Run

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Dear Michael,
credo di aver finalmente trovato un modo per controllare le mie emozioni, non è ancora completamente brevettato ma i miei sbalzi d'umore cominciano ad attenuarsi.
Quando c'eri tu era tutto più tranquillo: mamma era sempre felice di sentire le nostre voci cantare all'unisono le nostre canzoni preferite, sopportava la musica ad alto volume e le critiche da chef professionisti che solo io, tu e papà riuscivamo a dare.
E lei era sempre ai fornelli che cercava di migliorarsi e in silenzio quando andava via, sussuravamo qualche elogio e riempivamo i nostri piatti con una doppia razione.

Adesso non è più così: papà è sempre al lavoro e mamma è sempre seduta sul divano o nel suo letto.
Devo cucinare io per entrambi, lei non si scomoda nemmeno a prendere una barretta dal frigo, dimentica di mangiare.

In nessuno di nostri occhi ormai, brilla più quella luce che solo la tua presenza poteva darci.
Sappiamo benissimo entrambi delle litigate e le settimane senza rivolgerci uno sguardo, ma viene facile un po' a tutti risvegliare solamente i pensieri lieti.
E tu sei uno dei miei ricordi più felici.

"Luke?" una voce cupa e roca risvegliò la mia mente, la voce di Calum che sorrideva compiaciuto di fronte a me. Osservai la ragazza che si trovava di fianco a lui e capii che non si trattasse della sua fidanzata. Le mie sopracciglie si corrugarono e i miei pensieri cominciarono a sgorgare nella mia mente come fiumi in piena.

"Calum, non dirmi che hai lasciato la tua ragazza e ne hai già trovata un'altra." Affermai chiudendo il mio diario e posando di nuovo la penna nell'astuccio. Li guardai per un'altra volta, ancora confuso.
"No Luke, lei è Maddy," scrutai perplesso il suo viso ovale e ambrato, i suoi lunghi capelli neri e i suoi sporgenti occhi verdi "ti ricordi di lei?" Mi chiese impaziente il ragazzo come se fosse di vitale importanza capire di chi si trattasse.
"Maddy?" sussurrai con uno sguardo di sconforto sul volto, sperando che il moro mi dasse altre informazioni.
"Veniva a scuola con noi prima che si trasferisse in Nuova Zelanda. Ti ricordi di quella gita in campagna, fuori città, quando io continuavo a vomitare e tu non sapevi cosa fare?" Annuii, ridacchiando ricordai quella scenetta divertente e osservai per un'altra volta il viso della ragazza che mi sembrava davvero familiare adesso.

Maddy Smith la ragazza che aveva tenuto la testa di Calum mentre vomitava tutto quello che aveva mangiato in una settimana intera. Ricordai della cotta che ebbe per me e sorrisi piano.

"Maddy Smith." Affermai inarcando le mie labbra in un sorriso, anche lei lo fece e mi porse la sua mano. La strinsi leggermente e abbassai la testa con un cenno di capo.
"Ehi Luke." Annunciò la ragazza sfoggiando uno dei suoi grandi sorrisi, adesso che i denti li aveva tutti, il suo riso sembrava ancora più ampio e bello.

"Sei ritornata qui?" Le chiesi cordialmente cercando di cominciare un dialogo che però non tardò a finire.
Scrutai la figura di Hazel poggiata all'entrata della classe e mi incupii di colpo.
Tornai a guardare la ragazza che percepì che qualcosa non andasse più bene. Infatti i miei occhi guardavano fermanente le mie mani e il mio viso non era più rivolto a lei. Calum notò il mio sconforto e mi richiamò dai miei pensieri dicendomi che ci saremmo rivisti nell'ora di pranzo.

Mentre i due sgattaiolavano via dalla classe di francese, Hazel era rimasta ferma nella sua posizione ed aveva osservato ogni minimo dettaglio della scena.
Posai il mio diario nello zaino e feci lo stesso con il mio portapenne, mi appoggiai lo zaino sulle spalle e notai che la sua figura non era più poggiata sulla porta ma aveva cominciato a camminare velocemente verso il suo armadietto, senza aspettarmi.
L'avevo rincorsa ed ero arrivato vicino a lei facendo finta di essere indaffarata a sistemare i suoi pesanti libri.

"Chi sarebbe?" Domandò la ragazza arrivando al dunque senza salutarmi o chiedermi altro.
Decisi di fare il finto tonto e rispondere con "di chi parli?"
Osservai la sua espressione farsi più pimpante di prima e colorarsi di un tenue rosso.
"Stai scherzando vero?" Domandò ad alta voce, guardandosi in giro. Qualche ragazzo che vagava ancora per i corridoi cominciò a fissarci.
Mi avvicinai per evitare che qualcuno ci sentisse.
"È una mia vecchia amica." Annunciai soddisfatto della veritiera risposta, le sorrisi lievemente ma lei non mi seguì, sembrò incupirsi sempre di più.

"Come si chiama, questa vecchia amica che non ti staccava gli occhi di dosso?" Chiese Hazel, chiudendo il suo armadietto, cominciò a camminare aspettandosi che la seguissi e così fu. Proseguì verso di lei e mi affiancai.
"Non è vero," borbottai rendendomi conto che avesse ragione "si chiama Maddy." Finii di parlare e aspettai con ansia che la ragazza dicesse qualcosa ma non proferì parola.

Arrivò in classe ed entrò senza salutarmi, si sedette nel suo banco e poggiò la testa sullo zaino che aveva posato su di esso.
Mi avvicinai al suo suo posto e mi inginocchiai vicino a lei.
Le mie labbra sfiorarono le sue orecchie piccole e con una mano accarezzai i suoi capelli, la osservai mentre chiuse gli occhi.
"Ti porto al mare." Sussurrai alzandomi dalle ginocchia.
Mi sistemai i pantaloni ed uscì disinvolto da quell'aula, raggiungendo la mia.

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"Era una promessa." Sussurrò la ragazza al cospetto di quel mare in tempesta. Le onde si riversavano violentemente sulla spiaggia e i colori vivaci del mare si mischiavano al colore tenue della sabbia.
Sentii quel forte odore ed inspirai a pieni polmoni, cominciai a camminare verso la riva e mi strinsi dentro la mia felpa, rendendomi conto di essere gelato.

"E l'ho rispettata." Risposi arrivando davanti la sua figura rivolta verso il mare.
"È bellissimo." Disse Hazel chiudendo i suoi occhi, lo feci anche io e udii il violento rumore delle onde e degli impercettibili schizzi posarsi sul mio viso.
Non aprii gli occhi, mi bastò allungare le dita per sfiorare le sue, fredde e ruvide. Strinsi la sua mano e la portai sulla mia bocca poggiandola sulle mie labbra.
Riaprii gli occhi e notai il suo sguardo dolce osservare ogni mio gesto con piacere.
Soffiai piano dentro di essa, rilasciando tra le sue dita un confortevole tepore.

Sorrise a quel gesto e tremò un po' come se un brivido avesse percorso la sua schiena e poi tutto il suo corpo. Poggiai le mie mani sulle sue spalle e aspettai che il suo viso si accostasse al mio petto prima di cominciare a sfregarle su tutta la lunghezza delle spalle per poi arrivare alle braccia.
Accovacciò le sue mani attorcigliate in due pugni sul mio torace e cominciò a muovere le gambe per scaldarsi.

Guardò il mare con attenzione illuminarsi da un piccolo raggio di sole e si voltò ad osservarmi come per chiedermi se stessi ammirando lo stesso paesaggio con eguale stupore.
Mi sorrise quando capì che del mare poco mi importava se avevo qualcosa di così bello da osservare.

Al mare non ci avevo pensato neanche un attimo, confessai.
Era la persona con cui vivevo quel momento a renderlo unico e senza precedenti.

Strinsi un po' di più il suo corpicino e lo sollevai leggermente da terra.
"Stai pensando a Maddy?" Mi chiese la ragazza staccandosi dal mio petto, afferrò un sassolino che lanciò tra le onde del mare.
"Sai a che sto pensando?" Chiesi scocciato della sua stupida domanda.
Mi guardò scrollando la testa, aspetto che le dessi una risposta plausibile.

"Se soffri il solletico." La guardai sorridendo e cominciò a ridacchiare.
Corsi verso di lei e notai che anche lei aveva preso velocità. Pensai che delle piccole gambe dopotutto potevano fare ottime cose, vista la sua andatura.
"Fermati, vigliacca!" Urlai verso di lei accorgendomi di averla quasi raggiunta.

La afferrai per il maglione e comiciai a solleticare i fianchi e lo stomaco per vedere la sua reazione. La ragazza rise senza interruzione mentre cercava di liberarsi dalla mia presa.
"Ti prego basta!" Urlò Hazel con una voce esausta, decisi di smettere.
Mi accorsi delle mie mani che erano riuscite ad intrufolrarsi dentro il suo grande e pesante maglione. Sentii la sua pelle calda riscaldare i miei palmi e d'istinto afferrai con i denti il mio piercing.
Accarezzai leggermente la fine della sua schiena con il mignolo e osservai i suoi occhi chiusi e le sue palpebre rilassate. Strinsi le mie mani sui suoi fianchi e senti il suo respiro fuoriuscire leggero dalle sue labbra.

Le guardai un attimo e mi bastò per decidere di sfiorarle con le mie.
Prima fu un bacio leggero come un fuocherello appena acceso poi scoppiò in una scintilla che sembrava non volesse più spegnersi.
Le nostre lingue si sfiorarono gradualmente e cominciarono a muoversi, i nostri corpi si unirono e sentii un forte calore pervadermi il viso. La mia mano era poggiata tra la nuca ed il suo collo e lo stringeva tra le dita. Le sue erano poggiate sul mio petto incapaci di muoversi.

Poggiai dei piccoli baci sulle sue labbra ed uno sul suo naso dai lineamenti precisi.
"Posso andare più veloce." Affermò cominciando a correre, guardandosi indietro per vedere la mia reazione.

"Corri, vienimi a prendere se ci riesci!"

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