42. Rivelazioni (parte 2)

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Afferro le due buste e le osservo con incertezza. «Forza, aprila.» insiste il moro con tono serio. Faccio un respiro profondo prima di aprirne una, più precisamente quella che lui mi sta indicando. Tiro fuori una lettera e quelle che sembrano essere delle fotografie; le volto quando capisco che sono al contrario. Quando i miei occhi vedono le immagini che vi sono impresse sopra, le mie mani le lasciano ricadere di scatto sul letto; alcune si posano delicatamente sul pavimento, facendomi così vedere quante esse siano in realtà. Sento il respiro mancarmi completamente nel petto, gran parte del mio corpo trema e il mio sguardo si punta su Aiden, seduto su una poltrona nell'angolo opposto della stanza.

Indico tremante le varie foto. «Perché mi stai facendo vedere tutto questo?» domando con la bile che ormai preme alla base della mia gola. Cerco di non guardare nulla di tutto ciò che mi circonda. «No Kalea, non guardare me, voglio che guardi ogni singola foto.» Lo guardo con disprezzo. «Perché mi costringi a farlo?! Sono orribili!» affermo con la voce che mi trema. «Perché nessuno mi ha detto con cosa avrei avuto a che fare una volta assunto il controllo di questo clan! Ho imparato tutto a mie spese, sperimentando il dolore sulla mia pelle!» Il tono privo di dolore con cui lo dice mi lascia attonita. Indica i vari fogli di carta lucida sparsi un po' ovunque fra il pavimento e il letto. «Quello che vedi è il risultato della prima missione che MC decise di farmi organizzare da solo.»

Con orrore osservo i corpi tumefatti, ricolmi di sangue e privi di alcuni arti che si presentano quasi regolarmente in ogni singola fotografia. La mia attenzione ricade su una foto in particolare in cui è presente quella che credo essere l'immagine più cruenta; una ragazza è stesa su un materasso, sia le gambe che le braccia sono staccate dal corpo, c'è sangue ovunque, tantissimo sangue, ma la cosa a rimanere più impressa nella mia mente è il ventre completamente squarciato e, che mette ben in vista gli organi interni, parte dei quali sono strati estratti e disposti lì accanto.

Mi porto una mano a coprire la bocca spalancata dall'orrore. Aiden mi guarda con amarezza. «Vedo che l'hai notata.» Il suo sguardo si posa con durezza sulla foto. Si avvicina e cautamente l'afferra osservandola, ma sul suo viso non compare nemmeno un accenno di disgusto. «Come fai a rimanere tanto impassibile di fronte a un orrore del genere?» Mi guarda con un sorriso amaro. «Julia non era un orrore, si era fidata solo della persona sbagliata.» In mezzo a tutto quel mare di sangue, mi accorgo della foto di un milkshake; la afferro e la porgo ad Aiden. «Questa non c'entra nulla con le altre.» ammetto confusa. Il ragazzo l'afferra e, dopo averla guardata brevemente, punta il suo sguardo su di me. «Tu dici?» La domanda che mi rivolge fa nascere un senso d'inquietudine dentro di me. «Credo di sì.» confesso guardando intensamente la foto alla ricerca di qualcosa che non so nemmeno io cosa sia. «Questo è ciò che rimane di Julia.» Le mie spalle scattano all'indietro per lo stupore. «Cosa intendi?» Una parte di me ha paura di sentire ciò che mi risponderà. «Tutto ciò del suo corpo che non hanno venduto al mercato nero, l'hanno sminuzzato, frullato e "condito" così che risultasse un semplice milkshake alla fragola.» Alle sue parole non posso fare a meno di sentire un dolore pesarmi nel petto. «Non ha nemmeno potuto ricevere una degna sepoltura.» sussurro mantenendo lo sguardo basso. «No.» Con della leggera pressione stringe un angolo della fotografia.

Mi porge la lettera con l'altra mano. «Leggila.» L'afferro delicatamente e la apro. «Ad alta voce.» Il mio sguardo si posa su di lui per qualche secondo, ma infine decido di fare quanto mi ha detto. Recupero fiato e poi, inizio a leggere. «Aiden Mcrory, nome nuovo, ma allo stesso tempo conosciuto da queste parti. Ho sentito dire diverse cose sul tuo conto, agli occhi di molti risulti essere un vero prodigio per avere soli quattordici anni.» Blocco la lettura, facendo saettare di scatto gli occhi sul ragazzo seduto poco distante da me. «Avevi quattordici anni quando è successo tutto questo?!» La mia espressione sconvolta lo fa sospirare e roteare gli occhi al cielo. «Non è rilevante, va' avanti.» Mi sprona a continuare, ma io sono testarda. «Aiden, rispondimi.» Sbuffa infastidito. «Sì, ero un ragazzino, avevo quattordici anni, ora però vai avanti.» Il suo tono stizzito fa sparire dalla mia mente tutte le altre domande che avrei voluto fargli. Riprendo da dove avevo interrotto. «Sono stato informato che non molto tempo fa, alcuni dei miei uomini hanno preso in ostaggio alcuni dei tuoi. Non mi importa ciò che stessero tentando di fare i tuoi uomini, ma ti auguro di non fare nessuna mossa sbagliata e prestami bene ascolto: se vorrai riaverli tutti e cinque, vivi, dovrai darmi un milione di dollari a testa.» Aiden mi porge immediatamente un'altra lettera, invitandomi a leggere anche quella. «Ragazzino, devo ammetterlo, hai le palle. Al primo riscatto hai avuto la faccia tosta di non rispondermi, ma ora la posta in gioco è aumentata: due milioni per ognuno di loro. Ps. Sfortunatamente a uno dei tuoi uomini mancherà qualche dito.» Aiden mi porge la foto contenente l'immagine di una mano con alcune dita mozzate e ricolme di sangue. Quelle che credevo essere delle lettere, per via della loro fattura, si riscoprono essere dei bigliettini, di cui tra l'altro il ragazzo me ne porge un altro. «Ora mi sono veramente stancato. Dopo il secondo ricatto ancora non rispondi? Forse non sei il prodigio di cui tutti parlano, sei solo un povero piccolo stupido sprovveduto. Il più grande degli ostaggi è appena stato fatto a pezzi con una motosega. Te lo ripeterò per l'ultima volta: se vuoi riavere tutti gli altri, vivi e senza nulla mancante, dammi per ognuno di loro cinque milioni di dollari.» Il tatuato allunga nella mai direzione la foto raffigurante il corpo di quello che doveva essere il maggiore dei suoi uomini, completamente ricoperto di sangue e a stento riconoscibile dal volto; sono presenti anche brandelli di pelle o frammenti di ossa, interamente coperti dalla densa sostanza rossa.

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