Feelings

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Mi sveglio di colpo nel bel mezzo della

notte. Non so che ore sono, nè quanto tempo mi rimane ancora per dormire so che ho bisogno di uscire da questa stanza e conosco il posto in cui sono diretto. Cammino piano nel buio illuminato soltanto dalla luce della luna che sta per scomparire con il bagliore dell'alba.

Mi ritrovo in soffitta e mi siedo in una di quelle vecchie sedie a dondolo che scricchiolano. Fisso fuori dalla finestra fino a che non si fa giorno e mi sembra di rivivere ogni minuto che ho vissuto con Michael su questa soffitta. Il tempo in cui mi raccontava di come si sentiva solo tra la gente, tra tutti quelli che lui chiamava amici. Amici che non l'hanno mai aiutato ad uscire da quella brutta dipendenza. Gli amici che si trovava attorno non erano altro che la sua rovina. Il suo passaporto per la perdizione.

Mi girai a guardare accanto e nessuno era seduto vicino a me, una sedia vuota, uno spazio che nessun'altro avrebbe potuto colmare.

Pensai a quel giorno e tutti gli altri che seguirono e mi meravigliai di come provai invano ad essere forte e non piangere. La realtà era che ci provavo ogni giorno a piangere ma non ci riuscivo. Ripercorrevo ogni istante con Michael solo per fare uscire le mie emozioni più nascoste. Ma non usciva altro che rabbia o solitudine.

La voglia di starmene solo, per conto mio, di non badare a nessuno se non ai miei genitori troppo afflitti per badare completamente a se stessi.

Adesso è un continuo susseguirsi di emozioni diverse, per un attimo sono triste poi sono arrabbiato, e magari in fine non sto poi così male. Dopo un'ora avrò cambiato umore altre due volte. Non ho più il controllo dei miei sentimenti.

È ormai ora di andare a scuola quando sento il cellulare vibrare che mi sveglia dai miei pensieri.

Calum che mi chiede di scendere. Non si stupirà quando saprà che non sono ancora pronto. In fretta mi vesto e sono pronto per andare a scuola.

Appena entro in macchina Calum abbassa il volume della musica e come da routine mi chiede "Come stai Luke?"

Mi giro verso di lui per far sembrare ancora più vero quello che sto dicendo.

"Bene." Concludo in fretta tra uno sbuffo e l'altro di Calum che sembra non sopportare più la risposta alla sua solita domanda. E credo che prima o poi si annoierà a farmela e se ne dimenticherà.

"Ne vuoi una?" Mi dice lui guardando la sigaretta che tiene tra le mani e accetto prendendola da solo dal cruscotto della macchina.

Arriviamo in fretta a scuola e tutto quello a cui penso adesso è poter dormire ancora.

Calum si siede di fianco a me e comincia a rigirarsi a destra e a sinistra come se stia cercando qualcosa o forse qualcuno.

"Cal?" chiedo curioso cercando anche di farlo smettere.

"Che c'è?" si gira verso di me distratto ma senza guardarmi completamente coinvolto da quello che sta facendo.

Si ferma d'un tratto e mi accorgo che ha trovato quello che stava cercando.

Una ragazza alta, con i capelli biondi lunghi e due occhi azzurro mare.

La ragazza gli sorride e arrosisce mentre lui sorride e la saluta con un cenno, la bionda si avvicina al banco di Calum e cominciano a farfugliare su argomenti che non conosco.

Mi perdo nei miei pensieri così tanto che mi accorgo dopo un po' che il professore è già in classe ed è nel bel mezzo della spiegazione.

La parola emozioni è scritta in cima alla lavagna e da quella parola si diramano tantissime altre parole: tristezza, felicità, allegria, sconforto, malinconia, paura.

Prendo il mio diario e lo sfoglio provando a minimizzare il rumore.

Dear Michael,

forse devo smetterla di scrivere su queste pagine ma in qualche modo mi fa stare bene. Si parla sempre di emozioni e di come può essere bello provarle. La forte emozione che si prova ad essere felici o tristi. Ed è questo che ci distingue da tutti gli esseri viventi, provare dei sentimenti.

Per me non è facile controllarle, mi sento come se nessuno potesse capirmi e dopo qualche minuto sento che qualcuno forse c'è. Che c'è speranza e che l'arcobaleno arriva sempre per tutti dopo la tempesta.

Forse è solo colpa mia se l'arcobaleno non è ancora arrivato. Forse sono io a ignorarlo e a non volerlo vedere.

Convinco me stesso che non posso provare emozioni troppo forti come la felicità o il sentirsi bene e le poche emozioni che devono essere provate mi distruggono piano piano inconsapevolmente.

Alzo la testa dal diario e la campanella suona, chiudo il diario e mi dirigo fuori.

Sento Calum chiamare il mio nome ma me ne accorgo pienamente quando si ferma di fronte a me.

"Luke dove vai?" dice lui sorridendo. Di fianco, la ragazza dagli occhi azzurri mi sorride.

"A lezione di storia" parlo incerto delle sue intenzioni.

Mi sorride anche lui e quasi si imbarazza ad essere di fronte a me con una ragazza.

"Questa è Chelsie, la mia nuova amica, ci siamo conosciuti al parco e ci siamo resi conto di essere in alcune classi insieme." dice lui convinto che l'argomento possa interessarmi pienamente. Lui le stringe le spalle in un abbraccio e la ragazza un po' intimidità mi saluta con un ciao appena sussurrato.

Ricambio il saluto con un sorriso un po' forzato e dopo qualche secondo mi accorgo di quanto possono essere teneri nel loro modo di apparire. Così timidi e pieni di gioia. Sorrido un po' più sinceramente questa volta e vanno via.

Cammino per la mia strada in corridoio e vedo due occhi scuri che ho già visto. Hazel. Procede lentamente con tanti libri tra le mani, non si accorge di me. Mi giro dal lato opposto e cambio strada sperando di non essere notato.

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Non ho voglia di tornare subito a casa dopo le lezioni e decido di andare dietro la scuola.

Non capisco perchè ho cercato di evitare il contatto visivo con Hazel e cosa mi ha spinto a farlo.

Appena arrivo la vedo seduta sulla solita panchina e decido di sedermi in quella di fianco.

Guardo verso di lei e mi accorgo che sta scrivendo sul suo diario con una calligrafia piccola e leggera.

Scrive con cura come se nulla potesse distrarla, con le gambe incrociate e la schiena appoggiata dritta. I capelli lunghi e castani le incorniciavano il viso e delle ciocche erano state spostate dietro l'orecchio per la fretta che ci metteva nello scrivere. Forse scrive di qualcosa che la appassiona in tal modo da renderla così partecipe.

Non si è ancora accorta di me quando decido di scrivere sul mio diario.

Dear Michael,

è una bella giornata oggi nonostante i nuvoloni che riempiono il cielo. Tutto sembra essere silenzioso, così tanto che riesco a sentire i battiti del mio cuore, forse più forti del normale.

Una ragazza di fianco a me scrive su un diario proprio come sto facendo io adesso. Gli occhi profondi e immersi in un mare di piccole parole scritte con una matita.

Il suo nome è Hazel e non so nient'altro di lei, solo che scrive su un diario e non so neanche di cosa.

E forse sono curioso di saperlo.

Senza pensarci mi volto verso destra dove Hazel è seduta, si è accorta di me e mi sta guardando con uno sguardo dolce da bambina. Mi spaventa il modo in cui il mio cuore comincia a battere.

Prendo il mio diario e me ne vado in silenzio tra un battito e l'altro.

you complete mess | l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora