«Kalea?» Il tono di mia madre è sorpreso e in un primo momento c'è un profondo silenzio. Faccio un respiro profondo consapevole di quello che succederà nel giro di pochi secondi. «Sei completamente impazzita?! Ti rendi conto di quanto hai fatto preoccupare me e tua sorella?! Mi hai fatto prendere un infarto, hija!» Sta urlando dall'altro lato del telefono e io lo stacco leggermente dall'orecchio per non rimanere completamente sorda. «Mamá, è stato un incidente, non l'ho fatto apposta. Non capiterà mai più.» Spiego realmente dispiaciuta di averla fatta preoccupare tanto; allo stesso tempo fulmino mia sorella con lo sguardo per aver raccontato tutto a nostra madre. Non avrebbe semplicemente potuto dirle che sono scivolata giù dalle scale? Roteo gli occhi al cielo quando la mamma continua a urlare e a farmi la ramanzina. Qualche volta, nel mezzo, la sento anche imprecare in spagnolo; cerco di non ridere perché se no sono certa che peggiorerei solamente la situazione. «Tu torni immediatamente in Colombia!» esclama lei improvvisamente prendendomi in contro piede. Il piccolo sorriso che increspava le labbra sparisce immediatamente. «Cosa? No! Sai quanto ho faticato per raggiungere Sophia, per guadagnare la mia borsa di studio!» tento di oppormi concia che farle cambiare idea è pressoché impossibile. Maledetto sangue latino, è più dura di un toro quando si tratta di farle cambiare idea. La sento sospirare. «Lo so, mi hija, hai ragione. Meriti di stare lì, dopo tutti i sacrifici che hai fatto, te lo meriti ma, promettimi che non ti caccerai più nei guai e che non farai più preoccupare tanto tua sorella.» Quasi piango quando mi rendo conto che posso restare con Sophia a New York. «Promesso. Te quiero mucho.» La saluto prima di staccare la chiamata. Di slancio abbraccio mia sorella, dimenticandomi delle fasciature che iniziano però a sfregare sulle braccia ferite. Mi stacco lamentandomi per il dolore. «Il dottore ha detto che sei stata molto fortunata, non ti sei rotta niente, hai delle piccole contusioni, ma nulla che non possa guarire nel tempo. Per le braccia invece dovrai tenere le fasciature almeno per una settimana, le dovrai cambiare ogni sera e disinfettare le ferite per non far prendere infezione. Per i prossimi due giorni mi ha consigliato di tenerti a casa per farti riprendere del tutto, anche se sei già stata una giornata intera in ospedale.» L'ascolto limitandomi ad annuire in diverse occasioni. Avrò molto tempo per riflettere su come comportarmi a scuola.
***
Mi siedo sulla panchina vicino a scuola e mi limito a osservare gli altri studenti. Ogni tanto passo la mano sulle fasciature che ho tentato in ogni modo di coprire con la felpa, ma si vede perfettamente che partono dalle mani. Alcuni ragazzi iniziano a notare la mia presenza e velocemente li vedo iniziare a parlottare fra di loro. Stringo i pugni nella speranza di non aggredire nessuno di loro ma finisco per aprire i graffi sulla mano che iniziano a sanguinare sporcando la fasciatura. Sarà una giornata piuttosto ardua. Penso fra me e me facendo un bel respiro profondo. Sento la campanella suonare e così a passo svelto entro all'interno della struttura. Mi mordo l'interno guancia infastidita quando tutti si mettono a fissarmi. Mi è anche venuto il ciclo sta mattina, spero proprio che nessuno di loro abbia voglia di aprire bocca con me, non saprei proprio fino a che punto potrei spingermi oggi. Fortunatamente nessuno si azzarda a dire nulla, evitando così la mia ira funesta, addirittura i professori non hanno il coraggio di dirmi niente. Forse mi si legge in faccia che oggi non è giornata. Penso mentre esco dall'ingresso posteriore per non avere ancora gli occhi di tutti puntati addosso. Ne ho già abbastanza di questa giornata, voglio solo andare al piccolo fast food del mio isolato, prendermi delle cosce di pollo e poi filare dritta in biblioteca a studiare e leggere in attesa di Sophia. Evidentemente la giornata non andrà in questo modo poiché da lontano scorgo Zack vicino a una Mustang nera che parla con un ragazzo girato di spalle; ma io so già chi sia quel ragazzo. Un forte calore inizia a divamparmi nel petto per la rabbia. Quel viscido traditore ha anche avuto il coraggio di presentarsi a scuola! A passo svelto, quasi correndo, mi muovo nella sua direzione e, quando i suoi occhi si posano su di me sembrano estremamente stupiti. «K-Kalea?» balbetta il mio nome sorpreso. Senza lasciargli la possibilità di dire altro lo afferro per il colletto della maglia e lo attacco al muro prima di sferrargli un pugno in faccia con tutta la forza, la rabbia e l'adrenalina che ho in corpo. Con l'altro braccio premo sulla base del collo per lasciarlo attaccato al muro. I suoi occhi sono spalancati per la sorpresa ancor più di prima. «Sei fortunato che non ci troviamo sul tetto di un palazzo insieme, altrimenti non avrei esitato a buttarti giù, così come tu hai fatto con me.» Le parole escono furiose e taglianti tra i denti. Cerca di deglutire ma gli risulta difficile data la mia presa. «Avevi ragione quando mi hai detto che io non ti conosco, ma nemmeno tu conosci me.» Lo lascio andare bruscamente prima di voltarmi e andarmene. Per una frazione di secondo incrocio lo sguardo con Aiden, ma non sono in grado di decifrare i suoi occhi. Mi volto dall'altra parte, recuperando lo zaino che avevo lanciato prima a terra e cammino verso la mia meta prestabilita.
Aiden's P.O.V.
Osservo tutta la scena davanti a me e posso giurare che questa è la prima volta che una ragazza riesce a sorprendermi davvero. Non ha esitato nemmeno un secondo. Nei suoi occhi c'è rabbia, rabbia pura e adrenalina alla decima potenza. Penso limitandomi a guardare, non ho la minima intenzione d'intervenire, forse perché infondo mi sto godendolo lo spettacolo. Kalea si allontana da Zack e per un breve lasso di tempo incrocia i miei occhi, ricambio lo sguardo senza proferire parola e così fa anche lei. La vedo andarsene via con le fasce sulle mani tutte insanguinate; di conseguenza i miei occhi si soffermano sulla figura di Zack che mi guarda sconvolto mentre si passa la mano sullo zigomo spaccato e sanguinante. «Questa è la prima volta che una ragazza mi tira un pugno in faccia, non mi sarei mai aspettato che facesse tanto male.» confessa il biondo con una smorfia di dolore che si forma in tutto il volto. «Per averti spaccato lo zigomo, deve essere stato un pugno veramente bello forte.» commento impassibile. «Forte è pressoché riduttivo come aggettivo, quello che mi tirasti tu non molto tempo fa mi fece meno male.» spiega e istintivamente un mio sopracciglio si solleva. Questa strana ragazzina comparsa dal nulla ha un non so che d'intrigante. Non è stupida, è mollo furba, esce viva da una situazione improponibile, sa picchiare come un ragazzo...devo assolutamente parlare con MC.
* Hija= figlia // Te quiero mucho= ti voglio tanto bene
STAI LEGGENDO
Need to love
RomanceESTRATTO DEL CAPITOLO 12: "Diversi brividi percorrono il mio corpo quando il suo respiro caldo si scontra con la pelle sensibile del mio collo. «Ho ucciso per molto meno di un soprannome.» Il tono è caldo, basso ma minaccioso. Perché tutto questo mi...