33. Che sta succedendo?

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Aiden's P.O.V.

Sono furioso, anzi, credo sia riduttivo descrivere la mia rabbia di questo momento come "furia". Sfrego con forza la pelle sotto la doccia, mentre con l'acqua cerco di mandare via gli ultimi residui di colore che ancora mi pigmentano la pelle di un colorito azzurrino. Batto un pugno sul muro dalla parte piatta laterale della mano. Quella ragazza mi fa arrabbiare in un modo inverosimile. Nessuno mi ha mai fatto incazzare come fa lei. Ripenso allo sguardo e ai modi che mi ha rivolto mentre cantava e, non posso fare a meno di sentirmi ancora più infastidito. Non posso neanche dire che sono io che le permetto di farmi certe cose, perché io non lo faccio! Lei non mi ascolta mai, fa sempre di testa sua e deve darmi contro su qualsiasi cosa. Se le dicessi che il rosso è rosso, mi risponderebbe che invece è blu solo per non darmela vinta. Lascio che il getto d'acqua calda mi colpisca il retro della nuca. Non riesco nemmeno a manipolarla, il suo modo di ragionare mi è completamente sconosciuto e niente sembra ferirla. Non posso nemmeno fare leva sui suoi punti deboli, come potrebbe essere il suo passato, se ho capito bene, perché ogni volta trova il modo di focalizzare la conversazione sulla sua rabbia facendo divenire quello che è un dialogo, un litigio. Rimango a occhi chiusi mentre l'acqua continua a lambire con forza la mia pelle, facendomi a tratti male, ma sono così concentrato nei miei pensieri che non mi interessa. Tutti mi conoscono come la persona più calma e calcolatrice del clan, ma con lei non riesco a esserlo, non me lo permette e questo mi fa letteralmente perdere il controllo. Sospiro prima di passarmi le mani sul viso.

Spengo l'acqua ed esco dalla doccia avvolgendomi i fianchi con un asciugamano pulito. Doveva essere una doccia pulitrice e rigeneratrice, ma ho finito per incupirmi ancora più di prima. Passo una mano nei capelli bagnati e apro la porta che da sulla mia stanza.

Mi fermo sulla soglia e sollevo un sopracciglio quando mi accorgo della figura di Savannah, in intimo, stesa sul mio letto in una posizione ambigua. Poggio due dita a stringere la base del setto nasale. Non le rivolgo più nemmeno uno sguardo. «Cosa ci fai in camera mia? Sai che nessuno ha il permesso di entrare.» Il mio tono è glaciale e duro. La sento alzarsi dal letto e camminare nella mia direzione. Mi prende una mano e se la poggia sul seno. «Pensavo che ti sarebbe piaciuta come sorpresa.» Il suo approccio languido mi fa venire il voltastomaco. Scosto la mano da lei come se avessi appena toccato della spazzatura. La guardo negli occhi con rabbia. «Dopo lo spettacolino che tu e le tue amichette avete messo su? Sei veramente una doppia faccia; per non parlare che hai una gran faccia tosta a presentarti qui da me.» Indietreggia quando si accorge che la vena del mio collo inizia a ingrossarsi, ma il mio tono rimane piatto. «I-io pensavo di fare una cosa carina.» balbetta ora colma d'insicurezze. «Quindi pensavi che dimostrarti un' incoerente, doppia faccia, che volta le spalle alle sue "amiche" non appena ne ha l'occasione fosse una bella sorpresa?!» Sussulta alla durezza delle mie parole. La guardo dalla testa ai piedi con espressione schifata. «Vuoi sapere una cosa? Non mi importa di te, Savannah, non mi è mai importato e di certo, non inizierà a importarmi dopo il teatrino patetico che hai messo su con le altre.» Mi avvicino a lei di un passo con aria minacciosa. Mi accorgo delle lacrime che le riempiono gli occhi e non posso che esserne compiaciuto. Lei è talmente doppia faccia che manipolarla è così semplice. «Ora esci da questa fottuta stanza e portati con te il tuo bagaglio di vergogna, non ho bisogno di queste sceneggiate.» Fa per tirarmi uno schiaffo ma le blocco il polso con una mano e la guardo alzando semplicemente un sopracciglio. «Non renderti più patetica di quanto già sei.» Vedo la sua sicurezza sgretolarsi in mille pezzi davanti ai miei occhi mentre delle lacrime iniziano a solcarle il viso. Si libera dalla mia presa e afferra tutte le sue cose prima di uscire dalla stanza sbattendo la porta.

Roteo gli occhi al cielo e mi affretto a togliere le coperte dal letto per metterle a lavarle. Odio il suo profumo e odio che le ragazze mettano piede nel mio letto personale.

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