«Mi spieghi per quale fottutissimo motivo ti sei messa a ficcanasare nel corridoio?!» domanda con rabbia quello che dovrebbe essere un mio amico. «La vera domanda è perché ti agita tanto sapere che io so quello che c'è lì dentro.» affermo sviando completamente ciò che mi ha detto. Mi si avvicina pericolosamente. «Kalea dovresti imparare a stare al tuo posto, non sei una cazzo d'investigatrice e nessuno è tenuto a dirti niente.» La cattiveria con il quale pronuncia tali parole mi ferisce, ma visto il mio immenso orgoglio non lo do a vedere nemmeno per un singolo secondo. «Ti sei risposto da solo, visto che nessuno è tenuto a dirmi niente, le risposte me le cerco da sola.» gli rispondo con tutta la sfrontataggine che ho in corpo. «Allora è meglio che impari a capire che non tutte le cose che potresti scoprire ti assicurano di continuare a vivere.» Il modo in cui lo dice mi fa rabbrividire e sono certa che non sia il freddo della notte a farmi questo effetto. «Dov'è finito il Zack che conosco?» scuoto il capo abbassando lo sguardo con aria delusa. La sua risata richiama la mia attenzione facendomi rialzare la testa. «"Lo Zack che conosci"?! Ma ti senti? Ci parliamo da appena qualche mese, solo perché frequentiamo degli stupidi corsi di scuola insieme, e tu, pensi di conoscermi? Kalea tu non sai proprio un bel niente di me.» afferma con ulteriore cattiveria, cosa che mi ferisce profondamente. Punto gli occhi in un'altra direzione, non avendo nemmeno più la voglia di guardarlo in faccia per le sue parole. Le persone credono di potermi ferire come se fossi solo una bambola di pezza? Be', Zack si sbaglia di grosso. Mi alzo e, senza dire una parola, inizio a camminare verso l'uscita del parcheggio. «Hey! Dove credi di andare?!» domanda correndo nella mia direzione e parandomisi davanti. Sussulta leggermente quando incontra i miei occhi freddi e arrabbiati. «Da qualunque parte, purché i miei occhi non riescano più a vedere la tua faccia da schiaffi.» Questa volta è il mio turno di pronunciare le cose con cattiveria. Rimane sorpreso della mia risposta, sarà che fin da quando ci conosciamo sono sempre stata gentile con lui. «Ora ho anche una faccia da schiaffi?» domanda ridendomi in faccia. Faccio un respiro profondo per non sentirmi costretta a tirargli un pugno. Se c'è una cosa che odio è quando le persone mi ridono in faccia mentre sono arrabbiata. «Quindi preferisci "faccia da culo"? Bastava dirmelo, evitavo di trovare una parola sostitutiva per risultare meno volgare.» confesso guardandolo con sufficienza. Cerco di passare per andarmene ma lui mi si para davanti. Respiro profondamente prima di camminare in un'altra direzione, si mette nuovamente davanti a me, ma questa volta mi limito a dargli una forte spallata continuando la mia avanzata. Mi afferra per un polso tirandomi indietro e d'istinto, piena di rabbia apro la mano libera tirandogli in faccia una cinquina come si deve; in aria si sente risuonare lo schiocco dello schiaffo. Con estrema rapidità lascia andare il mio polso e inizia lentamente ad accarezzarsi il punto colpito. Lo guardo male pensando a quanto si sia meritato quello schiaffo.
Un SUV nero, completamente blindato, parcheggia a meno di cinque metri da noi. La prima cosa che noto è semplicemente una chioma mora, ma quando anche il resto del corpo esce dalla macchina mi rendo conto chi sia arrivato. Adesso ci mancava solo lui. Penso puntando il mio sguardo infastidito su Zack, il ragazzo si limita a tenere lo sguardo basso e a massaggiarsi la guancia su cui è rimasto un colorito segno rosso.
«Pensavo avessimo detto a mai più.» pronuncia la voce roca del ragazzo che è appena arrivato. «Lo pensavo anche io.» Roteo gli occhi al cielo. «Perché l'hai chiamato?» domando a Zack, ma prima che possa rispondermi Aiden si mette in mezzo avvicinandosi a lui. «Cosa ti è successo alla guancia?» gli domanda con tono duro, osservando attentamente il segno lasciato dalla mia mano. Zack guarda semplicemente nella mia direzione senza fiatare. Il più alto dei due scoppia a ridere di gusto. «Ti sei lasciato schiaffeggiare da una ragazzina?» chiede prendendosi beffa di lui; il biondo si limita un'altra volta a rimanere in silenzio. «Sì e, se questa ragazzina vuole, ne da uno anche a te se non mi lasciate immediatamente tornare a casa.» rispondo dicendo solo ciò a cui sto pensando in questo momento. «Ma che coraggio.» Aiden inizia a prendersi gioco anche di me. Con passo lento mi avvicino a lui e arrivo a meno di venti centimetri da lui; sollevo il capo data la differenza di altezza e lo guardo intensamente negli occhi. Non molto distante da noi avverto Zack trattenere il respiro. «Non mi fa paura mio padre incazzato con la cintura in mano, figurati un ragazzo che si diverte a deridere le altre persone.» confesso con tono glaciale. Sussulto quando mi ritrovo con lo sguardo rivolto verso la strada, il suo petto alle mie spalle e un coltello puntato alla gola. Cerco di non deglutire avvertendo la pressione che la lama ha sulla mia pelle. Un minimo movimento e inizierò a sanguinare. «Non ti hanno mai detto che la curiosità uccise il gatto?» domanda sussurrando al mio orecchio con aria minacciosa. Non fiato per paura di tagliarmi. «Ora stai zitta?» Ride di me mentre io cerco di spingermi con il corpo verso di lui per non sentire più il freddo della lama sul collo. «Stammi bene a sentire Kalea, tu ora salirai su quella macchina con me senza fiatare. Niente domande, niente azioni stupide, penso tu ora sappia molto più di me quanto non ti convenga fare quella coraggiosa. Se vuoi vivere ti consiglio di farti gli affari tuoi la prossima volta.» afferma con aria così sicura di sé che innumerevoli brividi mi fanno venire la pelle d'oca. Toglie il coltello dalla mia gola e io tiro un piccolo sospiro di sollievo, ma non per molto perché inizia subito a spingermi verso la macchina. «Ah sì, Zack torna dentro, avevo delle faccende da svolgere questa sera, ma ci penserai tu al posto mio, poi faremo i conti la prossima volta io e te, non credere di passarla liscia per il tuo errore.» SI volta nuovamente verso di me. «Be'? Cosa aspetti? Sali in macchina.» La minaccia trapela dal tono della sua voce dunque mi affretto a salire nel posto del passeggero, continuando a non fiatare. Se solo fossi rimasta a casa, se solo non mi fossi lasciata trasportare dalla curiosità. Se e solo se, quando inizierò a ragionare davvero prima di fare le cose? Sospiro sconsolata, impaurita per ciò che potrebbe accadermi.
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Need to love
RomanceESTRATTO DEL CAPITOLO 12: "Diversi brividi percorrono il mio corpo quando il suo respiro caldo si scontra con la pelle sensibile del mio collo. «Ho ucciso per molto meno di un soprannome.» Il tono è caldo, basso ma minaccioso. Perché tutto questo mi...