devi cambiarti." Sussurrò Luke cercando di non fare rumore sedendosi di fianco a me, cominciando ad accarezzarmi i capelli con i soliti cauti gesti di sempre.
"Non voglio," riuscii finalmente a dire con uno voce strozzata.
"Ma devi." Disse il ragazzo poggiando una mano sul mio fianco, scrollandolo, per provare a convincermi.
Sentivo di non farcela e di volere soltanto dormire, così accostai le mie mani sul mio viso e cercai di dormire.

Percepii la figura di Luke spostarsi alla fine del letto per slacciarmi le scarpe e toglierle completamente.
Si allontanò per un attimo e ritornò subito dopo, sfiorando con le sue dita i miei fianchi, aprii gli occhi e scrutai i suoi, ansiosi, di ricevere una risposta. Annuii, osservai le sue mani sbottonare i miei pantaloni e sfilarli con cautela, posandoli per terra.
Prese una tuta che sembrava essere sua dall'aspetto e la infilò prima in un piede e poi in un altro. Afferrò l'elastico dei pantaloni e lo trascinò fino ai miei fianchi, li alzai un po' per fare in modo che mi coprissero interamente.

"Emh," tossì Luke visibilmente in imbarazzo "vuoi rimanere nella tua felpa?" Chiese alla fine, annuii e si sdraiò di fianco a me, coprendo i nostri corpi con un lenzuolo.

"Stai meglio?" Domandò il ragazzo sfiorando il mio viso.
Annuii un'altra volta e spostai il mio corpo dal lato opposto al suo, facendo in modo che non potesse guardarmi negli occhi.
Cinse il suo braccio attorno alla mia vita e mi avvicinò a se' poggiando la sua guancia sulla mia testa.
"Ti prego Hazel, non farmi spaventare mai più così." Sussurrò nel mio orecchio, solleticando il mio braccio più volte.

Sentii il suo sospiro e cercai di trattenere le lacrime che stavano per bagnare di nuovo il mio volto stanco e asciutto.
"Non riesci ancora a realizzare cosa ti ha fatto Ashton," parlò duramente questa volta come se fosse difficile e doloroso per lui ricordarlo "vero?"
Chiese scostando i capelli dietro il mio orecchio, sfiorandolo piano.

No, la risposta era no.
Non riuscivo a capire il male che Ashton mi stava facendo semplicemente perchè mi piaceva quello che condividevamo insieme.

Non c'era niente di più sbagliato e contro le regole, mi dissi.

Ma continuavo a sbagliare e continuava a piacermi quella sensazione di beatitudine e libertà da ogni pensiero. Da Orlando, da mio padre e da mia madre.
Tutto si faceva più silenzioso nella mia testa ed amavo quell'illusione.

Gli occhi si fecero più pesanti e sentii il fiato leggero di Luke solleticarmi il collo.
"Scusa, Luke."



Scusate gli eventuali errori non ho riletto, lo farò domani mattina.
Scusate anche l'esiguità del capitolo, sono super impegnata per adesso ma ce la sto mettendo tutta per scrivere più tempo possibile e aggiornare con la frequenza di tre volte a settimana.

Visto l'orario, buonanotte!

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