34. Confessioni inaspettate

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Kalea's P.O.V.

Mi piego e poggio le mani sulle ginocchia con il fiatone. «Diaz! Torna a correre!» Il professore mi rimprovera fischiando attraverso il fischietto. Un giorno di questi lo faccio correre io. Penso osservando la figura robusta del prof e la sua stazza piuttosto tozza. Perché tutti i professori di educazione fisica hanno sempre la forma fisica di un bradipo ma poi ci vogliono far correre come leopardi? Non provano un senso di compassione nei nostri confronti? Mi fischia nuovamente dietro con il piccolo oggetto infernale e mi vedo costretta a riiniziare a correre. Penso che questo sia già il quinto giro di campo che faccio, non ho più fiato nei polmoni e i muscoli delle gambe mi bruciano da morire. Come diamine fanno le altre ragazze?! Le osservo mentre corrono serene e sventolano le code perfette. «Diaz! Spingi di più con quelle gambe!» Continua a rimproverarmi il pelato. Stringo le mani in due pugni per non rispondergli con un gestaccio. C'è Missy che è seduta sugli spalti da dieci minuti e non le ha detto ancora niente, io ho fatto una pausa di cinque secondi e mi ha praticamente mangiato la faccia. Mi mordo il labbro inferiore per trattenermi dall'inveire contro di lui in qualsiasi lingua io conosca. «Diaz! Smettila di essere tanto pigra! Muovi quel culo latino che ti ritrovi!» Al sentire la sua esclamazione mi volto di scatto nella sua direzione frenando del tutto la mia corsa. «Cosa ha appena detto?» Il mio volto è serio e la mia voce è carica di sfida. Spero vivamente di aver sentito male. Molti dei ragazzi si fermano e si voltano nella nostra direzione, altri continuano a correre ma con gli occhi focalizzati su di noi. Il prof mi si avvicina e mi soffia il fischietto in faccia. «Ti ho detto di tornare a correre, Diaz.» Cerca d'incutermi timore trattenendo l'oggetto rumoroso tra le labbra. Incrocio le braccia al petto piantando le unghie nel retro degli avambracci per non scagliarmi contro di lui. «Mi riferivo a come ha definito il mio culo.» La mia schiettezza lo lascia perplesso. «Vuole un ammonimento signorina?» Mi sfida assottigliando lo sguardo. «Vorrei che il mio professore di educazione fisica non fosse razzista.» Sollevo entrambe le sopracciglia come a dire "mi sembra ovvio ciò che voglio". Il professore mi si fa ancora più vicino, cercando d'incutermi ancora più paura. Ho affrontato Aiden arrabbiato, posso affrontare chiunque. «Questa che mi sta rivolgendo, signorina Diaz, è un'accusa molto grave.» Mi punta il dito contro. La mia espressione rimane immutata. «Da quando dire la verità equivale ad accusare qualcuno?» La mia testardaggine e arroganza lo infastidiscono ancor di più.

Fa per contraddirmi con qualcos'altro ma una figura si frappone fra noi, allontanandolo così da me. «Signor Flitch, ma che piacere rivederla, si ricorda di me?» La figura possente e femminile che mi dà le spalle ha una voce molto bassa e melodica. Mi sposto per poter osservare tutto meglio. Il professore sembra essere improvvisamente sbiancato. «Graylyn O'Connell, cosa ci fai qui?» La ragazza mette in mostra il suo sorriso perfetto mentre gli occhi color nocciola risaltano alla luce del sole. Mi soffermo a osservarla e mi accorgo immediatamente di quanto sia bella. La cosa che più mi infonde sicurezza è il suo non essere magra come la altre ragazze e non cercare assolutamente di nasconderlo, anzi, è vestita in un modo che sembra dire letteralmente "guardatemi". La castana si passa una mano nei capelli lisci e medio lunghi per sistemarli. «Ma come? Non l'ha saputo? Mi hanno scontato la pena, alla fine ho dovuto fare solo sei mesi in riformatorio.» Spalanco gli occhi alle sue parole. Riformatorio? Perché mai una ragazza come lei avrebbe dovuto passare sei mesi in riformatorio? Mi avvicino ancora più incuriosita dalla storia. Il professor Flitch la guarda disgustato e quasi furioso. «Ti saresti meritata il doppio! Hai mandato in coma un ragazzo che non aveva fatto nulla!» Il sorriso sparisce dal volto di Graylyn e con finta indifferenza si sistema il giacchetto di pelle. Ha mandato in coma un ragazzo? La ragazza liscia con le mani la gonna di tartan, rossa come la montatura degli occhiali che indossa. Il suo outfit è completamente abbinato: la giacca di pelle nera si abbina con gli anfibi del medesimo colore, così come anche il top di qualche rock band che non conosco e le calze a rete; a risaltare in tutto quel nero sono proprio la gonna e gli occhiali, insieme a tutta la bigiotteria che indossa tra anelli, orecchini, collane e bracciali. Mi riprendo dai miei pensieri e torno ad ascoltare la loro conversazione. «Smetta di negare l'evidenza, suo figlio si è meritato ciò che ha ricevuto. Se quel moccioso del cazzo si permetterà ancora di dire qualcosa riguardo il mio peso, le assicuro, restrizione personale o meno, di fidarsi delle mie parole quando le dico che lo rimanderò in coma per altri tre mesi.» Il volto di Graylyn è a un soffio da quello del professor Flitch e quest'ultimo è sbiancato ancor più di prima. Tutti i ragazzi e le ragazze presenti nel campo sportivo osservano la scena con occhi sbarrati.

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