Swings

2.6K 163 3
                                    


Dear Michael,

mi sembra così strano dirti che ho riso di nuovo. Sembrava impossibile dopo così tanto tempo invece ci sono riuscito e senza sforzarmi tanto. L'ho fatto nel modo più sincero e spontaneo che conosco, un sorriso senza troppe pretese o freni, per niente superficiale o avvenuto solamente per soddisfare le richieste di mamma o papà.

Dicono di vedermi giù, dicono che non sorrido mai, che senza di te sono diverso e più duro con tutti e con me stesso.

Credo che non sia vero al cento percento. Credo di aver perso il controllo delle mie emozioni, è questo quello in cui credo.

Giro pagina, delle parole scritte con una calligrafia poco leggibile imbrattano le pagine del mio diario.

Mi ha fatto ridere.

Leggo a fine pagina e chiudo subito il diario.

Un tempo eri uno dei pochi che riusciva a farmi ridere.

----

Mi svegliai presto quella mattina e mi meravigliai del silenzio che vigeva tra i corridoi della mia scuola.

Era strano non vederla piena di gente che corre per arrivare presto a lezione o che si preoccupa per come andrà un test, gente che litiga senza dar retta a tutti gli sguardi che osservano ostinati.

Mi sembrò che il tempo non passasse più, che si fosse bloccato e non avesse più voglia di andare avanti e lasciarci vivere la nostra giornata.

Sentì il rumore che avevo bisogno di udire, tutte le campanelle di quella giornata erano suonate e mi affrettavo ad uscire per respirare un po' d'aria pulita.

Mi fermai all'ingresso appoggiandomi al muro, accesi una sigaretta e la posai sulle mie labbra. Inspirai ogni respiro di quella sigaretta che sembrava potermi far star meglio, sembrava essere sollievo e relax.

Ma non era altro che una trappola mortale e non ci feci caso, dimenticai tutti gli effetti negativi e ne trassi quelli positivi. Mi accorsi che non riempivano nemmeno cinque dita.

La sigaretta finì come il tempo per Hazel di nascondersi dalla folla che usciva in massa da scuola, che la fissava sempre in modo strano, come se non fosse uguale agli altri.

E in effetti non è uguale agli altri, è tutto l'opposto della massa di ochette che vanno in giro per scuola svestite e parlano solo di trucchi e ragazzi.

Non ha nemmeno un po' di quello che hanno le altre ragazze della scuola e forse questa mancanza è la sua forza.

La rende interessante e particolare.

Mi rende curioso e della curiosità ero sempre stato impaurito. Ha sempre un lato positivo e uno negativo. Essere curiosi ti porta a sapere così tante cose che magari le altre persone non conoscono, ti rende culturalmente ampio e pieno di saperi da condividere. Ma il lato negativo dell'essere curiosi è che sapere la verità a volte può fare male, sapere troppo ti rende vulnerabile. Ed è precisamente com'ero diventato: vulnerabile.

"Ehi." soprira Hazel, prima di accorgermi che era stata vicino a me fino a quando non mi svegliai dai miei pensieri.

"Ehi." risposi al suo saluto e le sorrisi quasi per ringraziarla di essere rimasta ed aver aspettato che i miei pensieri smettessero di scorrere per ritornare di nuovo con la testa sulla terra. Mi spostai da dove ero poggiato e presi lo zaino sotto spalla.

"Andiamo." le dico guardandola negli occhi cercando di incutere più sicurezza che potevo.

La ragazza mi seguì senza altre parole. Pensai a quanta fiducia Hazel era riuscita a riporre in me in quel momento e in tanti altri, sul fatto che non avesse dubbi sulla mia fedeltà nei suoi confronti. Sorrisi pensando che non le avrei fatto del male e che non avevo doppi fini, ma volevo solo capire cosa la distinguesse dagli altri. Ero curioso.

Arrivai finalmente nel posto in cui ero diretto e cominciai a camminare più velocemente quando mi accorsi che nessuno era nel parco giochi della città. Le altalene, pensai.

Posai il mio zaino lì vicino senza curarmi su cosa poggiasse, mi adagiai sul sedile ghiacciato dall'aria quasi invernale e sospirai.

Quando Hazel mi raggiunse si fermò a guardarmi e sorrise perplessa per quella scelta.

"Io e Michael andavamo sempre sulle altalene, non ci importava degli altri giochi, noi volevamo sentire cosa si prova a volare." sorrisi cercando di tenere ogni emozione repressa dentro di me, convincendomi che fosse sbagliato farle uscire proprio adesso.

"Michael andava sempre più in alto ed ero geloso di lui ma ci divertivamo."

Hazel non disse nulla, si posizionò nella seconda altalena, aveva in volto un'aria preoccupata e impaurita e la guardai sorridendo cercando di farle capire che stavo bene. Posai lo sguardo sulle mie scarpe e cominciai a dondolare piano.

Michael mi teneva per mano e cominciò a correre quando notò che le altalene erano vuote. Nessuno era minimamente interessato alle altalene, lo eravamo solo noi.

Michael si sedette sul seggiolino freddo e sorrise di gusto. Comincio ad andare avanti ed indietro, guadagnando velocità e toccando quasi gli alberi. Ad ogni spinta era sempre più in alto.

Provai anche io ad andare così in alto ma non avevo la forza per farlo, piansi perchè non ero bravo come lui.

Rallentò gradualmente e si precipitò ad aiutarmi. Mi rassicurò dicendomi che mi avrebbe aiutato lui d'ora in poi, quando aveva finito i suoi giri di routine. Mi spinse forte e piano piano presi velocità e riuscì a toccare anche io gli alberi. Cominciai a ridere senza fermarmi per l'immensa sensazione di libertà che riuscivo a sentire.

Quando mi svegliai dai miei pensieri Hazel stava cercando di fissarmi negli occhi ma andavo troppo veloce. Rallentai e alla fine mi fermai.

"Non ti piacciono le altalene?" chiesi confuso notando che non aveva fatto molti movimenti da quando si era seduta.

"Si." sussurro con una vocina quasi impercettibile all'orecchio umano.

"Solo che non ho voglia." completa Hazel.

"Se vuoi andiamo via." dico alzandomi dall'altalena.

"No, voglio rimanere, è calmo qui."

"Si." sussurro io questa volta.

Pensai al suono della campana e a quando Hazel uscì da scuola, dopo che tutti erano andati via.

"Non devi nasconderti a scuola, Hazel, ti guardo le spalle."

you complete mess | l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora