Hug

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Rimango sola nella luce calda del sole che sta per tramontare in quella solita panchina di sempre. Non riesco a capire perché sono ancora qui e cosa mi ha portato a restarci, invece forse lo capisco e anche bene.

Un ricordo. Un altro ricordo da memorizzare e scolpire nella mia mente. Il suo volto stanco e gli occhi spenti. Il modo in cui scrive e le espressioni del sul viso che cambiano radicalmente da un momento all'altro.

Sono rimasta qui a pensare sul perchè Luke se ne sia andato dopo che i nostri sguardi si sono incontrati. Forse ho sbagliato io, forse l'ho spaventato o semplicemente si era accorto dei miei occhi su di lui già da prima ed era stufo di essere squadrato.

Così se n'è andato, piano e senza fretta come qualcuno che non ha nessun impegno, come qualcuno che ha tutto il tempo di questo mondo e nessun peso sulle spalle.

Eppure sembra così stanco e debole nei suoi movimenti ma pochi se ne accorgono, quasi nessuno riuscirebbe ad accorgersene. Il modo in cui riesce a nascondere quello che prova con qualche sorriso forzato o con quell'aria indifferente che mantiene quando è in giro per scuola.

Ma io non ci credo Luke, la finzione la riconosco subito perchè anche io so fingere bene come te.

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Ho sempre odiato la mensa della scuola e non ci sono svariati motivi, non è a causa del cibo cattivo, quello non è molto malvagio.

L'unico reale motivo è la selezione dei posti, non so mai dove sedermi quindi mi siedo da sola in un tavolo di fianco ad una finestra piccolo e in disparte dove nessuno può disturbarmi. Le voci dei ragazzi si confondono tra di loro e mi stupisco di come questa sorta di rumore somigli ad un misto di ronzio di api e stormi di uccelli in fuga.

Comincia a farmi male la testa dal rumore che sembra essere più forte delle altre giornate, così appoggio la testa tra le mani e riposo gli occhi in cerca di un po' di pace. Ma questo non sembra attutire il suono.

Mentre provo a rilassarmi e a non pensare a Luke che si allontana piano da me, qualcuno comincia a parlarmi piano ma non capisco chi è fino a quando non alzo la testa e un Ashton serio mi guarda accigliato "Che succede Hazel?"

Inalca le labbra in un leggero sorriso come a volermi confortare.

"Mal di testa" dico accigliando il naso.

"Posso sedermi qui?" dice ancora serio e mi preoccupo per un po' fino a quando non sorride e ridacchia con una vocina parecchio stridula.

Annuisco e sorrido un po' anche io. Dopotutto mi piace la sua compagnia e il suo buon umore è contagioso.

"Prova a massaggiare un po' le tempie, vedrai che passa" prova a darmi un consiglio che pare essere anche utile. Si avvicina di più al tavolo per dimunire la distanza dal mio viso. Il mio cuore batte più forte alla vista del suo volto così vicino e mi ritrovo ad osservare le piccole sfumature verdi e nocciola che contornano la pupilla.

Poggia i gomiti sul tavolo e con l'indice alza il mio mento più in sù.,

Con le dita comincia a massaggiarmi le tempie piano, chiudo gli occhi e comincio a rilassarmi. Penso che il suo consiglio sia davvero utile e sorrido un po'.

Quando smette di muovere le dita apro gli occhi e ringrazio riconoscente del bene che quel gesto mi ha fatto. Sembra che il dolore si sia attutito. Mi sento in imbarazzo così comincio a guardarmi intorno e noto che nessuno ci stava guardando, nessuno tranne qualcuno. Luke con gli occhi più azzurri di come li ho sempre visti ma con il solito sguardo indifferente, quasi superficiale. Distoglie lo sguardo e fissa il cibo che ha sul piatto e che non ha ancora toccato. Una mela, un piatto di maccheroni al formaggio e Pepsi. Accanto a lui Calum, il ragazzo moro del corso di algebra e una ragazza che lo stringeva a sè.

"Se vuoi ti aiuto ancora." parla forte Ashton per essere ascoltato e recepito meglio perchè capì che il mio sguardo era rivolto a qualcos'altro. E anche i miei pensieri.

"No, è passato, grazie mille Ash" mi rendo conto di aver involontariamente accorciato il suo nome in un nomignolo che lo fa sorridere a 32 denti.

Vedo il suo viso contratto e le mani che si muovono velocemente sul tavolo.

"Hazel, mi chiedevo se, ti andava di uscire con me venerdì sera?" dice tutto troppo velocemente e chiedo di ripetere, quando capisco la proposta che mi ha fatto, sorrido appena e mi giro a guardare il posto in cui avevo visto Luke prima. I suoi occhi erano ancora lì gelati e fermi, le labbra socchiuse. Mi girai di nuovo a guardare Ashton che continuava a sorridermi nervoso. Volevo assaporare un po' del suo stato d'animo ancora una volta quindi accettai semplicemente con un cenno di capo.

Quando cercai gli occhi di Luke erano scomparsi. Non era più in sala pranzo.

"Ciao Ashton, adesso devo andare!" dissi liquidandolo velocemente a passo svelto con il mio diario tra le mani. Uscita dalla porta di ingresso alla mensa mi accorsi che nessuno era in giro per i corridoi. Camminai piano verso il mio armadietto quando senti dei passi dietro di me e una voce forte e roca chiamò il mio nome. Non conoscevo quella voce. Mi girai a guardare dietro di me e un ragazzo alto e dai capelli corvini mi fermò il polso stringendolo e facendomi male, un male che riuscivo a sopportare e che non mi fece gridare.

"Cos'hai di tanto diventente da scrivere sul quel diario tu?" sussurra nel mio orecchio destro. Mi accorgo che non è solo ma ci sono altri due ragazzi altrettanto alti e muscolosi dietro di lui. Ero sicura di non averli mai visti prima.

"Secondo me ci prende tutti in giro." ridacchia uno dei due.

Mi tremavano le ginocchia e dalla paura mi sentivo debole e sul punto di piangere. Avevo gli occhi pieni di lacrime quando il ragazzo dai capelli corvini mi strappò dalle mani il diario porgendolo ad uno dei suo amici che cominciò a sfogliarlo.

"Non ti immagini quanto è divertente leggerlo, Bill." disse il ragazzo ridendo senza smettere.

Il ragazzo dai capelli scuri strinse di più la presa, facendomi ansimare ad alta voce dal dolore. Ormai le lacrime solcavano il mio viso e la paura che potesse succedere qualcosa di peggiore mi terrorizzò

"Ehi!" urlò una voce in fondo al corridoio.

Riconobbi quella voce e l'avrei riconosciuta ovunque. La voce di Luke, ascoltata di nascosto parlare di argomenti senza senso con persone di cui non conoscevo il nome.

I tre ragazzi cominciarono a ridere e uno dei tre parlò.

"Guarda è arrivato il tuo superman, cerbiattino" il ragazzo mi lasciò il polso quando Luke cominciò a correre verso i tre ragazzi.

"Lasciatela stare." urlò mentre si stava per fermare, quando si fermò i ragazzi lo guardarono ridacchiando e indietreggiarono.

"Va bene, ce ne andiamo." dissero quasi in coro i tre. Allontanandosi.

Con il polso che non mi faceva male mi asciugai le lacrime e provai a non singhiozzare. Avevo lo sguardo sfuocato rivolto verso il mio polso dolorante rosso per la forza con cui aveva stretto il ragazzo moro, quando sentii un paio di braccia lunghe avvolgermi piano in un abbraccio delicato. Mi investì un buon profumo di colonia mischiato all'odore di fumo, un essenza dolce e aspra allo stesso tempo. Un'odore che non avrei mai avuto dimenticare, provai ad inalarlo tutto fino in fondo con dei piccoli respiri affanti per il pianto. La mano destra mi accarezzava la schiena con un tocco leggero e la sinistra giocava con i mie capelli.

"Tranquilla, va tutto bene adesso, Hazel" sussurra con un sopriro Luke, un sospiro rotto e lungo.

Si va tutto bene adesso, Luke.

you complete mess | l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora