Azzurro come la tonalità della luce nelle prime ore della sera, blu come il colore intenso del mare, celeste come la sfumatura chiara degli iniziali minuti del mattino, avio come le nuvole nei primi giorni d'autunno, cariche di pioggia.
Osservai la colorazione e i pigmenti che si scagliavano precisamente attorno alla sua pupilla scura e cupa e quasi mi fece paura l'immensa differenza tra il cristallino colore delle sue iridi blu in confronto alla tetra tonalità della sua pupilla che, in questo momento, era quasi invisibile a causa della luce che penetrava dalle grandi vetrate del bar in cui eravamo seduti ad ammirarci in silenzio.
Quando chiuse e riaprì le palpebre, mi sembrò di cadere nel profondo oceano che erano i suoi occhi; un abbisso di colori e di luci diverse che davano l'impressione di essere sul punto di toccare il fondo e contemporaneamente di oscillare per un'immediata risalita verso l'aria pulita e i cieli sereni del mattino.
Pensai di affogare tra le onde di quel mare chiaro e calmo e non provai nessun tipo di paura; sarei voluta sprofondare e riemergere almeno altre mille volte prima di potermi stancare. I suoi occhi erano come l'oceano ma non avevo paura di annegare: sarei stata felice di essere cullata dalla leggerezza di quelle flebili acque e di perdere immediatamente il respiro, perchè se quella era stata dichiarata come la mia perdizione o come la mia morte allora ero contenta di poter soccombere tra quelle brillanti colorazioni.
In corrispondenza a quelle sfumature pure e luminose notai un leggero contorno di un fosco blu che suscitò dentro di me un vivido sgomento. Nel bordo scuro dei suoi occhi si nascondevano i suoi angosciosi tormenti e le sue piaghe del passato; tutti i suoi rimpianti e i suoi vani sogni mai realizzati, le sue futili speranze e i suoi ricordi più mesti.
Rabbrividì al pensiero dell'oscurità che involontariamente si nascondeva anche dietro una luce così trasparente e leggera.Il suo viso era tranquillo e paziente in attesa di altre mie parole che continuarono a non arrivare.
Sentii il rumore leggero della sua gamba cominciare a sbattere freneticamente sul pavimento di legno scuro.
"Hazel." Parlò il biondo non distogliendo lo sguardo dai miei occhi torvi. Alzai il mento in risposta alla sua voce che richiamava la mia attenzione.
"Devi stargli lontano." Affermò dimenticando di proposito di menzionare il nome della persona da cui mi chiedeva di prendere le distanze."Riesci a renderti conto di quello che Ashton è capace di fare? Ti ha convinta a bere alcolici questa volta, e se ti convincesse a fare qualcosa di peggiore? Se provasse a distruggerti e a renderti fragile? Corrotta dalle sue parole dipenderai da lui e dalle sostanze che può darti. Ashton è pericoloso." Parlò un po' più forte questa volta cercando di dosare la sua limitata pazienza, nel suo viso un'espressione corrugata e nella sua voce trasudava un filo di disperazione.
"Non mi ha convinta lui, l'ho fatto da sola." Affermai speditamente distogliendo i miei occhi dal suo sguardo, adesso deluso.
"Cosa hai detto?" Chiese, facendo finta di non aver sentito la mia veritiera osservazione.
"Non è colpa sua, Ashton ha cercato di fermarmi ma avevo bisogno di non riflettere e divertirmi senza pensare alle conseguenze." Annunciai sottovoce cercando di giustificare le mie irrazionali azioni.
"E ti sei divertita con Ashton?" Domandò curioso ed irritato il biondo seduto di fronte a me, in tono di sfida.
"Si, è stato divertente." Borbottai appoggiando comodamente le schiena alla spalliera, incrociando le braccia sul petto.Il suo volto diventò scuro e i suoi occhi si fecero sempre più cupi, il suo respiro corto e i suoi pugni chiusi.
"Non capisci niente, Hazel. Lui non vuole esserti amico, è come una bomba ad orologeria; arriverà il momento in cui scoppierà e devasterà chiunque si trovi intorno. Lui rimarrà intatto, senza sensi di colpa e quando sentirà di essere di nuovo solo, cercherà altri, che come te, gli hanno dato modo di colmare i suoi vuoti e scontento, ricomincerà tutto da capo." Urlò Luke sperando di essere compreso e recepito al meglio, desiderando di essere preso in parola, ascoltato e seguito parola dopo parola.Dubitai del fatto che Ashton fosse esattamente come Luke lo aveva descritto e decisi di apprendere ben poco dal suo discorso.
Era pericoloso ma non mi provocò nessun brivido di paura.
"Non ho bisogno che tu mi dica con chi devo parlare e con chi no, so decidere da sola." Parlai ignara della possibile reazione che Luke potesse avere e rimasi in silenzio, cercando di evitare il suo sguardo diffidente.
Fissò la mia figura ancora stanca appoggiata sulla spalliera e assunse un'espressione di ripudio e disdegno.
"Ne pagherai le conseguenze." Affermò alzandosi dal suo posto, si allontanò verso la porta.
A passo svelto scomparve dalla mia vista.----
Arrivai a casa in tempo per cena e salii in silenzio le scale sperando di non essere notata da mia madre che mi aveva chiesto, il giorno precedente, di non tardare perchè avrebbe dovuto parlarmi di qualcosa di importante.
Non le diedi retta e pensai che quello che lei ritenesse importante fosse davvero di poco conto.Poggiai la mia testa sul cuscino e chiusi gli occhi provando a mettere a tacere i miei fugaci pensieri che vennero risvegliati dalla stridula voce di mia madre che parlava ad alta voce con qualcuno.
"Devi firmare quel foglio, Garret!" Sentii mia madre urlare dalla cucina e curiosa mi alzai dal letto e appoggiai il mio orecchio alla porta per sentire meglio.
"Non si può aggiustare più niente, non servirà a nulla." Continuava a ripetere la sua voce senza ricevere nessuna risposta in cambio. Pensai che, probabilmente, stesse discutendo al telefono."Garret, ci siamo presi del tempo e non ha funzionato, voglio che tu firmi quel divorzio."
Rabbrividì alle parole che mia madre rivolse a mio padre e sentii lo stomaco bruciare quando orecchiai il termine che sperai fino all'ultimo di non udire.
"Ti manderò le carte da firmare tramite il mio avvocato." Furono le sue ultime parole poi sentii i suoi passi avvicinarsi alla mia porta e stranamente non mi mossi da quella posizione rannicchiata.
Bussò alla mia porta chiedendomi gentile e pacata di uscire, come se non fosse successo niente e non fosse assolutamente turbata dall'immediato divorzio col marito."Hazy, dobbiamo parlare." Parlò avvicinandosi ancora di più alla porta. Quando sentii quel nomignolo che mio padre mi aveva attribuito, un brivido d'ira trapassò il mio corpo facendolo sobbalzare dal pavimento di scatto. Aprii la porta e la guardai in disapprovazione.
"Che cosa stai cercando di fare?" Urlai contro la sua figura impassibile cercando di trattenere le lacrime che sarebbero scese copiose sulle mie guance."Volevo parlarti di questo, io e tuo padre stiamo divorziando." Annunciò sperando di essere compresa e capita. A testa bassa, sospirò.
"Non gli hai dato nemmeno la possibilità di provarci!" Affermai ormai decisa delle prossime mosse.
Entrai in camera mia e cominciai a riordinare alcuni dei miei vestiti dentro una capiente borsa mentre le lacrime bagnavano il mio viso rovente.
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you complete mess | l.h
FanficAvevo dimenticato di stare male ed era possibile solo grazie al suo sorriso e alle sue braccia agganciate sicure attorno al mio gracile corpo. "Se stessi per cadere avrei qualcuno che sarebbe pronto a prendermi" pensai. E se fossi già s...