Kurt

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Quando lessi il suo nome sul mio schermo indugiai a rispondere: forse dovevo lasciare andare quel dolore e quella sofferenza che continuava ad affliggermi e lasciarmi tutto alle spalle.

Luke

Lessi ancora ed ancora fino a che la chiamata non si interruppe.
Chiamò per la seconda volta e risposi.
Sentii il suo respiro leggero attraverso il cellulare e mi beai di quella sensazione di tranquillità.

"Hei," disse il biondo con una voce stanca, "che ore sono ad Orlando?" continuò tra curiosità e stanchezza.
"Sono le 10 e mezza del mattino." Parlai senza salutarlo, in realtà ero molto curiosa di sapere che ora fosse a Sidney.
"Sono le due e mezza di notte." Soprirò e mi sembrò di sentirlo sbadigliare.
"Ma è tardissimo Luke, vai a dormire." Afferrai allarmata, mentii in quel momento: volevo solo sentire un altro po' la sua voce.

"Non ci riesco." Sospirò di nuovo questa volta sembrò più amareggiato.

"Luke.." Sussurrai in disapprovazione verso il ragazzo, mi girai dall'altro fianco del mio letto e azionai il vivavoce.

"Calum sta dormendo," disse e non capii che importanza la sua affermazione dovesse avere "non vuole che ti chiami, dice che mi fa soffrire."

"Ha ragione," parlai sincera stringendo le mie mani sugli occhi chiusi "ci fa male continuare a parlarci."

"Stai bene Hazel?" Cambiò lui argomento per non rispondere alle mie stupide affermazioni.
"Si, mio padre ha una bella casa e ho rincontrato i miei amici, sono venuti in aereoporto e tornati a casa con me."
Confessai al biondo che probabilmente non avrei più rivisto.

"Quando torni?" Mi chiese come se non sapesse già bene le mie intenzioni di rimanere ad Orlando.
"E tu come stai Luke?" Cambiai anche io argomento nel momento del bisogno ed aspettai che il ragazzo rispondesse, dopo un lungo silenzio e qualche respiro, rispose.
"Bene, adesso devo andare." Dichiarò, terminando la chiamata.

Mi chiesi per quale strano motivo Luke arrestò la chiamata, non era sicuramente perchè aveva qualcosa di importante da fare visto che dall'altra parte del pianeta erano le tre del mattino.
Pensai che Calum si fosse svegliato ma ricordo di avergli sentito dire che non riuscirebbe a svegliarsi nemmeno se sua madre cominciasse ad urlare.
Così ignorai anche la seconda idea.

Probabilmente voleva solo evitare di ammettere il suo malessere o magari si era indispettito perchè non avevo risposto alla sua ovvia domanda.

Sapevamo entrambi che non sarei tornata anche se questo mi sarebbe costato la salute che in realtà avrei dovuto risanare proprio ad Orlando.
Mi resi conto di stare tremendamente male in questa nuova stanza quando notai che il profumo che emanava non assomigliasse a quello di Luke.
Il dolce profumo fresco e leggero del biondo che allietava i miei sogni e tutte le mie speranze che stavano per essere infrante da tanta malinconia.

Devi dimenticartene, sentivo la mia coscienza parlare dentro di me.

Non hai bisogno realmente di lui, Ashton invece è tuo amico, è l'unico che può salvarti.

Scrollai la testa e spensi quelle voci che continuavano a sussurrare dentro di me, mi alzai dal letto in cui ero sdraiata e infilai le scarpe.
Scesi di fretta le scale e ritrovai il mio vecchio migliore amico, Kurt davanti lo stipite della porta mentre cordialmente parlava con mio padre.
"Guarda chi c'è Hazy." Disse mio padre con una voce imbarazzante, gli sorrisi perchè era da tanto che non sentivo quel nomignolo pronunciato d lui.

"Da quanto tempo Hazel." Disse abbracciandomi delicatamente, poi si spostò e mi afferrò le spalle.
"Hai la barba? Quanto tempo sono stata via? Trent'anni?" Risi insieme al ragazzo dai capelli lunghi e biondi, la sua barba era folta e lunga, mi sembrava di vedere un uomo invece che quell'innocente ragazzo che ascoltava punk rock qualche anno fa.

"Sei stata via per troppo tempo, spero che tu resta qui ad Orlando adesso." Disse il ragazzo abbracciandomi un'altra volta.
Mio padre fece per andarsene e ci salutò, entrammo in casa e ci dirigemmo in camera mia.
"Non voglio più andare via." Affermai timorosa, sapevo che stavo solo dicendo il falso e non riuscì a trattenere le mie emozioni e le mie paure.

"Sono sicuro che andrai via molto presto." Annuii il ragazzo toccandosi la barba, poi poggiò il peso del suo viso sul suo palmo.
"Anche io, Kurt." Ridacchiai ma poi sentii gli occhi bruciarmi e mi comprii il viso con le mani. Mi gettai sul mio letto e posizionai il mio cuscino sul volto.

"L'Australia ti ha rubato il cuore, oppure è stato un ragazzo?" Intuì il mio saggio amico, non mi mossi dalla mia posizione e cominciò ad accarezzarmi il ginocchio come faceva di solito per consolarmi.
"Luke," sussurrai "si chiama Luke."

"Per quale stupido motivo sei qui? Lo sappiamo entrambi che non sei ad Orlando solo per tuo padre." Disse ad alta voce il ragazzo, aveva sempre avuto un timbro molto forte ma la sua voce si era abbassata di un'ottava.

"Ho fatto un casino, Kurt." Dissi stringendo vigorosamente il cuscino sul mio viso, presi fiato e dopo lo ripoggiai sul mio volto.
"Che è successo?" Mi domandò il biondo con una voce irritata come se sapesse in parte che si trattasse di qualcosa di davvero serio.
"Ho cominciato a drogarmi, non mi sento più me stessa, ho continuamente nausea da quando sono qui e sento di aver solo bisogno di un altro po' di fumo o qualche pasticca in più solo per far passare questo continuo mal di testa.
Dovevo semplicemente ascoltare Luke, invece" mi bloccai perchè sentii il fiato venir meno e delle lacrime bagnare il cuscino ed il mio viso "i-invece ho fatto un casino. Ho rovinato tutto ed avevo bisogno di scappare."

Il ragazzo scostò il cuscino dal mio viso e si avvicinò a me, mi strinse tra le sue braccia e sentii la barba pungermi un po' la spalla ma non me ne curai. I suoi abbracci erano sempre così d'aiuto.

"Non farlo più, mi hai sentito? Devi smetterla o ti rovinerai. Fallo per questo ragazzo che hai conosciuto, Luke. Pensa a lui e vedrai ti passerà." Disse accarezzando un po' i miei capelli.

"Come faccio anche solo a pensarci? È a 15 mila kilometri lontano da qui!" Urlai appoggiandomi nell'incavo del suo collo.
"Non dovevi andartene, Hazel. Lui poteva aiutarti, qui chi pensi ti possa salvare? Un barbone che non sa nemmeno allacciarsi le scarpe come me?" Risi leggermente anche se tutto quello che avevo voglia di fare era piangere e rimpiangere quella stupida decisione di partire e non tornare.

"Ritorna a casa, Orlando non ti appartiene più e lo sai benissimo." Parlò il ragazzo barbuto staccandosi da me, si alzò e si guardò intorno fino a che non notò il mio computer, che accese.
Si sedette sulla poltrona vicino alla scrivania e cominciò a cercare qualcosa su Google.

Stava cercando un volo di sola andata per l'Australia e lo osservai a lungo fino a che non parlò.
"Il volo vuoi sceglierlo tu?" Disse Kyrt sorridendomi.
Non capii il perchè di quel sorriso visto che partendo sapeva bene che non sarei ritornata facilmente.
"Perchè lo stai facendo?" Gli chiesi curiosa, mi sedetti vicino a lui mentre ansiosa continuavo a scorrere la pagina dei voli.

"Perchè io non posso aiutarti ma so che questo Luke può farlo."

Mi alzai dalla poltrona girevole per afferrare il mio cellulare.
Decisi di scrivere una breve mail a Luke senza però, anticipargli niente.

Dear Luke,
la giornata qui è davvero splendida, vorrei che ci fossi anche tu.
Ho appena rincontrato un mio vecchio amico che non vedevo da molto tempo e abbiamo parlato un po' di come è andata in Australia.
Vorrei tanto sapere perchè hai riattaccato prima, vorrei sapere se ho sbagliato qualcosa o se volevi che io rispondessi a qualche tua domanda.

Ho un fortissimo mal di testa e sto cercando di non pensarci, ma è così difficile dimenticarsi di qualcosa di cui sei dipendente.
E non so da cosa io sia più dipendente: dalla droga o da te?

you complete mess | l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora